Giovanni Bianconi, Corriere della sera 5/2/2009, 5 febbraio 2009
«I NUMERI? NORMALI. PER UN OMICIDIO USAI DUE MILIONI DI DATI»
Quella appena avviata dalla Procura di Roma non è la prima inchiesta a carico di Gioacchino Genchi. Ce n’è una a Salerno, seguita alle denunce di due magistrati di Catanzaro, e altre ancora sono state ammesse dallo stesso indagato in un interrogatorio del giugno scorso. Ma non è la condizione di inquisito a turbare il consulente ora sotto accusa per il suo presunto «archivio segreto », dove sono accumulati milioni di numeri telefonici e relativi utenti. Anzi, davanti alle contestazioni Genchi passa spesso al contrattacco.
Proprio nel verbale sottoscritto a Salerno dice: «Sono stato e sono oggetto di continue mistificazioni giornalistiche ad opera di soggetti ben determinati che, nel tentativo di impedire il regolare e corretto svolgimento delle mie funzioni ausiliarie a servizio della giustizia, intendono anche inficiare le funzioni assai più importanti di autorevoli magistrati e diversi uffici requirenti e giudicanti». In più, «lo stillicidio mestatorio e diffamatorio è stato puntualmente ripreso dai difensori di imputati di mafia e di omicidio che, anche nel corso dei dibattimenti in corte d’assise, hanno cercato di delegittimare me e il mio lavoro svolto per conto dell’autorità giudiziaria».
Lo stretto rapporto con i magistrati che in questi anni gli hanno conferito le deleghe è uno dei cavalli di battaglia di Genchi. Lo invoca anche adesso, davanti al dato riferito dai gestori telefonici di almeno cinque milioni e mezzo di «intestazioni anagrafiche » richieste dal consulente siciliano negli ultimi anni. «I numeri sparati così non significano niente», ribatte. E cita un lavoro svolto tre anni fa su delega di un altro pubblico ministero di Catanzaro, Salvatore Curcio, subentrato a De Magistris nella gestione dell’inchiesta Why Not e divenuto in qualche modo accusatore di Genchi e De Magistris, al punto di finire indagato e perquisito dai colleghi di Salerno della famosa «guerra» fatta di sequestri e contro-sequestri. Ebbene, lo stesso Curcio gli affidò una consulenza per cercare i responsabili della strage di Caraffa, un’intera famiglia di quattro persone sterminata alle porte di Catanzaro nel marzo 2006; l’unico imputato si suicidò in carcere.
«In quell’indagine – racconta oggi Genchi, per il quale c’erano da scoprire dei complici ”, per conto del magistrato ho acquisito 2.031.824 record
di traffico telefonico, con relativa e pressoché totale identificazione degli usuari delle utenze telefoniche contattate, per un totale di 130.628 intestatari. Per identificarli ho dovuto eseguire il trattamento complessivo di 3.985.045 anagrafiche, ivi comprese le ricariche e i subentri nel tempo rilevate per le medesime utenze». Insomma, secondo il consulente non ci sarebbe alcun dato clamoroso nelle cifre milionarie riferite dai gestori della telefonia al comitato parlamentare per la sicurezza; cifre altrettanto milionarie si ritrovano in una normale inchiesta su un omicidio plurimo, per cui nessuno ha menato scandalo. E’ il lavoro sui tabulati telefonici che, secondo Genchi, può portare ad elaborazioni di simili dimensioni. Tra l’altro spiega ancora l’indagato nell’interrogatorio, «l’acquisizione di un tabulato telefonico è un mezzo di prova generico che non implica affatto il preventivo status di indagato, o di persona offesa, del titolare o dei contitolari delle utenze che in vario modo emergono da un’indagine giudiziaria».
Insomma, secondo il consulente si possono elaborare i tabulati di tutti, inquisiti e non, ma la sua difesa non si ferma a dimensioni e metodi d’indagine. Tra le accuse mosse dai carabinieri del Ros subentrati nelle inchieste Why Not e Poseidone dopo l’allontanamento di De Magistris, c’è pure un’illegittima acquisizione del traffico telefonico di giudici del distretto di Catanzaro. Ribatte Genchi: mai avvenuta, anche se sarebbe stato utile. Proprio l’impossibilità di analizzare le telefonate di alcune «toghe » della città è stato «certamente un limite», considerati i «plurimi ed articolati rapporti che gli indagati eccellenti di Catanzaro hanno avuto con magistrati del distretto, accompagnati da cene, contatti telefonici, rapporti societari, assunzioni di congiunti, intercettazioni e parentele varie con avvocati, parenti e amici degli stessi magistrati e degli indagati nei procedimenti del dottor De Magistris ». Questo ha detto il consulente a Salerno, prima di rilanciare l’accusa: «Potrei citare numerosissimi casi in cui, senza alcun mio coinvolgimento, autorevoli magistrati hanno acquisito i tabulati telefonici di colleghi dello stesso ufficio giudiziario».