Mariolina Iossa, Corriere della sera 5/2/2009, 5 febbraio 2009
«MA CHE INCUBO QUELL’INIZIO E NON HO GUADAGNATO UN ANNO»
«Sì, sono stata un’anticipataria, avevo poco più di cinque anni quando ho cominciato la scuola elementare, dalle suore, a Cava de’ Tirreni dove sono nata, in provincia di Salerno». Sta per entrare in sala trucco l’attrice Giuliana De Sio (foto)
e questo tuffo nel passato la fa sorridere. Ma per quanto sforzi faccia, non riesce a ricordare se l’essere andata a scuola prima sia stato per lei un vantaggio, un motivo di orgoglio, e neppure una buona occasione per imparare meglio e prima degli altri. Quello che ricorda è soprattutto la paura di essere abbandonata, il distacco traumatico dalla casa. E il gran mal di pancia del primo giorno. «Uno choc. Un vero trauma. Non potrò mai dimenticare il primo giorno, sono stata così male che ho pianto, mi sono disperata, ho vomitato e alla fine hanno dovuto chiamare i miei genitori per farmi venire a prendere. Non ricordo come ho fatto ad abituarmi alla scuola ma non c’erano alternative, ogni mattina andare in quel luogo che sentivo ostile non mi piaceva affatto. L’ho sempre vissuto come un incubo».
Però imparare a leggere e a scrivere prima, avvantaggiarsi di un anno rispetto agli altri? «Non l’ho mai visto in quest’ottica il mio ingresso anticipato alle elementari, ci penso adesso che qualcuno me lo chiede. Non so se sia stato davvero un vantaggio, non credo sinceramente che andare a scuola a cinque o a sei anni cambi molto in termini di curriculum. Può invece essere negativo per la psicologia di un bambino, se si è troppo piccoli e si viene strappati alla propria casa e subito inseriti, senza preparazione, in un percorso scolastico. Si può restare traumatizzati».
Giuliana De Sio era brava a scuola, non ha fatto fatica ad imparare presto a leggere, a scrivere e a far di conto. «Non ero secchiona, ma andavo bene. Ho avuto tante soddisfazioni che hanno in parte lenito quella sofferenza che provavo ogni mattina prima di mettere piede lì dentro e, anzi, devo dire di aver fatto una buona scuola elementare, ho imparato presto un ottimo italiano e questo mi è rimasto». Ma non è stato quell’anno di vantaggio ad averla aiutata a far bene a scuola. «Non è quando cominci che conta è con chi cominci. Le suore erano severe, ma erano brave ad insegnare. Non credo che anticipare sia necessariamente un vantaggio, non penso che cambi il livello dell’istruzione di uno studente né devo dire di aver mai avvertito una differenza tra me e gli altri compagni quando sono arrivata alle medie e, dopo, al liceo».
C’è andata a scuola a 5 anni Giuliana De Sio, ma per lei non ha fatto differenza. Non c’è andata, invece, Irene Pivetti, ma avrebbe tanto voluto farlo. «Purtroppo non sono un’anticipataria. Non so se non è stato possibile o se è stata una scelta dei miei genitori, ma so che me ne sono rammaricata per tutta la vita. Non è vero che non cambia niente, è vero che puoi avere successo e fare carriera comunque, ma a me è rimasta sempre addosso la certezza di aver buttato via un anno, di averlo letteralmente sprecato. Avrei potuto finire prima, avvantaggiarmi, fare altre cose, altre esperienze. Insomma, avrei guadagnato un anno della mia vita».
Per i suoi figli Irene Pivetti ha cercato «in tutti i modi di anticipare la scuola ma non è stato possibile. Prima non si poteva fare facilmente, nonostante i miei figli abbiano frequentato una scuola privata. Adesso sarà possibile ed è un vantaggio, una grossa opportunità. Io non dico che debba essere obbligatorio, magari non è per tutti, ma la possibilità di scegliere ci dev’essere».