Jenner Mieletti, la Repubblica 3/2/2009, 3 febbraio 2009
ADDIO BISONTI DELLA STRADA COSI’ LA CRISI FERMA I TIR
Si fermano qui, nell´ultimo pezzo di terra slovena, i camionisti russi, bulgari, turchi, romeni... Comprano la stecca di sigarette a 26 euro e la bottiglia di liquore a 6,50 prima di affrontare i prezzi italiani. «Nel doppio serbatoio hanno 1.200 litri di gasolio. Possono arrivare in Francia o in Germania senza mai fermarsi a un distributore italiano». Giosualdo Quaini, 51 anni, presidente dei camionisti della Cna del Friuli Venezia Giulia, ha voluto salire al confine con la Slovenia per fare vedere «la disfatta degli italiani». «Ecco, guardi i nomi stampati sui teloni dei Tir. Russi, bielorussi, ucraini, cechi, ungheresi� e nessun italiano. Una volta eravamo noi a varcare le frontiere. Partivamo con mobili, camicie, lavatrici, ruspe, macchine per il legno e tornavamo con legname, ferro, acciaio e tutto ciò che serviva alle nostre fabbriche. Adesso sono loro i padroni del traffico. Portano in Italia legno, ferro, mais e grano e poi si fermano nei piazzali a Milano, a Torino o alla dogana di Campogalliano in attesa di un carico per il ritorno. Aspettano una settimana o due e anche venti giorni o un mese. Poi accettano il carico a qualsiasi prezzo. E così ci portano via il poco lavoro che ci è rimasto».
Ma non ce l´ha con gli stranieri, l´artigiano della Cna, padrone di 3 camion. «A fregare noi non è solo questa concorrenza. la crisi economica che ogni giorno diventa sempre più pesante. Importiamo poco e non esportiamo un accidente. E i nostri camion si fermano». Non hanno bisogno dell´Istat, i camionisti, per sapere cosa sta succedendo nel mercato. Bastano le telefonate con il cellulare o le informazioni scambiate con il "baracchino". «Marco, hai caricato? Anche tu hai i camion fermi?». «Oggi niente viaggio a Milano. Mi hanno detto che ci sentiremo la prossima settimana». «I container? Dalla Turchia ne sono arrivati la metà di quelli previsti». Sono in crisi, i Bisonti della strada. Nei piazzali delle aziende sembra che sia sempre domenica, con i camioncini uno di fianco all´altro come in esposizione e gli autisti a casa. La tangenziale di Mestre si percorre in 12 minuti, a 80 all´ora, superando i Tir per i quali una sola corsia basta e avanza.
A piangere non è solo il Nordest. «L´ultimo mese buono - dice Gianni Montali, coordinatore nazionale della Fita Cna - è stato luglio. Se allora c´erano in strada 100 camion, adesso ce ne sono 40. Questo perché c´è un calo spaventoso di commesse, che in certi casi - come nella siderurgia e nell´auto - supera il 40%. Ad aggravare il tutto c´è la concorrenza spietata di chi, pur di lavorare, è disposto a tutto, rinunciando al giusto compenso e anche alla sicurezza. La crisi colpisce un settore che già era allo stremo, con aziende indebitate per il costo del gasolio e tutto il resto. A luglio si lavorava a 1,230 al chilometro, adesso non si arriva all´euro. E se rifiuti, c´è pronto l´autista dell´Est, che alla sua azienda costa il 40% in meno di quello italiano».
Ci sono i profumi dell´Est e del Mediterraneo, nei piazzali della dogana di Fernetti e del porto di Trieste. Autisti russi cucinano polpette sui fornelli a gas a fianco del Tir, autisti turchi affettano pomodori e formaggio per prepararsi un´insalata. Gli uomini arrivati da Istambul, in un cassone che fra le ruote del camion, hanno un vera e propria dispensa. «Quelli che lavorano in Turchia - dice Giosualdo Quaini - prendono 300 euro al mese. Chi fa l´Europa, ne prende 600. Non può certo andare a mangiare in trattoria». Anche i piazzali della dogana Fernetti, obbligatoria per russi, turchi e camionisti dei Paesi non ancora nell´Europa allargata - hanno molti posti vuoti. «Dall´estate ad oggi - spiega Vincenzo Saitz, titolare della Pegaso, agenzia per le bolle doganali - il traffico è calato del 70%. Molte agenzie hanno già adottato il part time, ma se non cambia nulla purtroppo ci saranno i licenziamenti».
Senza interventi urgenti si rischia la paralisi. «Nel 2006 - racconta Gianni Montali - il saldo negativo fra imprese aperte e chiuse è stato di 6000 unità. Nel 2008 è stato di 8000 ditte e nel 2009 sarà di almeno 15.000. Per gli autotrasportatori servono aiuti finanziari, come per gli altri settori in crisi profonda. Bisogna poi che il governo intervenga sulle banche, che alle nostre imprese con l´acqua alla gola tagliano i fidi e chiedono di rientrare subito dagli scoperti». Sarà dura, la risalita dei Bisonti verso tempi migliori. «Un mio autista - dice Giosualdo Quaini - prende 2.200 euro netti al mese. Se va all´estero, più di 3.000. I più ricchi, fra gli stranieri, sono i russi che arrivano a 1.400 euro. I più poveri sono i bulgari, che spesso viaggiano in due, così il Tir non si ferma quasi mai, e in due prendono 1200 euro al mese. Io per ora mi salvo perché ho un contratto con una ditta turca. Con il «trattore» porto a destinazione i rimorchi arrivati in nave da Istambul. L´anno scorso ho fatto 350 «agganci», quest´anno ne sono previsti 150, salvo cali ulteriori». «Gli spedizionieri - dice Fabrizio "Charlie" Cernecca, autotrasportatore con tre Tir - ci prendono alla gola. Fino all´estate portavi un container a Manzano, 160 chilometri andata / ritorno, e prendevi 240 euro. Ora arrivi a malapena a 180 euro, e devi ritenerti fortunato quando arriva la commessa».
Quindicimila aziende saranno chiuse quest´anno (più del 10% delle 123.000 imprese di autotrasporto) ma gran parte del settore rischia il crac. «Come faccio - dice Giosualdo Quaini - ad avere reddito con un "bilico" che costa 150.000 euro all´acquisto e 9000 euro all´anno per tutte le assicurazioni? Per guadagnare, e mettere anche qualcosa da parte per gli investimenti, il camion deve fare 100.000 chilometri all´anno. Con la concorrenza e la crisi di oggi, è impossibile. La crisi fa male al portafogli ma anche al cuore. Si sceglie di fare i camionisti anche per passione, perché è un mestiere difficile e va fatto bene. Adesso, sulle strade, vedi soltanto i piccoli furgoni delle ditte di consegna merci. Ma anche le grandi imprese non regalano nulla. Quelli che vediamo in giro con i camion rossi sono una nuova figura di «padroncino - dipendente». Entrano nell´azienda ma debbono comprarsi il camion, farlo dipingere di rosso e mettere il marchio. Si debbono pagare pure la divisa».
Ci sono altri "termometri", per misurare il traffico dei Bisonti. Sono le trattorie per camionisti, con piazzali capaci di ospitare decine di camion. «Abbiamo riaperto dopo le ferie di Natale - raccontano alle Tre Botti, uscita Rimini nord dell´A14 - e rispetto al gennaio scorso abbiamo perso il 30 - 40% dei clienti. Eppure offriamo un menù di pesce a 14 euro». Non va meglio alla Trattoria del camionista di Vado Ligure. « un massacro», dice Giorgio Bondi, il titolare. «Abbiamo perso il 50% dei camionisti italiani. Con 13 euro si mangia dall´antipasto al caffè e fino a pochi mesi fa qui c´era anche tanta allegria, con gente che lavora e si tratta bene. Chi passa da qui, vede comunque il piazzale pieno di camion. Ma sono Tir romeni o bulgari, che si fermano solo perché sono obbligati a una sosta e mangiano in cabina il cibo portato da casa».