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 2009  febbraio 03 Martedì calendario

AL POLO NORD DA SOLA. «SARO’ LA PRIMA»


Ha visto che veniva giù una montagna di neve. Un mezzo disastro pure in l’Inghilterra. Si è messa gli sci, che le serviranno per trainare la slitta alla conquista del Polo geografico Nord, e ha attraversato Hyde Park. La guardavano e la fotografavano incuriositi in tantissimi, specie in Myfair nella zona delle ambasciate, dove si è presentata puntuale con l’attrezzatura da ghiaccio, in Grosvenor Square nella sede della rappresentanza italiana, per raccontare la sua sfida che è ormai alle porte. Un’impresa da nervi e fisico d’acciaio.
Christina Franco, divorziata, studi e università negli Stati Uniti, ha 43 anni ed è un’atleta straordinaria. Ne ha provate di tutte i colori, maratone e corse di resistenza, specie nel deserto e al caldo secco e torrido dell’Africa. Essendo una guida esperta, conosce tracciati e vie, porta in giro gli appassionati del trekking, sia in stile passeggio sia in stile estremo.
Questa volta però ha cambiato itinerario e obiettivo. Si va in direzione opposta. Per l’appunto al Polo Nord. Sarà la quinta donna al mondo a provarci. A quattro è andata male. Una non è tornata, le altre, chi dopo otto chi dopo ottanta giorni, hanno piantato lì o con un braccio rotto o in preda alla disperazione. Christina Franco confida di farcela – «se non partissi con tale certezza me ne starei a casa» – e sarebbe un record da iscrivere nei libri dei grandi esploratori.
Una folgorazione, la sua, con il Polo. «Il sogno lo coltivo da che, ragazzina, leggevo di Nobile e delle sue spedizioni». L’ora è giunta. Per passione. Per scienza. E per scommessa con se stessa. Andrà da sola, accompagnata da una pistola 9 millimetri perché gli orsi polari sono uno dei pericoli che ti possono stravolgere programmi e vita, dalla slitta, dalla tenda, dal sacco a pelo e da molto cibo. Che cosa si mangia al Polo in quelle condizioni? Tante barrette di cioccolato, zuccheri e confezioni da 800 calorie l’una di alimenti «disidratati ». La sera, si scioglie un po’ di neve e si fa bollire. Una «zavorra» non eccessivamente pesante e si capisce, nelle prime tre settimane – partenza programmata l’1 marzo da Ward Hunt Island – con cinque ore di luce al giorno ci saranno da superare, in salita e in discesa, con la slitta appresso, montagne di ghiaccio. «Mi sono allenata con due trainer della nazionale olimpica inglese. Ore e ore di palestra, pesi e spesso nei parchi con una rimorchio dietro pieno di sassi».
Le temperature, quelle, è facile intuirlo sono un osso durissimo: cinquanta sotto zero all’inizio, ossia a marzo, poi andrà meglio col passare dei giorni. Quando la luce illuminerà il Polo per otto o nove ore il termometro raggiungerà persino i meno quindici, un bel sollievo. Capiterà pure, in qualche passaggio, di immergersi nell’acqua, ecco il secondo pericolo. Christina, figlia di un ex dirigente della Banca Popolare di Milano, ha una tuta speciale da indossare per le traversate. «Ma il tempo di sopravvivenza sarà davvero brevissimo ».
Ci vuole un gran fegato. Inutile girarci attorno. Piantare in asso la casa a Notting Hill e trovarsi una sistemazione dalle parti del Polo Nord (geografico) è una scelta di vita. C’è da faticare con i ghiacci che navigano verso sud mentre tu cammini dall’altra parte. C’è la paura dell’imprevisto e non sai come può finire. Christina avrà un tempo limite, il primo maggio, o sarà arrivata a destinazione o la preleveranno e la riporteranno indietro. E c’è magari un pizzico di noia.
Quando sei lì, morto di stanchezza, in tenda che fai? «Avrò un computer palmare, così avrò un contatto con la base che è a Londra e riuscirò pure a tenere aggiornato il mio blog». Il Polo in diretta su internet. Ogni sera. Per restare in compagnia non soltanto degli orsi e del silenzio.