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 2009  gennaio 31 Sabato calendario

Le vittime non hanno paura. Il 19 gennaio l’avvocato Stanislav Markelov e Anastasija Baburova, una giornalista di Novaja Gazeta, sono stati uccisi nel centro di Mosca

Le vittime non hanno paura. Il 19 gennaio l’avvocato Stanislav Markelov e Anastasija Baburova, una giornalista di Novaja Gazeta, sono stati uccisi nel centro di Mosca. L’assassino è piombato alle loro spalle e ha mirato alla nuca. Non aveva motivo di temere: in Russia neanche uno di questi omicidi politici commessi alla luce del sole è ancora inito con un processo o una condanna. Stanislav Markelov era un avvocato eccezionale. Accettava casi pericolosi e disperati. In Cecenia rappresentava spesso gli interessi delle vittime dei maltrattamenti e della tortura. Si era occupato anche dei casi di persone aggredite dai gruppi fascisti russi. Stanislav difendeva chi era stato ucciso o umiliato dallo stato. Era un amico del nostro giornale ed era il nostro consulente legale. Si occupava dei casi scoperti da Anna Politkovskaja, difendeva le persone citate nei suoi articoli. Rappresentava i nostri giornalisti in tribunale. Stanislav, per esempio, era il legale della famiglia di Igor Domnikov, un redattore di Novaja Gazeta assassinato nel 2000, e aveva provato a costringere le autorità a processare i responsabili di quell’omicidio, ancora oggi a piede libero. Anastasija Baburova era entrata nella nostra redazione solo a ottobre. Voleva lavorare per il giornale e aveva deciso di indagare sui crimini commessi dai gruppi neonazisti russi. Ma ha avuto pochissimo tempo per farlo. Fondamentalmente, Stanislav e Anastasija erano solo delle persone per bene, che non potevano tollerare quello che la maggior parte dei cittadini tollera in questo paese. Ed è bastato questo ai signori della Russia e a chi gode della licenza di uccidere per decidere la loro condanna. Markelov e Baburova sono solo le ultime vittime tra chi non si adegua al sistema. Un avvocato moscovita di 34 anni, che difendeva i ceceni contro l’esercito russo e i soldati russicontro i loro comandanti corrotti. Aveva denunciato i neonazisti difesi dal regime e aveva difeso gli antifascisti sbattuti in prigione dal regime. Markelov difendeva i giornalisti e gli attivisti, ed era egli stesso un difensore dei diritti umani. Per questo, nell’élite degli avvocati moscoviti era considerato un outsider. Anche Nastja Baburova era una romantica ribelle, un’anarchica che aveva partecipato al movimento antifascista e alla Marcia dei dissidenti organizzata da Garry Kasparov. Non si trovava per caso in compagnia di Markelov. Aveva scelto consapevolmente quella strada. Agli occhi del regime e della gente comune, che vuole solo tenersi fuori dai guai e sopravvivere, la scelta di Nastja aveva reso anche lei un’outsider. per questo che nel nostro paese sono in pochi a morire come lei, lottando per incastrare gli assassini. Nell’ufficio davanti al quale sono stati uccisi Stas e Nastja, la gente ha sentito gli spari e ha capito subito cos’era successo. Ma hanno avuto paura di uscire, perino di guardare fuori dalla inestra. Il movente dell’omicidio di Markelov può essere trovato in quasi tutti i casi che seguiva. Il caso Budanov, per esempio. Stanislav Markelov voleva chiedere nuove imputazioni contro l’ex colonnello Jurij Budanov, appena rilasciato su cauzione, per lo stupro e l’omicidio di Elza Kungaeva. Le possibilità di successo erano buone, visto che i dettagli del crimine, avvenuto nel 2000, erano nelle carte processuali. Dietro il duplice omicidio potrebbero esserci anche gli ex superiori e complici di Sergej Lapin, detto il ”cadetto”, un veterano della guerra in Cecenia. Lapin era stato condannato a undici anni di prigione per il rapimento, la tortura e l’omicidio del giovane ceceno Zelimkhan Murdalov. Stanislav Markelov rappresentava i genitori di Zelimkhan in tribunale. Anche i superiori di Lapin avevano partecipato a episodi di rapimento e di tortura. I mandati di arresto sono stati emanati anni fa, ma ora nessuno sa dove siano finiti. L’ordine di uccidere l’avvocato può essere arrivato anche dalla Cecenia. Markelov aveva accettato casi che riguardavano le prigioni segrete costruite nel villaggio originario della famiglia di Ramzan Kadyrov, Tsentoroj, dove molti ceceni vengono torturati e uccisi. Dopo l’omicidio di Anna Politkovskaja, legata a Stanislav Markelov dall’interesse per il Caucaso settentrionale, ci siamo resi conto che molti di noi – giornalisti, avvocati e attivisti del giornale – potevano essere i prossimi. Dopo la morte di Anna ci aspettavamo che il regime parlasse chiaro e agisse in modo deciso. Invece abbiamo sentito cose che sarebbe stato meglio non sentire mai. Il 19 gennaio alla lista dei nostri caduti si sono aggiunti Markelov e Baburova. Non c’è da stupirsi. Non siamo i soli ad aver capito il messaggio mandato dal regime: l’ha capito benissimo anche tutta la spazzatura fascista del paese. Non è un caso che Stanislav e Nastja fossero amici da anni (e lei ne aveva appena venticinque). Erano persone con una percezione chiarissima del bene e del male: termini astratti che acquistano significato quando una persona passa all’azione. Gli assassini non hanno paura perché sanno che resteranno impuniti. Ma neanche le vittime hanno paura, perché quando difendi gli altri smetti di temere per te. Ad avere paura oggi sono quelli che restano fuori dai guai, cercando di sopravvivere a questi tempi bui. Anche se per qualche strana ragione i tempi bui sembrano destinati a non finire mai.