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 2009  gennaio 31 Sabato calendario

CRISI LA FORMULA ALGEBRICA DEL FALLIMENTO? NEL SOLLEVAMENTO PESI


Il bonus ai manager è eticamente sbagliato, parola di Obama. Di più, lo è scientificamente, assicurano due studiosi. La conclusione della loro ricerca può essere "tradotta" così: se Lehman Brothers è fallita è perché i suoi dirigenti ragionano come pesisti turchi al sesto posto nella classifica provvisoria di una finale olimpica. Per arrivare sul podio dichiarano che solleveranno l´impossibile e quando il bilanciere casca ci facciamo male tutti quanti. Paradossale? Mica tanto.
Cominciamo dall´inizio, quando i pesi sono fermi sul pavimento, nessuno ha ancora sentito parlare di mutui subprime e Christos Genakos (docente alla London School of Economics) e Mario Pagliero (Università di Torino) si stanno godendo in tv le immagini delle Olimpiadi ateniesi dell´estate 2004. Da tempo studiano il fenomeno dell´organizzazione aziendale strutturata come un torneo sportivo. l´epoca in cui si celebra l´impresa in senso letterale, come performance agonistica. I dipendenti ai più alti livelli vengono messi in competizione, si creano veri e propri campionati interni, i risultati determinano classifiche, si consegnano premi sotto forma di incentivi: promozioni e gratifiche. Come ad atleti al nastro di partenza viene mostrato loro il miraggio del bonus. Solo chi arriva sul podio ne avrà diritto: chi avrà il più capiente portafoglio clienti, i migliori contratti, i rendimenti più alti. E´ giusto, è fantastico, è meritocratico. Sì, ma non ci sono controindicazioni? Questo sistema a incentivi non può spingere ad assumere rischi eccessivi? Come è possibile misurare l´assunzione del rischio (e magari inserire una valvola di sicurezza che scatti quando si oltrepassa il limite)?
Vedendo la finale di una gara di sollevamento pesi Genakos ebbe l´illuminazione. Ecco l´esempio perfetto, la metafora scientifica, l´unico caso di rischio misurabile in quanto dichiarato. Chi ha visto una competizione sa come funziona: prima di salire in pedana l´atleta annuncia i chilogrammi che intende alzare. E´ l´unico caso di trasparenza: il cestista non fa sapere se tirerà da 2 o da 3, il ciclista a cronometro non predice in quanti minuti arriverà al traguardo. Il pesista si espone. Con lui il rischio può diventare una scienza esatta. Come il manager della società a incentivi la sua prestazione è valutata sui picchi. Chi tira su la montagna riceve la medaglia d´oro.
Che strategie ci sono dietro queste scelte? Genakos e Pagliero hanno valutato 16 anni di gare (dal 1990 al 2006), 39mila sollevamenti effettuati da 2768 atleti di 139 Paesi e 37 categorie. Hanno parlato con loro e soprattutto con i loro coach. Chi ha mai visto una competizione del genere lo avrà notato: accanto ai piccoli o grandi Ercole affannati, concentrati e privi di lucidità c´è sempre (nel 95% dei casi, precisa la ricerca) un tizio più anziano che porge la bottiglia d´acqua, mette l´asciugamano sulle spalle e sussurra un numero: quello della fatica da compiere. Lui decide il rischio per l´altro, ma lo fa come fosse per sé, dato che l´altro è il suo cavallo e il suo conto corrente.
Che cosa ne hanno ricavato i due ricercatori? Essenzialmente due conclusioni. La prima: l´assunzione di rischio ha un andamento a U, cresce dal primo nella classifica provvisoria fino al sesto, poi diminuisce. Questo significa che chi vede il podio ma non ci sente i piedi sopra è disposto ad alzare la posta (presumibilmente oltre le proprie capacità se si trova in quella posizione). Che il sesto (il quinto, il quarto) scommettano più forte è l´indotto di un sistema (di gara sportiva o aziendale) che riconosce, premia, concede onore e visibilità solo al top. L´effetto è che si rischia tanto, troppo, per esserne parte, ma quando se ne è esclusi (settimo, ottavo, nono�.) si perdono motivazioni e si punta sempre meno su se stessi. Le organizzazioni (aziendali e non) a incentivi, quelle che esaltano i picchi, sono la premessa di clamorosi fallimenti (il gomito lussato dell´ungherese Baranyai a Pechino 2008, ricordate?) e di una diffusa mancanza di stimoli.
La seconda conclusione: chi è in testa ha molte più probabilità di fallire nel sollevamento annunciato di chi sta dietro. Il decimo della classifica provvisoria ha esattamente il 30% di chance di successo in più rispetto al primo. Rischia meno, ma ha anche meno pressione. Più è importante il torneo, più è alta la ricompensa e più aumenta la possibilità che il migliore sbagli, assumendosi un rischio non appropriato alla situazione.
E siamo alla morale della favola. Il premio Nobel Joseph Stiglitz ha accusato la spericolata pratica dei bonus ai manager delle banche d´investimento di aver contribuito alla crisi finanziaria: «E´ una prassi che ha trasformato il rischio in gioco d´azzardo». Genakos e Pagliero, dopo aver visto 39.000 sollevamenti di pesi, aggiungono che gli incentivi concessi dalle aziende come medaglie a un´Olimpiade possono portare ad abbassare le performance medie e rendere i picchi fuori misura.
Tutto ciò funziona nello sport, dove la media non fa audience, meglio lo straordinario, anche in forma di incidente, ma non nell´economia, dove la bancarotta non consente rivincita. Il loro studio contiene anche una sorta di formula del successo e una del fallimento.
Eccole:

Successitjs = Xitj g + Sn dn Rank(n)itjs + Ss ls Announcementitjs + uitjs

Unsuccessitjs = ti + tt + tj + ts + tit + tjt + tij + titj + hitjs .

Le riporto senza averle ovviamente comprese, giacché, alla fine, fallimento o successo restano misteri.