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 2009  febbraio 03 Martedì calendario

SPAGNA SOFFRE ANCHE LA TV VASILE: COSI’ RISCHIAMO GROSSO


Lampeggia come il cruscotto di un aeroplano in vite, il pannello di comando di Paolo Vasile, amministratore delegato di Telecinco, la televisione spagnola di Mediaset, da quest’anno non più leader del mercato iberico. Ma non è soltanto il sorpasso del primo canale televisivo nazionale, TVE1, ad amareggiarlo e a fargli dichiarare, in un’intervista al quotidiano «El Mundo»: «Il settore della televisione è fallito. Non attraversiamo una crisi, ma una bancarotta. Tutte le spie d’allarme sono accese». A gennaio un’emorragia di spettatori ha permesso alla tivù di stato di distanziare Telecinco di due punti, lasciandola ad appena un decimo di punto di vantaggio sull’incalzante Antena 3. E, in ogni caso, ormai è una corsa per la sopravvivenza, più che per il podio olimpico dell’audience.
«Per questo dico che il settore è tecnicamente fallito. Perché, considerando costi e ricavi, non si può continuare così. Chi guadagnava molto, ora guadagna qualcosa. Chi guadagnava un po’, perde. E chi perdeva, ora perde parecchio» traccia il quadro Vasile, che non chiede al governo iniezioni di denaro, come per l’industria automobilistica, ma la fine della concorrenza sleale delle reti pubbliche. «Occupano uno spazio vitale per le tivù commerciali con la pubblicità e sfasciano uno spazio determinante qual è il mercato dei diritti - attacca l’amministratore delegato di Telecinco - . A TVE non importa vendere la pubblicità al 40% in meno del suo prezzo e comprare al 40% in più di quanto potrebbe. Compra e vende a qualunque prezzo, perché tanto maneggia denaro pubblico».
Se Vasile non nasconde le sue preoccupazioni per i vantaggi di cui gode la concorrenza statale e per il tracollo di pubblico, da Milano Fedele Confalonieri, presidente di Me-diaset, ostenta indifferenza al possibile ingresso di Rupert Murdoch, con Sky tv, nel capitale di Telecom: «Noi non temiamo nessuno », a domanda ha risposto, al termine di un incontro musicale alla casa di riposo Verdi. E, a chi cercava di aggirare il suo ermetismo chiedendogli se fosse favorevole allo scorporo della rete Telecom, ha opposto una diplomatica vaghezza: «Non è che si può rispondere con un sì o con un no. Vediamo, wait and see, come dicono gli inglesi».