Lucia Annunziata, La stampa 3/2/2009, 3 febbraio 2009
IL ROGO DI NETTUNO E LE COLPE DEGLI ADULTI
Le sevizie di Nettuno e Dario Argento. Non è solo la romanità e la dimensione dell’orrore a stimolarmi l’associazione fra il noto regista e le violenze al senza tetto indiano. Le dichiarazioni dei tre giovani italiani in stato di fermo, quelle sevizie inferte «per noia», per vedere «quanto dura» un essere umano, le ho trovate terribilmente conformi a una scena di Profondo rosso: una bambina trafigge a morte una lucertola e viene aspramente rimproverata dal padre allibito dall’ingiustificato sadismo. La cattiveria che la figlia esprime è lo sfogo di un’insana voglia che non trova, nell’immaturità, un confine, un limite di coscienza. Non significa che in lei non ci sia un’educazione morale, solo non percepisce quell’animale come un qualcosa la cui esistenza abbia valore. Credo che i tre giovani di Nettuno siano artefici di una banalità del male non dovuta alla mancanza di valori, bensì a una confusione di valori in eccedenza, tale da indurli a sentire il senza tetto come una «cosa» della cui esistenza o no la società rimane indifferente. Per fortuna non sono il riflesso di un’intera generazione, ma la loro notte brava è assai distante dalla vita violenta dei ragazzi delle borgate pasoliniane che brutalizzavano per odio e non per indifferenza. Nettuno non è lo specchio della società, come non lo è il ragazzo «eroe» che a Roma qualche giorno prima s’è preso una coltellata per difendere l’amico. Le ritengo espressioni individuali di un clima emotivo e culturale che sovrasta tutti, che definisce i limiti del valore della vita. Chi stabilisce che è eroico battersi per un compagno, fino a rischiare la morte, a prescindere dalle ragioni dello scontro? Chi spinge a sentire il «barbone», la «checca», lo «straniero», il «vecchio», il «down», come esseri inutili? Chi stabilisce che la sessualità della donna o si compra o si ruba? Quando ci troviamo allibiti spettatori e irati punitori delle brutalità dei nostri figli e nipoti, c’interroghiamo mai sulle nostre responsabilità quotidiane nel definire questi limiti? Responsabilità che iniziano spesso nelle reazioni scomposte alle frustrazioni del vivere, fra le mura domestiche e delle aule scolastiche, fino allo spazio della comunicazione pubblica, dei mass media e dei loro opinion leader. Non cerco assoluzioni. Per nessuno, a partire da me.
MARCO LOMBARDI
Approccio interessante. Dario Argento, la naturale crudeltà dei bambini e, infine, l’attribuzione del gesto di Nettuno non «alla mancanza di valori, bensì, al contrario, a una confusione in eccedenza dei medesimi, tale da indurli a sentire il senza tetto come una cosa». Ma se è così, c’è poco da chiamare in scena le responsabilità degli adulti. Che sono (siamo) colpevoli, ma con un ruolo spropositatamente piccolo in confronto alla magnitudine del problema.