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 2009  febbraio 01 Domenica calendario

L’EX GIORNALISTA CHE BLOCCA L’EXPO, SUO MALGRADO


Repubblica, forse con poca fantasia, l’ha definito il Richelieu di Milano. Il Corriere della Sera con maggior ironia il Pincio della Madonnina, con riferimento al maxi-parcheggio la cui realizzazione ha acceso violente polemiche nella capitale. Protagonista di tanta attenzione è Paolo Glisenti il supermanager nato a Roma 57 anni fa che sta dividendo Milano. Da otto mesi è sulla graticola per la nomina ad amministratore delegato di Soge, la società pubblica (Comune, Regione, Provincia) incaricata di gestire Expo 2015. Solo adesso la situazione pare stia sbloccandosi a suo favore: Formigoni ha annunciato che la settimana prossima i nodi della governance verranno sciolti. Arriveranno i quattro miliardi promessi da Tremonti. Glisenti potrà entrare in carica. I motori dell’Expo saranno accesi
Senza stipendio

Ma che fatica. Per i primi tre mesi l’amministratore delegato non percepirà stipendio. Ci ha rinunciato dopo le polemiche sull’ammontare del compenso: 500 mila euro l’anno più altri 250 mila al raggiungimento degli obiettivi di gestione

Ma non sono certo i soldi il problema di Paolo. Casomai l’amministrazione del potere. Un impasto nel quale è nato e cresciuto. La sua famiglia fabbricava armi a Brescia già ai tempi del Ducato di Milano. Il padre, Giuseppe, è stato tra i fondatori della Democrazia Cristiana con Giorgio La Pira, Fanfani, Dossetti. Gran boiardo. Raro gentiluomo: è stato dirigente dell’Iri, presidente Finmeccanica, direttore generale della Rai ai tempi di Paolo Grassi. Poi l’impresa privata con gli Agnelli (presidente Rinascente) e Anna Bonomi (Bi-Invest). La madre, Marcella, è stata una delle animatrici dei migliori salotti culturali romani.
Un predestinato

Il curriculum di Paolo è quello di un predestinato. A Roma giocava con Luca di Montezemolo. Nel salotto di casa tiene le fotografie con Henry Kissinger e ancora oggi fa parte della Trilateral, il club che riunisce i potenti di tutto il mondo. Ai suoi tempi l’avvocato Agnelli era ospite fisso.

Neanche ventenne Paolo supera il concorso, come usava allora, per fare il giornalista all’agenzia Ansa. L’altro vincitore, tanto per capire, è Pietro Calabrese, ex direttore di Messaggero, Gazzetta dello Sport e Panorama. Oggi in corsa per la presidenza Rai. Glisenti va Londra come corrispondente. A trent’anni è caporedattore del Corriere della Sera. Potrebbe puntare alla poltrona di direttore ma preferisce l’impresa privata. Mario Schimberni lo spedisce a New York per organizzare la rete di investitori internazionali che dovrebbero sostituire la Mediobanca di Enrico Cuccia nella cabina di regia di Montedison. In quei mesi c’è anche un episodio che, in altre epoche storiche, avrebbe offerto l’ispirazione per una tragedia degna del miglior palcoscenico: il figlio contro il padre. Schimberni ha deciso di rubare l’impero a Carlo Bonomi conquistando Bi-Invest di cui è presidente il vecchio Giuseppe Glisenti. Inizialmente a Piazza Affari non si riesce a individuare la regia del blitz. Glisenti padre, da Milano, chiama Paolo a New York per farsi aiutare a capire. Il figlio sa tutto ma non può parlare. Il vecchio Giuseppe sarà tra i firmatari della resa all’arrembante Schimberni.
Rete mondiale

La dimensione internazionale e la rete di relazioni in tutto il mondo sono l’insostituibile bagaglio che ha sempre accompagnato la scalata manageriale di Paolo. Supera senza inciampi l’incidente della Carolco (la casa cinematografica acquistata a caro prezzo da Rcs). Si prende la rivincita con la vicepresidenza di News Corp Europa. Il grande capo è Rupert Murdoch. L’ambasciatrice in Italia Letizia Moratti. Da quell’incontro Letizia e Paolo non si lasceranno più. Prima l’esperienza televisiva, poi il Ministero dell’Istruzione. Infine a Palazzo Marino, sede del municipio di Milano. Come responsabile della campagna elettorale di Letizia, nel 2006, Paolo lancia il progetto dell’Expo 2015. Come capo della task force incaricata dalla Moratti di promuovere la candidatura di Milano gira il mondo. Visita 360 Paesi. Deve cercare voti per battere Smirne. Non gli fanno mancare appoggi né Palazzo Chigi, occupato da Romano Prodi, né la Farnesina con Massimo D’Alema. Nessuno come Glisenti conosce il dossier. Non a caso che in questi mesi, nonostante le feroci polemiche, non ci sono state candidature alternative. Ricorda per sottolineare l’importanza, quasi storica, dell’appuntamento: «L’Expo 2015 sarà l’ultimo evento planetario organizzato da un Paese europeo per molti anni avvenire. Dopo toccherà a Canada, Russia e Australia. l’Italia e Milano si sono assunte una grande responsabilità».
carattere difficile

Certo il mondo politico non lo ama: né a Milano, né a Roma. Un tecnico con molti amici in tutto il mondo contrapposto ai signori del potere locale. Difficile intendersi. Certo il carattere non aiuta Paolo. La modestia non è la sua virtù. L’alterigia, invece, il tratto distintivo. Tanto per capire: Gianni Letta è un altro film. Glisenti dovrà circondarsi di molti manager di esperienza internazionale come ricorda una recente indagine della Camera di Commercio di Milano. La politica, però, vorrà partecipare alla grande torta dell’Expo. Ne vedremo delle belle.