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 2009  gennaio 31 Sabato calendario

«LAVORO INGLESE ALLE INGLESI»


Millecinquecento in Scozia, quasi duemila in Inghilterra, qualche centinaio in Galles. La protesta contro i lavoratori italiani della Irem di Siracusa impegnati nella raffineria Total di Lindsey nel Lincolnshire esplode nel Regno Unito, coniugando istanze antiche e pulsioni nuove, seppellite, come parevano essere, dal grande totem della globalizzazione.
Oggi che la crisi morde e la recessione promette di essere lunga e dolorosa, nelle stesse ore in cui Honda ordina la chiusura degli stabilimenti britannici per quattro mesi, scoppia la caccia allo straniero. Non fisica, non violenta, ma ideologica, se così si può dire, secondo criteri riassunti negli slogan che rotolano da nord a sud: «Lavoro inglese per gli inglesi», parole che s’inventò, in altri anni, il premier Gordon Brown.
E quindi non per gli italiani. Giunti fin quassù al seguito di una commessa regolarmente vinta dall’impresa che ha offerto le condizioni migliori. La Irem è accusata d’essersi portata i suoi uomini fino in Lincolnshire invece di usare maestranze locali. Novantatre per ora, ospitati in una nave-albergo ancorata nell’estuario dell’Humber lungo la direttrice che divide la Scozia dall’Inghilterra. «Ne arriveranno quattrocento - insiste da ieri Bernard Mc Aulay leader locale di Unite il sindacato che ha organizzato la protesta - a prezzi di saldo, a fare un lavoro che noi inglesi siamo assolutamente in grado di assicurare». Più misurato il suo collega Bobby Buirds. «La protesta non è contro gli operai di altri Paesi, ma contro le imprese straniere che discriminano la manodopera locale. una battaglia per lavorare, per poter lavorare a casa nostra. Non c’è nulla di razzista».
Una battaglia che comincia fare numeri degni di legittima preoccupazione nella regione dell’Humber: 300 mercoledì, 600 giovedì, almeno 1.500 uomini e donne hanno marciato ieri davanti ai cancelli della raffineria di Lindsey sostenuti anche dai colleghi dei vicini impianti della Conoco. «Si sospende per il week end - dice Mc Aulay - ricominciamo lunedì». Intanto già si parla di proteste a Westminster e a Downing Street. La trattativa con Total e Jacobs (che ha l’appalto in prima istanza dei lavori assegnati alla Irem) prosegue, ma il tam tam s’è esteso al resto del Paese. La Scozia ha risposto in modo più compatto all’urlo lanciato sulle banchine dell’Humber. Settecento hanno scioperato negli impianti petroliferi di Grangemouth, 500 nella centrale elettrica di Longannet, 200 nel terminal del gas di Saint Fergus e l’elenco potrebbe continuare disegnando i contorni di una protesta che ha spaventato anche il capo del Governo locale, il nazionalista Alex Salmond. «Mi auguro che dopo la solidarietà tornino a lavorare. Capisco la loro rabbia per quanto è accaduto in Lincolnshire». Sono tornati a lavorare, ma giurano che incroceranno le braccia ancora lunedì. E lo stesso faranno i lavoratori del Galles del Sud e quelli che per simpatia hanno scioperato in impianti sparsi a macchia di leopardo nel resto d’Inghilterra.
Anche alla Corus di Redcar - acciaieria che ha appena annunciato migliaia di licenziamenti - si sono astenuti dal lavoro per qualche ora. Lo hanno fatto in segno di solidarietà con le proteste del Lincolnshire o per reazione a quanto sta accadendo nella loro impresa? La questione che pesa sulla Gran Bretagna, oggi, è proprio questa. La scintilla di Lindsey - fenomeno minore considerato che l’arrivo degli italiani non ha provocato tagli all’occupazione esistente - può diventare una fiammata in tutto il Paese, capace di unire la protesta per una crisi che dilaga. davvero il segnale del ritorno delle Unions vecchio stile, dopo trent’anni di silenzio sindacale? Non lo esclude più nessuno. Anzi.
Alex Salmond lo ha intuito. Per Gordon Brown è ancora più evidente. Se l’Inghilterra, il malato più grave del credit crunch, piegato nel gran business dei servizi finanziari, si ritroverà anche scosso dalla protesta, lo spettro dell’inverno del malcontento di tre decenni orsono avrà ripreso forma e sostanza. «Lavoro inglese per lavoratori inglesi», diceva Gordon Brown negli anni dell’opulenza. Oggi lo urlano a migliaia. Dovrà rispettare sé stesso. Ha già fatto sapere che lo farà, ma non ha spiegato come.