Ornella Ferrario, Chi, 11 febbraio 2009, 11 febbraio 2009
I colleghi di Mino Reitano, scomparso lo scorso 27 gennaio all’età di 64 anni, lo ricorderanno con una partita di calcio della Nazionale Cantanti
I colleghi di Mino Reitano, scomparso lo scorso 27 gennaio all’età di 64 anni, lo ricorderanno con una partita di calcio della Nazionale Cantanti. Intanto si lasciano andare ai ricordi. Cristiano Malgioglio rivela un momento difficile della sua vita e della sua carriera che riuscì a superare con l’aiuto di Reitano: «All’inizio degli anni Settanta, Mino era nel pieno del successo e io agli inizi della carriera. Abitavo a Genova e i miei genitori mi avevano tagliato i viveri. Giravo per le case discografiche e a Milano, alla Durium, incideva anche Reitano. Quando ci siamo conosciuti ha capito subito che non mi girava un soldo in tasca e mi ha portato ad Agrate Brianza, dove era in costruzione quello che è poi diventato il Villaggio Reitano. E poi sono arrivati i fratelli, i cugini, non so più chi, so soltanto che era una famiglia numerosissima e dove si mangiava in venti si poteva mangiare anche in ventuno». Nicola Di Bari lo ricorda così: «Non ho mai dimenticato quello che è successo nel 1971, quando vinsi il Festival di Sanremo con Il cuore è uno zingaro. Mino mi ha chiamato per invitarmi a casa sua e festeggiarmi. Ho trovato una quarantina di persone schierate in cortile, tutte in fila per stringermi la mano ed abbracciarmi. Sembrava fosse arrivato Sinatra». Memo Remigi racconta: «Qualche anno fa eravamo a Basilea a fare una delle tante serate per emigranti. Io presentavo, c’erano Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, ma quando ho annunciato il suo nome dalla folla è salito un boato. Lo amavano per le sue canzoni, per la sua semplicità. Quando andava in giro si portava dietro tutta la famiglia. Mi ha raccontato che andava in focacceria a comperare le pizze e poi, in albergo, tutti su un lettone, mangiavano e chiacchieravano mentre guardavano la tv». Little Tony parla di quello che per lui, più che un amico, era un fratello: «Lo scorso anno, a Sanremo, quando mi ha visto, ha detto che ero pallido, che dovevo riprendermi e che dovevo mangiare pesce fresco. Così ci ha trascinati tutti nella pescheria di un suo amico e ha voluto comperare una spigola da un chilo e mezzo. L’ha consegnata al cuoco dell’albergo e gli ha detto come doveva cucinarla in modo leggero. Si faceva amare da tutti. L’unica mania che aveva era quella di superare Al Bano negli acuti. Se Al Bano prendeva un do di petto, Mino voleva prendere un re. Più di una volta ci ha fatto assistere al suo ”Vincerò” che lui definiva ”alla Pavarotti”. Prima di andarsene ha voluto vedere un cimelio a cui ha sempre tenuto tanto: la sua foto insieme a Frank Sinatra».