Francesco Daveri, Il sole 24 ore 1/2/2009, 1 febbraio 2009
NEW DEAL SENZA PIANI
L’aggravarsi della recessione e l’entrata in carica a pieno titolo del nuovo presidente Usa hanno accresciuto la tentazione degli osservatori di confrontare le caratteristiche della missione e dei primi cento giorni di Barack Obama con quelle di Franklin Roosevelt, il presidente americano che negli anni 30 si trovò ad affrontare la Grande Depressione. Come Roosevelt, Obama ha un compito molto difficile. Quando Roosevelt si insediò alla Casa Bianca nel marzo 1933, i disoccupati erano un quarto della forza lavoro. Oggi, nell’America di Obama, il tasso di disoccupazione è solo il sette per cento, ma è salito di due punti in soli otto mesi, un chiaro segno che la situazione è in rapido peggioramento.
Una cosa che accomuna Roosevelt e Obama è quella di succedere a un presidente screditato per ragioni diverse agli occhi dell’opinione pubblica. Il repubblicano Herbert Hoover sottostimò gravemente l’entità della crisi e le possibilità della sua amministrazione di farvi fronte. Tenne fermo l’obiettivo del pareggio di bilancio, convinto che dei disoccupati e delle banche in bancarotta dovessero occuparsi i singoli Stati e quelle che oggi chiameremmo le Ong. Il presidente G. W. Bush ha prodotto otto anni di crescita per pochi, una guerra per troppi e una crisi finanziaria senza precedenti. Anche in virtù del brutto ricordo lasciato dal suo predecessore, Obama parte con un elevato capitale politico da spendere.
Ma dovrà comunque fare in fretta. Tutti chiedono al nuovo presidente un piano complessivo per affrontare la crisi, una riedizione del New Deal rooseveltiano. Si può però ricordare che il New Deal non venne concepito dalla sera alla mattina. Da politico accorto come era, Roosevelt prese l’abitudine di spiegare i problemi con parole semplici agli americani con i suoi discorsi "davanti al caminetto". Obama per ora preferisce Facebook al caminetto. Un’altra mossa iniziale azzeccata di Roosevelt fu quella di guadagnarsi il consenso dei repubblicani, tagliando del quindici per cento gli stipendi degli impiegati pubblici. Ottenuto il plauso dei repubblicani, aprì le porte a programmi di spesa pubblica di tutti i tipi e senza un chiaro ordine logico, con l’unico obiettivo di far ripartire l’economia. Il New Deal è dunque nato alla giornata, non in un think-tank. Gli americani di oggi sono già stufi dell’approccio alla giornata seguito finora, con esiti deludenti, dal segretario al Tesoro Paulson. Per questo, a Obama viene chiesto di avere un piano e ha avuto qualche mese per prepararlo. Quello presentato alla Camera (due terzi di nuove spese e un terzo di minori tasse) è parso però troppo sbilanciato sul fronte della spesa ai repubblicani e a dieci democratici, che gli hanno votato contro. Roosevelt riuscì a ottenere un consenso bipartisan, Obama per ora no.