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 2009  febbraio 03 Martedì calendario

NON APRITE QUELLE PORTE


Case e ville maledette dove un giorno, oltre i vasi dei gerani e le tende ricamate alle finestre, si scopre l’orrore. Le porte si spalancano su crimini che restano inspiegabili anche quando i giudici trovano un colpevole come a Cogne; la ferocia irrompe nella normalità di una villetta a schiera come a Novi Ligure; le liti tra vicini sfociano in una strage di innocenti come ad Erba; strade e luoghi sconosciuti che all’improvviso si ritrovano con l’inferno dentro come a Garlasco. Le telecamere si spengono, i processi finiscono e perfino le pene si scontano ma quelle case con i loro terrazzini, i cancelli automatici, i giardini curati, diventano monumenti del macabro, restano simboli di una felicità perduta. O forse mai esistita.

Anche per questo Carlo Castagna ha deciso di donare alla Caritas il trilocale della strage, la casa al primo piano di via Diaz 25 ad Erba dove sua figlia Raffaella viveva con il marito Azouz Marzouk e il loro bimbo di due anni strangolato perché i suoi pianti e i suoi giochi erano troppo rumorosi per la vita sterilizzata e insonorizzata di Rosa Bazzi e Olindo Romano condannati all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Raffaella,di sua madre, di una vicina e del piccolo. Quell’appartamento diventerà il rifugio di famiglie disperate, ora è sotto sequestro perché i legali dei Romano fanno continui sopralluoghi in vista dell’appello ma le pareti annerite dal fumo ritorneranno bianche e qualche bimbo sgambetterà ancora tra le stanze che furono del piccolo Youssef.

La famiglia Stasi vuole liberarsi di una casa diventata una trappola. Il papà e la mamma di Alberto, unico indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, hanno messo in vendita la villa di Garlasco che somiglia a un castelletto, una fortezza inespugnabile che dall’agosto del 2007 è finita negli obiettivi di centinaia di fotografi assiepati come cavallette dietro il cancello di ferro. Non ci sono annunci immobiliari e nemmeno cartelli di vendesi, si fanno trattative riservate ma dopo tre mesi non è arrivata nessuna proposta. I genitori di Chiara, invece, sono tornati a casa per riprendersi la loro vita e, forse, anche un po’ di Chiara. Chissà, magari per lo stesso motivo, l’ingegnere Francesco De Nardo ha deciso di tornare nella villetta dell’orrore di Novi Ligure dove il 21 febbraio 2001 la sua Erika gli uccise la moglie e l’altro figlio di nove anni e sbriciolò quella vita che lui credeva instradata sui binari che portano diritti alla felicità.

Lo chalet in legno e ardesia che Stefano Lorenzi aveva tirato su a Cogne è diventato un museo dell’orrore in mezzo alle montagne innevate. Anche ora che Annamaria Franzoni è finita in carcere per l’omicidio del figlio Samuele, quella casa è sotto sequestro. Blindata perché il processo Cogne-bis sulle prove falsificate è ancora in corso. Chiusa, con dentro i brandelli di una vita che prima del 31 gennaio 2001 doveva essere stata - o sembrata - normale. Inviolabile, eppure tutti siamo entrati nella villa da Mulino bianco di montagna ridotta a un plastico nel salotto di Bruno Vespa. Abbiamo buttato uno sguardo morboso sulla scala di legno che porta al primo piano, il pavimento, le lenzuola intrise di sangue, gli zoccoli bianchi di Annamaria. E poi sulla foto di Samuele con gli occhioni spalancati appesa alla parete della camera da letto che è diventata la sua tomba. L’ultima volta la Franzoni è entrata a casa sua con l’avvocato Paola Savio per fare un sopralluogo. Era l’otto marzo del 2007. uscita portandosi il fiocco azzurro che aveva scelto per annunciare la nascita di Sammy e alcuni peluche. «Anche le intenzioni sul futuro della casa sono sequestrate», ci spiega la Savio.

 ancora sotto sequestro la casa di via Pergola 7 a Perugia, un casolare che sembra il rifugio delle bambole e che è stato teatro dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Una cucina, tre camere da letto due bagni al primo piano che restano a disposizione degli inquirenti. Vuoto anche l’appartamento che dà sulla strada. La proprietaria, la signora Aldelia Tattanelli, affittava tutta la casa agli studenti per un totale di circa duemila euro al mese. Che non incassa più, anche per questo si è costituita parte civile nel processo. «Il futuro di questa casa è un’incognita anche se alcuni agenti immobiliari sostengono che i luoghi dei delitti hanno un certo fascino», dice l’avvocato Letizia Magnini.

Gli anni passati non hanno cancellato il ricordo della casa della famiglia Carretta. Ferdinando, che ha confessato l’omicidio di mamma, papà e fratello ha ottenuto la semilibertà e ha ereditato l’appartamento al primo piano di via Rimini a Parma. Centoventi metri quadrati, tre camere dal letto, soggiorno, bagno, cucina e il ripostiglio dati in affitto a un’altra famiglia. Ferdinando ha chiarito che non tornerà mai a vivere in quell’appartamento ma si limiterà a riscuotere l’affitto.

La villa dei Maso sulle colline di Montecchia di Crosaro, in provincia di Verona, è stata venduta. Qui Pietro, ora in semilibertà, uccise mamma Rosa e papà Antonio per prendersi l’eredità. Era il 1991. ancora chiusa ma recentemente è stata messa in vendita la villetta di Ferrazzano, in provincia di Campobasso dove il 28 aprile del 2005 Angelo Izzo, il mostro del Circeo, massacrò madre e figlia e le sotterrò nel giardinetto che circonda la casa. Sei anni fa è stata acquistata la splendida villa del delitto del Circeo. Completamente ristrutturato e venduto l’appartamento di via Poma 2 a Roma dove nel ”90 fu trovato il corpo di Simonetta Cesaroni. Una società ha comprato la villa dell’Olgiata: qui, sedici anni fa, la contessa Alberica Filo della Torre fu uccisa da una mano ancora sconosciuta. Ora, nuovi proprietari si aggirano per le immense stanze del mistero. Andrà all’asta la sfarzosa e maledetta villa Altachiara di Portofino che conserva il giallo sulla fine della contessa Francesca Vacca Augusta. Uscita in accappatoio bianco e ciabatte spaiate, scivolò sulle foglie bagnate e cadde dalla scogliera. Fu trovata tre settimane dopo nelle acque della Costa Azzurra.