Paolo Granzotto, il Giornale 2/2/2009, 2 febbraio 2009
BERLUSCONI CATTIVONE PRIVATIZZA L’ACQUA? NO, LA LEGGE E’ DEL ’76
Caro Granzotto, sento parlare di privatizzazione dell’acqua e al riguardo viene demonizzato il governo in carica. Ricordo che l’acqua fu privatizzata, almeno in Toscana, quando il presidente del Consiglio era D’Alema e ministro dell’Industria e Commercio il pisano Enrico Letta. Nel 2001 grazie a quel governo, in Toscana la gestione dell’acqua da monopolio pubblico è diventato monopolio privato. In tale regione il consorzio gestore è l’Ambito Territoriale Ottimale (Ato3) molto vicino alla Cgil. Quale convenienza ha avuto la sinistra nel compiere tale operazione non gradita all’utenza e perché tale errore lo vuole ripetere il centrodestra atteso che l’acqua è un bene dell’umanità?
Annamaria Cerrini Sarteano
Che tutto questo manierato furore contro la «privatizzazione», con un bel paiodi virgolette, dell’acqua sia strumentale, sia cioè pretesto per infamare il governo lo dimostrano i fatti che lei riporta, gentilissima lettrice. La «privatizzazione», sempre con due virgolette grandi così, dell’acqua è infatti in corso col tempo, da quando il Parlamento, nel 1976, votò quella Legge Merli da sempre e da tutti ritenuta politicamente correttissima. E dunque da una trentina d’anni che amministrazioni di destra e di sinistra appaltano ai privati la gestione della distribuzione dell’acquasenza che nessunobattesse ciglio (esenza che nessuno morisse di sete). E, caso strano, solo ora, a cose orinai pressoché fatte, saltano fuori gli Alex Zanotelli - in teoria un prete - e i Beppe Grillo - in pratica un comico - approntando lì per lì un «Forum dell’acqua» per denunciarne la requisizione. «Nel cuore di questa estate torrida mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione defl’acqua gemeva Zanotelfi neu’agosto scorso, riferendosi al decreto legge sulla gestione dei servizi idrici (che si limita a mettere ordine all’anarchia amministrativa subentrata alla Legge Merli) approvato dal Parlamento con l’appoggio dell’opposizione ’ col consenso dei sinceri democratici». «L’acqua è sacra - proclamano Zanoteffi e Grillo chiamando alle anni la cosi detta società civile e sull’acqua ci giochiamo tutto!?Partendo dal basso, dalle lotte in difesa defl’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande movimento che obblighi. Il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua non è una merce, ma un diritto di tutti». Chi ha mai detto il contrario? Chi l’ha mai privatizzata, l’acqua? Chi ha mai sostenuto che, in quanto We, sia una merce? L’acqua è di tutti, ma se vogliamo che ci giunga - pulita, potabile, a pressione - in casa, se vogliamo che sgorga dai rubinetti della cucina e del bagno, qual cosina dobbiamo pur pagare: la rete idrica costa, i sistemi di depurazione costano, la manutenzione costa. Fino alla Legge Merli la «qual cosina» la si versava allo Stato. Dopo, la si è corrisposta a quelle imprese private che gestiscono la distribuzione dell’acqua. La distribuzione, gentile lettrice: stiamo parlando di canalizzaziorú, sbocchi, scohnatori, collettori, sifoni e tubature. Ciò che vi scorre dentro, l’acqua, resta un bene pubblico o, per dirla con parole sue, dell’umanità. Aggiungo, perché anche su questoverte la polenúca, che purtroppo l’acqua non è esportabfle, come Grillo & Zanotelli, insistendo a parlare di un’immaginaria «privatizzazione», vorrebbero dar ipocritamente a intendere. t un’amara constatazione, nm se qualche Paese del terzo mondo soffre, con tutte le dranunatiche conseguenze del caso, la mancanza d’acqua, non possiamo dirottargliene parte della nostra. E ciò indipendentemente dalla sua proprietà. Potremmo caso mai prendercela con la natura, biasimare il ciiterio col quale l’adorata Terra Madre ha dato e negato l’acqua, ma non certo addebitare la sete del Terzo mondo a supposte privatizzazioni oltre tutto messe in conto, ma guarda un po’ che strano, al governo Berlusconi.
Paolo Granzotto