Internazionale 780, 30 gennaio - 5 febbraio 2009 (David Remnick, The New Yorker, traduzione di Gabriele Crescenti), 4 febbraio 2009
Quando un giornalista ha chiesto a Putin cosa risponde a chi lo accusa di aver limitato la libertà di stampa, il presidente ha detto: ’è molto semplice
Quando un giornalista ha chiesto a Putin cosa risponde a chi lo accusa di aver limitato la libertà di stampa, il presidente ha detto: ’è molto semplice. In Russia non abbiamo mai avuto la libertà di parola, quindi non capisco cosa si possa soffocare oggi. La libertà è la possibilità di esprimere le proprie opinioni, ma entro i limiti previsti dalla legge”. [...] Per Putin l’unico mezzo d’informazione che conta davvero è la tv. Ogni settimana il Cremlino convoca i direttori dei canali nazionali per stabilire la linea editoriale. In queste occasioni vengono distribuiti degli elenchi con i nomi dei personaggi che non possono comparire in tv perché sgraditi al potere. I dibattiti e le interviste in diretta non esistono più. La fedeltà di conduttori, giornalisti e direttori di rete è comprata con stipendi senza precedenti nella storia della tv russa. Certo, ci sono ancora giornali e siti web liberi e indipendenti, come Eco di Mosca, ma il loro pubblico è così limitato da non infastidire Putin.