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 2009  gennaio 31 Sabato calendario

LADY MUGABE SPENDE LO ZIMBAWE MUORE


Grace Mugabe, la moglie del presidente, è nervosa. Impegnata, stavolta a Hong Kong, nella sua attività preferita, ovvero l’epicureismo dello shopping di lusso (abbigliamento e mobilieri, sta arredando il suo nuovo palazzo di Harare) è stata importunata da un fotografo del Sunday Times. Lo ha malmenato selvaggiamente con l’aiuto delle guardie del corpo e gli ha lasciato sul viso, come ricordo, uno sfregio. Colpa di uno dei diamanti che porta al dito: la dispendiosa signora, 43 anni, anche quando scatena i suoi umori pulsatili ci tiene a mostrarsi milionaria. Takavafira Zhou invece non può essere nervoso, per sopravvivere ha imparato il dovere della pazienza. Di professione fa l’insegnante, anzi è il presidente del sindacato dei professori dello Zimbabwe. Anche lui, almeno a guardar le cifre, è un milionario come la prima signora del paese: guadagna come tutti i suoi colleghi, ogni mese, 26 mila miliardi di dollari. Il dettaglio è che sono dollari dello Zimbabwe e gli bastano, a causa di una inflazione che ha raggiunto vette metafisiche che non hanno più alcuna parentela con la scienza economica, appena per comprare due pagnotte di pane.
Zhou non ha alcuna possibilità di raggiungere come Grace, le meraviglie dell’oriente. Per un biglietto, volo locale Harare-Bulawayo tanto per fare un esempio, la compagna aerea nazionale gli chiede 19 trilioni di dollari (ovviamente dello Zimbabwe). Sì proprio trilioni, con diciotto zeri come nei bilanci di zio Paperone. Ma sanno bene che nessuno si presenterà mai con la moneta locale negli uffici. Esigono infatti 215 dollari, quelli veri americani, e solo così il biglietto è pronto, con un bel sorriso e l’augurio di buon volo.
Il professore e i suoi colleghi due settimane fa hanno detto basta: ricominciava l’anno scolastico e, in massa, oltre l’ottanta per cento, non si sono presentati: sciopero ad oltranza. Così gli studenti, con le loro linde divise stile british (comprate con grandi sacrifici in Sud Africa dove costano meno) sono ritornati tristemente a casa. I collegi hanno chiuso già lo scorso anno per mancanza di cibo e chiedono agli studenti di portare da casa zucchero olio sale e altre derrate. L’anno scolastico, se non ci saranno colpi di scena, rischia di saltare. Solo i pochi ricchi, le famiglie che partecipano al succhionismo dei ladri che attorniano il presidente, ha la possibilità di mandare i figli nelle scuole private che hanno regolarmente aperto, o all’estero. Secondo «Save the children» solo il 20 per cento dei 4,5 milioni di bambini è scolarizzato. Lo Zimbabwe quando gli inglesi ammainarono la bandiera coloniale aveva il miglior sistema scolastico dell’Africa. E Mugabe, questo senescente vampiro che vuole uccidere il proprio paese per farne un proprio trofeo funebre, era, prima di diventare rivoluzionario e poi tiranno, proprio un insegnante.
I suoi infelici sudditi, ridotti al silenzio a bastonate, depredati da mangerie, trivellamenti di bilancio, abusi di ogni genere, non riescono più a convivere con la più mastodontica iperinflazione della storia. Il crollo della moneta locale è così rapido ogni giorno che un gran numero di impiegati non riesce neppure a pagare il biglietto dell’autobus per andare in ufficio. Giovedì il governo ha presentato al parlamento il bilancio preventivo: impossibile trovar spazio sui documenti per le cifre, 66,5 miliardi di miliardi in moneta locale. Così nel paese del presidente che ogni giorno lancia infiammate invettive contro Stati Uniti e Gran Bretagna «potenze imperialiste» colpevoli secondo lui di voler ricolonizzare lo Zimbabwe, si è deciso di passare alla moneta americana. Parte dei salari, tasse scolastiche visite ospedaliere elettricità e benzina come già ristoranti e telefonia, si pagheranno in dollari. Ma non basta certo passare alla moneta straniera per risolvere i problemi. Perchè la maggior parte della gente i dollari, quelli veri, non li ha.
La produzione è a un punto morto, il 94% della popolazione è disoccupata, la speranza di vita è scesa a 36 anni, sette milioni di persone hanno bisogno di un aiuto alimentare. E oltre tremila di loro da agosto sono già morti di colera. E’ la strategia del presidente per restare al potere: la strategia del caos, uno dei più efferati nazionalicidi dell’Africa. I vescovi, Obama, l’Unione europea, tutti lo coprono con boccate di vituperi. Gli ingiungono, lo scongiurano di arrendersi, di lasciare il potere difeso con i brogli elettorali e la violenza. E consentire che si tenti di riparare alle conseguenze della sua politica sciagurata. Strepitano, schiamazzano ma non fanno nulla se non imporre alcune ridicole sanzioni, per costringerlo ad andarsene. Lui, che lo sa, accetta compromessi, firma documenti dove consente di dividere il potere con il suo rivale Tsvangirai. Guadagna tempo e poi si rimangia le promesse. Ieri un nuovo accordo, anche questo «definitivo e vincolante»: il nuovo esecutivo con l’opposizione dovrebbe essere costituito a metà febbraio. Washington e Londra restano, saggiamente, scettici.
C’è qualcosa che non aspetta: il colera. Gli infettati sono già 59 mila. La organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la epidemia ormai fuori controllo. E’ la più terribile nel mondo dal 1994, il sistema sanitario è completamente in rovina, crivellato di debiti, e non ha i mezzi per fronteggiare l’emergenza. Il tasso di mortalità supera ormai il cinque per cento, quello «accettabile» secondo le tabelle OMS è dell’uno per cento. La metà dei dodici milioni di abitanti è a rischio di contagio. Mugabe continua a cavalcare indisturbato la sua privata apocalisse.