Giovanni Valentini, Affari&Finanza 2/2/2009, 2 febbraio 2009
LE GUERRE DI MOCKRIDGE, PER IL CAVALIERE UNO SFIDANTE CON LA FURIA DEGLI ALL BLACKS
Quando sbarcò a Roma, nell’agosto di sette anni fa, rimase sorpreso dalla scarsità del traffico e dovettero spiegargli che in piena estate la Capitale si svuota, di gente e di auto. Ma oggi che Toni Mockridge, neozelandese di 54 anni, ex giornalista, amministratore delegato di Sky Italia, ormai non è più un "marziano", continua in cuor suo a considerare il nostro come un Paese del Terzo mondo, sebbene ne apprezzi il clima, la cucina e soprattutto le belle donne: tanto da aver appena sposato in seconde nozze la bresciana Lucia Baresi, già compagna di Raffaele Fitto, il ministro pugliese per i Rapporti con le Regioni.
Uomo schivo e discreto, parco di dichiarazioni e ancor più di interviste ai giornali, Mockridge non avrebbe mai immaginato però di diventare all’ombra del Cupolone un antagonista del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nella sua cultura di marca anglosassone, avendo vissuto e lavorato a lungo in Australia, ancor oggi non si rassegna all’idea di avere come "competitor" il capo del governo in carica. Eppure, prima di diventare dirigente d’azienda alla guida della casa editrice di quotidiani e periodici neozelandesi che fa capo al gruppo di Rupert Murdoch e poi della filiale locale di Sky, era stato addetto stampa di Paul Keating, ministro del Tesoro australiano.
Da allora, Toni non intrattiene più rapporti personali con esponenti politici. E a Roma, dove pure la contaminazione è diffusa, si limita alle relazioni istituzionali, non frequenta i salotti o le terrazze e fa vita assolutamente riservata: le sue uniche debolezze sono la birra e al più un whisky la sera prima di cena. Ora la sua base di lavoro è a Milano, dove proprio Berlusconi gli consigliò di prendere casa, quando venne nominato nel 2002 amministratore delegato di Stream, di cui Murdoch deteneva il 50 per cento: Jackie, la prima moglie, gli ha lasciato i gatti, ma in compenso s’è portata via tutti i mobili.
La fusione con Tele+ fu, appunto, il primo obiettivo di mister Mockridge. Appena ottenuto il via libera da Bruxelles, alle condizioni migliori, cominciò l’epurazione del vecchio gruppo dirigente con il "turn over" tra i francesi e gli australiani. Al suo fianco, chiamò l’amico fidato Mark Williams, oggi responsabile di Sky in Germania. Nella sua prima conferenza stampa, Toni promise che avrebbe imparato rapidamente l’italiano, ma tuttora lo parla poco e male: il compito di rappresentare l’azienda in pubblico fu assegnato perciò a Tullio Camiglieri, responsabile della Comunicazione, che recentemente ha lasciato l’incarico.
La scarsa conoscenza della lingua non gli pesa però più di tanto. Nel lavoro quotidiano, l’amministratore delegato non è abituato a usare mezzi termini. Da ex giornalista, non ama particolarmente i suoi vecchi colleghi: tant’è che, a capo dello Sport, ha sostituito il direttore Giovanni Bruno, restio a trasmettere le repliche delle partite e meno sensibile al calcio internazionale, con un uomo più pratico che proviene dal marketing della Ferrari, Andrea Zappia. Appassionato di rugby e tifoso dei mitici All Blacks, Tom non fa sport abitualmente, ma qualche tempo fa s’è lussato una spalla sciando sulle Dolomiti. E comunque quel poco di italiano che sa, gli è bastato per convincere il bravo direttore di Sky Tg 24, Emilio Carelli, a non andare più in video.
Quando Mockridge ha bisogno di farsi sentire all’esterno, com’è accaduto in seguito al raddoppio dell’Iva dal 10 al 20 per cento sugli abbonamenti alla pay tv, non gli mancano del resto né i mezzi né le voci. La martellante campagna di spot contro palazzo Chigi ha reclutato come testimoníal perfmo Ilaria D’Amico, l’avvenente conduttrice delle trasmissioni sul campionato di calcio. E "quella là", con la sua prorompente figura mediatica, è diventata subito un incubo e un’insidia per la popolarità del Cavaliere.
Ma la risposta più fote ed eloquente all’offensiva governativa è stato l’ingaggio di Fiorello, immediatamente convocato dal presidente del Consiglio a palazzo Chigi nel tentativo di convincerlo a non "passare al nemico". L’arrivo del popolare show man, se sarà confermato anche dopo il suo spettacolo in teatro a Roma, dovrebbe favorire l’ingresso di Sky nel mercato della tv generalista, quello più ricco di ascolti e soprattutto di pubblicìtà. Nell’ "headquarter" di via Salaria, però, c’è chi ricorda ancora il flop sul satellite di Maurizio Costanzo ("Un disastro causato dalle pressioni politiche") e il fatto che l’amministratore delegato ha sempre predicato che "la pay tv è un’altra cosa".
In un Paese cattolico e bigotto come il nostro, non si può organizzare evidentemente lo stesso battage in nome e in difesa della pornografia. E tuttavia, l’introduzione della pornotax nel decreto anticrisi, con l’addizionale del 25 per cento, rappresenta adesso una minaccia ancora più grave per i 28 canali "hot" della tv a pagamento: con due milioni si entrate a settimana
lettivi sul calcio, in forza della legge che ha riportato la trattativa in mano alla Lega nazionale, guidata da Antonio Matarrese. E anche qui, dopo aver già soffiato a Sky i contratti cinematografici con due grandi "maj’or" come Warner e Universal, sotto il governo Berlusconi la stessa Mediaset promette battaglia. Non è più sicuro, insomma, che Mockrid e possa continuare a farla da pa one sullo sport preferito dagli italiani, imponendo in pratica le date e gli orari degli anticipi o dei posticipi, per spalmare lo spettacolo del pallone su, più giorni nella settimana.
Prima o poi,infine, sarà necessario scendere dal satellite e rimettere i piedi in terra. L’affitto costa sempre di più anche nei cieli e la flotta che orbita intorno al pianeta è ormai in gran parte da rinnovare. Dal satellite, la tv a pagamento dovrà passare verosimilmente al cavo e perciò occorrerà anche un nuovo decoder, con più canali, più economico e più interattivo. Il mercato, insomma, tenderà sempre più a favorire il matrimonio fra televisione e telefonia.
E’ perciò che il vecchio Murdoch, soprannominato "lo Squalo", ha già cominciato a fare la corte a Cesar Alierta, il patròn della spagnola Telefònica, che in Italia è impegnata nella partita del controllo di Telecom. In questa prospettiva, al nostro mister Mockridge - nominato nel 2008 chief executive del Gruppo per tutta l’Europa, proprio in forza dei risultati conseguiti in Italia - potrebbe anche convenire fare le valige, per trasferirsi prossimamente in Gerrnania con la seconda moglie. 0 magari, proprio in Spagna, dove Sky ha a disposizione fra l’altro tutta la "library" televisiva dell’America latina, già pronta nella lingua locale: anche lì amano molto il calcio e però il capo del govemo non possiede reti televisive.