Danilo Taino, Corriere della Sera 4/2/2009, 4 febbraio 2009
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO – La critica rivolta ieri da Angela Merkel al Papa e al Vaticano è una presa di posizione «coraggiosa e lungimirante », secondo Giulio Busi. E «razionale». Busi insegna alla Freie Universität di Berlino, dove dirige l’Istituto di Giudaistica: è un osservatore puntuale delle relazioni tra la società tedesca e il mondo ebraico in Germania.
Professore, come ha letto le affermazioni della cancelliera?
«Oggi ho guardato alcuni blog, qui in Germania, e credo siamo di fronte a un problema di identificazione. Molti tedeschi temono che le scelte del Vaticano portino un danno all’immagine collettiva della Germania. Pensano che possa funzionare l’equazione Papa tedesco uguale a tedesco negazionista ».
Quindi la signora Merkel avrebbe risposto a questo timore?
«Immagino che abbia sentito il dovere politico di difendere l’immagine internazionale della Germania. La quale ha un grande orgoglio per il fatto che il Papa sia tedesco. Ma ora è di fronte alla contraddizione che le sue scelte possano essere viste come la negazione dell’Olocausto da parte dell’intero Paese. Negazione che, è bene ricordare, in Germania è reato».
Tutti i tedeschi con la loro cancelliera, dunque?
«No, c’è anche chi la critica. Molti si chiedono cos’abbia da dire una protestante, per di più cresciuta nella ex Germania dell’Est, su fatti che riguardano i cattolici. L’elettorato non è tutto dalla sua parte. Nel Paese, questa vicenda del vescovo Williamson ha sollevato emozioni forti, nel bene e nel male. Sentire che la cancelliera entra nel merito con la sua voce istituzionale è un problema per alcuni. Soprattutto nella cattolica Baviera e nel Sud della Germania. Anche per questo, la scelta della signora Merkel è coraggiosa».
Corre dei rischi Frau Merkel?
«C’è chi teme il rischio che ora si apra un Kulturkampf, una battaglia culturale tra le diverse parti del Paese, che tornino i fantasmi bismarkiani dell’Ottocento. Ma non credo che la Germania di oggi corra questo rischio».
Perché la cancelliera ha criticato in pubblico il Papa, per di più tedesco, cosa del tutto non frequente?
«Credo abbia sentito la necessità di rivolgersi a un auditorio internazionale, di difendere la reputazione della Germania. Soprattutto penso abbia in mente gli americani, che su questa vicenda tacciono ma guardano e sono così importanti per Berlino. Si è presa un rischio con una parte dell’elettorato tedesco, in un anno elettorale, anche se non credo enorme. Ma ha fatto prevalere le necessità del Paese».
Coraggiosa?
«Coraggiosa e lungimirante: corre il rischio di sollevare fantasmi all’interno – di dispiacere a molti che vedono in Benedetto XVI una sorta di riscatto delle Germania’ per difendere l’immagine del Paese. Direi che segna un punto come leader che si muove con l’obiettivo della difesa preventiva contro le critiche che potrebbero arrivare alla Germania».
Però si apre un problema con Papa Ratzinger e con il Vaticano.
« l’apertura del Vaticano ai lefebvriani ad aprire i problemi».
Quali?
«Al di là dei chiarimenti fatti dal Papa, la comunità ebraica, in Germania importante per ovvie ragioni, pensa che nella Chiesa di Roma ci sia ancora un anti-giudaismo preconciliare nelle forme più riprovevoli. E la Germania, che soprattutto negli ultimi dieci anni ha fatto un grande lavoro sulla sua storia recente e sul nazismo, non può sopportare che nel mondo passi questa immagine ».
I protestanti tedeschi, come la cancelliera, hanno un approccio diverso diverso all’Olocausto?
«Non hanno vissuto la svolta epocale del Concilio ma nei confronti degli ebrei non hanno nemmeno un corrispettivo tradizionalmente retrivo come quello cattolico».
E ora?
«Ora la signora Merkel ha messo la questione in termini politici. Non bastano più le dichiarazioni per risolverla».