Mario Calabresi, la Repubblica 1/2/2009, 1 febbraio 2009
UN EDITORE PER AMANTE? NO, CAROLINE E’ INNOCENTE
New york - In meno di sei settimane New York ha assistito all´ascesa formidabile e al crollo improvviso di Caroline Kennedy come stella politica della città. La figlia di John Fitzgerald Kennedy, il simbolo della dinastia politica più illustre e influente d´America, non solo non è stata nominata senatrice di New York al posto di Hillary Clinton ma per giorni è stata coperta di fango e pettegolezzi.
Prima è stata sospettata di evasione fiscale, poi di aver assunto una babysitter senza permesso di soggiorno, infine di avere «problemi familiari». L´ultima accusa è cresciuta per giorni nei siti di pettegolezzi e nelle chiacchiere cittadine fino ad esplodere sulle pagine del New York Post, il tabloid di proprietà di Rupert Murdoch.
Di Caroline, che è sposata da 22 anni con il designer Edwin Schlossberg e ha tre figli, si è detto che aveva una relazione sentimentale con l´editore del New York Times, Arthur Sulzberger, che si è separato dalla moglie lo scorso anno. Per giorni la stampa scandalistica ha cercato foto e testimonianze della storia, finché non è arrivata la smentita ufficiale da parte del portavoce del New York Times, Richard Johnson: «Il signor Sulzberger non ha, né ha avuto in passato, alcuna relazione romantica con la signora Kennedy». Il New York Post, in mancanza di prove contrarie, ha dovuto prenderne atto e scrivere che la storia non esiste, che Caroline è innocente.
Se la guerra del pettegolezzo si ferma qui, la guerra politica invece sembra appena iniziata: il colpevole delle voci messe in giro ad arte sembra essere il governatore dello Stato di New York, David Paterson, a cui il clan Kennedy ha giurato vendetta. Paterson infatti non solo non ha scelto Caroline come sostituta di Hillary Clinton, preferendole la sconosciuta Kirsten Gillibrand, ma per giustificarsi aveva fatto sapere ai giornali che l´erede Kennedy non era in grado di fare la senatrice, non era pronta e non aveva le capacità di parlare al Congresso o in televisione.
Non appena la Kennedy se ne era resa conto si era ritirata dalla corsa, dicendo che lo faceva per motivi personali. I collaboratori del governatore allora, come hanno raccontato tutti i quotidiani della città, avrebbero spiegato che i motivi personali significavano: tasse, irregolarità e un amante. Così Caroline Kennedy si è trovata coperta di fango e di ridicolo. Ma che la favola finisse così male non era possibile: così il vento è girato di nuovo e ora le cose sembrano mettersi male per il governatore.
Paterson ha negato qualunque responsabilità, ma è crollato nei sondaggi e si è fatto molti nemici: primo tra tutti Barack Obama che era il vero sponsor di Caroline. Proprio il presidente, grato alla Kennedy per essersi schierato con lui nel momento più delicato della battaglia per le primarie, ora sta pensando a come garantirle un futuro politico. Il Washington Post ipotizza un possibile «premio di consolazione» come la nomina ad ambasciatrice all´Onu per l´istruzione. La stampa inglese invece rilancia l´ipotesi che possa essere nominata ambasciatrice a Londra, un posto occupato da suo nonno Joe prima della Seconda Guerra Mondiale.