Maurizio Molinari, La Stampa 2 febbraio 2009, p. 14, 2 febbraio 2009
VENEZUELA
La notte su sabato 31 gennaio un folto gruppo di uomini armati e a volto scoperto ha fatto irruzione nella sinagoga Tiferet, la più antica di Caracas, e qui, dopo aver ammanettato le guardie, ha dissacrato i rotoli del Pentateuco, gli arredi e le sciarpe per la preghiera. Prima di lasciare la sinagoga, i teppisti hanno scritto sui muri scritte del tenore di "maledetti ebrei" e "Israele assassina".
Presente alla veglia di solidarietà che molti cittadini hanno tenuto davanti alla sinagoga il giorno successivo, il ministro degli esteri Maduro ha promesso la cattura e la punizione per i responsabili, pur ribadendo la ferma condanna della politica militare di Israele, "colpevole di crimini di guerra a Gaza", e con il quale il Venezuela ha rotto le relazioni diplomatiche in seguito all’ultima crisi palestinese.
L’Anti-defamation League, tuttavia, sospetta che l’azione sia stata tollerata dalle autorità, perchè la polizia nei giorni precedenti all’attacco ha rifiutato la richiesta di una pattuglia speciale a protezione della sinagoga arrivata dalla comunità ebraica.
Questa, da quando Chavez è al potere, si sente oggetto di una campagna d’odio, durante la quale alcuni rabbini sono stati minacciati di morte, sono apparse scritte antisemite sui muri, è tornato a circolare il libello dei "Protocolli dei savi di Sion", la polizia avrebbe iniziato a bussare alle case ebree per censire le presenze, e lo stesso presidente, nel discorso per il Natale del 2006, si è rivolto sprezzantemente alle "minoranze discendenti da coloro che hanno crocifisso Gesù". Da Caracas, che nel 1942 accoglieva gli esuli dall’Europa, centinaia di ebrei venezuelani sono partiti per andare presso i propri parenti a Miami o a New York.