Marco Ferrante, il Riformista 3/2/2009, 3 febbraio 2009
RISIKO TIVU’ TRA MURDOCH SILVIO E CDB
Le previsioni e le voci sulle future mosse di Rupert Murdoch in Italia sono un segno delle tensioni sull’assetto dell’informazione. C’è chi dice che potrebbe essere interessato a fare un’offerta per il gruppo UEspresso, anche se Carlo De Benedettì ha detto che non venderà, e Fedele Confaionieri lo ha punzecchiato osservando che se Murdoch volesse l’Espresso, sarebbe come se l’Espresso volesse la Prealpìna. Nella stessa settimana proprio sull’ammiraglia dei gruppo l’Espresso, Repubblica, un giornalista politico molto infonnato dei fattì di palazzo Chigí, Claudio Tito, racconta dell’interessamento di Murdoch per Telecom e della reazione contraria di Silvio Berlusconi.
Claudio Tito scrive di colloqui in corso tra Cesar Alierta presidente di Telefonica, uno dei nuovi azionisti di riferimento di Telecom, e Murdoch per «un ingresso graduale del magnate australiano nei telefoni italiani». Murdoch sta cercando di espandersi sul mercato italiano e cerca alleati contro il suo principale avversario, Mediaset. Venerdì a Davos suo figlio Jarnes, capo di News Corp Europa, ha detto che l’establishment italiano gli è ostile. Cosa che ovviamente non convince i concorrenti di Sky: i Murdoch vengono considerati alleati naturali dagli avversari di Mediaset, perché ritengono che sia l’unico in grado di svuotare la cassaforte di Berlusconi.
Come stanno al momento le cose? In teoria Mediaset e Sky pescano su due mercati differenti: quello degli utenti diretti per la pay tv, gli inserzionisti pubblicitari per Mediaset. Ovviamente i due mercati si sovrappongono sul tempo disponibile dei telespettatori e soprattutto su quello degli abbonati di Sky, 4 milioni e mezzo sui 24 milioni di famiglie con televisione. Il quadro è leggermente cambiato con l’ingresso di Mediaset sulla pay (Premium). Per ora Murdoch è più forte: Sky ha ricavi per 2 miliardi e mezzo di euro, Mediaset Premium 400 milioni. L’obiettivo a breve di Sky è quello di diventare una tv più calda, di creare una comunità, fare quello che Berlusconi fece negli anni Ottanta. L’operazione Fiorello rientra in questa strategia. Mediaset replica da un lato con un’azione di contenimento: per esempio con l’ipotesi di uscire dall’offertai dei decoder di Sky (ne ha parlato Piersilvio Berlusconi in una intervista al Sole 24 Ore), oppure con la decisione di non far scontare agli abbonati l’aumento dell’Iva deciso dal govemo. Dall’altro lato,«pgm, la società televisiva italiana organizza una strategia più larga sul futuro. E qui entrerebbe in ballo Telecom. Proviamo a vedere come. La tecnologia satellitare e quella del digitale terrestre costano. In questo momento non è chiaro quale sarà la tecnologia del futuro. Per sicurezza tutti gli operatori cercano di tenere il piede in tre scarpe.
Una delle ipotesi allo studio, dunque, è quella di presidiare la banda larga, il canale telefonico, l’Iptv, la tv sulla rete del telefono, Oggi il segnale telefonico viaggia su una rete di rame che già consente l’accesso all’Iptv. Il futuro è l’Iptv sulla fibra ottica, ed è al potenziamento dell’Iptv su fibra che ci si riferisce, quando si parla di scomoro della rete telefonica.
In questo momento chi ha’interesse a un’operazione di questo genere sono soprattutto quattro soggetti. Tre aziende: Mediaset, Fastweb, e Vodafone che stanno apertamente facendo un’azione di lobbying. Anche Fastweb e Vodafone vogliono presidiare la nuova banda larga; la prima perché il suo business è lì; la seconda Vodafone perché si sta allargando sul fisso per fare concorrenza, molto dolorosa, a Telecom: ma siccome non vuole spendere troppi soldi in Italia perché l’Italia è una delle, slot machine che serve a finanziare la costruzione della rete in India - è molto interessata all’idea di un consorzio per fare la banda larga.
Per farsi un’idea più plastica dei rapporti di forza tra i giocatori bisogna guardare la cosa più o meno in questo modo: Mediaset è al centro, da una parte c’è Telecom che potrebbe veicolare contenuti, dall’altra c’è Sky che rappresenta la forza nuova. 1 piccoli operatori telefonici cercano di allearsi per contenere l’influenza di Telecom. Tra tutti questi soggetti, chi occupa la posizione più strategicamente decisiva è proprio Telecom: è assoggettata a vincoli che la penalizzano ed è in una specifica situazione finanziarìa non semplice, ma può contare su due atout: il fatto che la rete è sua, e un buon rapporto con il regolatore (da oggi aumenta il canone).
Il quarto soggetto che potrebbe. avere interesse alla rete è la Cassa depositi e prestiti. Il Tesoro, che detiene il 70 per cento dela Cassa, ha bisogno di sviluppare investimenti, le fondazioni bancarie, che posseggono il restante 30 per cento della Cdp, vogliono fare investimenti remunerativi e la rete a banda larga, la cosiddetta Ngm2, ha le caratteristiche per esserlo.
Dunque, lo scenario di un’opera in consorzio con tutti gli operatori telefonici più Mediaset, Rai e Cdp - di cui parlava ieri anche l’articolo di Tito - è plausibile, ma certo si deve verificare una condizione. Perché Telecom decida di cedere il suo asset principale - cioè la rete e i suoi sviluppi futuri - bisogna che Telecom abbia necessità immediata di liquidità. Quanto all’ipotesi che la Telefonica di Aberta si sganci da Telco - la società cui partecipano anche Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e Benetton, che controlla la Telecom questa può verificarsi solo se Alierta non fosse più in grado di reggere finanziariamente il valore basso del titolo Telecom (qualcuno peraltro rileva che Alierta nei giorni scorsi ha alzato ’ il suo dividendo, nonostante la situazione in teoria non glielo consenta). D’altro canto, è vero anche che Telefonica è diventato un problema per Telecom perché sia in Brasile sia in Ar t gentina la presenza degli spagnoli nell’azionariato crea problemi di antitrust al gruppo italiano, bloccandone di fatto l’attività.
Ciò detto, è difficile immaginare uno scambio di posizione tra Alierta e Murdoch, perché non ci sono le condizioni politiche di un ingresso dello Squalo nel risiko italiano. Inoltre, alcuni osservatori fanno notare che Murdoch nella sua strategia di espansione nei paesi in cui è presente con le sue televisioni non è mai entrato in una società telefonica. Semmai è entrato nei giornali. Nel Regno Unito, insieme al Sun, ha comprato Il Times, negli Stati Uniti ha comprato il Wall Street Joumal. Ecco perché qualcuno ipotizza un possibile interessamento per il gruppo l’Espresso: ancorché c’è chi noti che si tratterebbe di un lusso inutile dal momento che in Italia non ha bisogno di comprare giornali per averli dalla sua parte.
L’interesse sui movimenti di Murdoch riguarda anche altre due questioni: la prima riguarda eventuali sviluppi del rapporto tra Murdoch e il gruppo Class, che al momento hanno una joint venture paritetica sull’agenzia MfDow Jones, ma Class è un alleato di Mediaset La seconda questione è il futuro di La7. Ci sono voci diverse, c’è chi dice che potrebbe interessare il gruppo di Tarak Ben Ammar. Franco Bernabè, capo di Telecom, ha detto che ha deciso di razionalizzarla ma di tenerla, anche se non è il core business del gruppo, lo considera un interessante osservatorio.