Wall Street Journal, 3 febbraio 2009, 3 febbraio 2009
Stretta dell’Unione europea sui cibi che promettono effetti positivi sulla salute. Due anni fa la Commissione ha incaricato un comitato di scienziati di verificare se i benefici fisici promessi nelle pubblicità di molti prodotti alimentari sono reali: su 43 controlli solo 9 cibi hanno dimostrato di mantenere le promesse
Stretta dell’Unione europea sui cibi che promettono effetti positivi sulla salute. Due anni fa la Commissione ha incaricato un comitato di scienziati di verificare se i benefici fisici promessi nelle pubblicità di molti prodotti alimentari sono reali: su 43 controlli solo 9 cibi hanno dimostrato di mantenere le promesse. L’obiettivo è avere una lista di effetti verificati a gennaio 2010, ma sembra difficile dato che gli scienziati devono controllare l’affidabilità di 4.000 prodotti. Per sostenere di avere effetti benefici un prodotto deve essere stato testato clinicamente su esseri umani. Le industrie che rischiano di essere più colpite dall’Ue – che intende vietare le pubblicità ingannevoli – rischiano di essere Danone, che con Activia e Actimel ottiene 4,5 miliardi di euro all’anno (il 35% degli incassi totali), Nestleè (che con prodotti simili fa 9,5 miliardi) e Unilever. La questione non è proprio semplice, in realtà. Ad esempio Unilever dice che ”per la normale crescita di un bambino sevono gli acidi grassi Ala e La” contenuti in un suo prodotto. Che questi elementi chimici servano a fare crescere meglio i bambini è scientificamente provato, ma non c’è nessuna evidenza del fatto che la normale dieta dei bambini europei manchi di questi acidi grassi.