Alessandro Ricupero, Sole 24 Ore 31/1/2009, 31 gennaio 2009
Siracusa - Negli anni Ottanta la manodopera specializzata della zona industriale di Siracusa realizzava le piattaforme d’acciaio per l’estrazione del petrolio nei mari di tutto il mondo
Siracusa - Negli anni Ottanta la manodopera specializzata della zona industriale di Siracusa realizzava le piattaforme d’acciaio per l’estrazione del petrolio nei mari di tutto il mondo. Oggi le maestranze siracusane, altamente specializzate, del polo petrolchimico tra i più importanti d’Europa sono ancora in giro per il mondo. Come gli operai del Gruppo Irem, società con un volume d’affari di 220 milioni di euro l’anno, duemila operai tra diretto e indotto, clienti come Eni, Total, Technip. Ha vinto un’asta come sub contractor dell’americana Jacobs, chiamata a sua volta da Total per realizzare un impianto di desolforazione all’interno di una raffineria del Lincolnshire. Un appalto da quasi 18 milioni di euro che dovrà essere completato in soli quattro mesi. Gara nel settembre scorso, a metà dicembre l’aggiudicazione. Agli inizi di gennaio i primi 93 lavoratori sono partiti per il Regno Unito. «La Total aveva esigenze di tempi immediati», spiega Mario Saraceno, 60 anni, ingegnere e amministratore unico del Gruppo Irem spa. In totale gli operai necessari alla realizzazione dell’impianto di desolforazione sono circa 300, 220 italiani gli altri portoghesi. «Dati i tempi molto ritretti - afferma Saraceno - era difficile far lavorare squadre miste, composte anche da operai del luogo. I portoghesi lavorano con noi da anni. Ma per tutti i servizi, la logistica, dagli alloggi al trasporto, ci siamo rivolti a ditte del luogo. Inoltre con noi lavorano in totale circa venti inglesi, tra impiegati e operai di alcune ditte». Saraceno è amareggiato. I suoi dipendenti non sono potuti uscire di sera, perché l’autobus è stato bloccato dai manifestanti. intervenuta la polizia, ma la società ha preferito non correre rischi. «Sono amareggiato e dispiaciuto. Spero che la vicenda sia ricondotta al buon senso». I suoi operai lavorano in tutto il mondo realizzando impianti chimici per gasdotti e per la produzione di energia per conto di multinazionali. Stanno terminando in Arabia Saudita la realizzazione del più grosso impianto di etilene al mondo. Un lavoro da 150 milioni di dollari. «Ma in quel caso gli operai sono circa 2.500, di 14 nazionalità diverse». Un invito a un grande senso di responsabilità da parte di tutti arriva dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che avverte: «Dobbiamo stare molto attenti a non far prevalere proteste come quella inglese. La nostra prosperità in Europa è stata determinata dalla capacità degli Stati membri di allargare il mercato e far circolare merci e persone. Se oggi affrontiamo la grande crisi sapendo che pagheremo un prezzo ma riusciremo a superarla, lo dobbiamo proprio a questo. La Irem è una grande azienda italiana che se va a lavorare in Inghilterra non va per escludere i lavoratori inglesi, fa un lavoro di altissima specializzazione e competenza. una vicenda che non va amplificata e che potrebbe portare a una rincorsa di atteggiamenti protezionistici. E di tutto abbiamo bisogno, tranne che di questo». Saraceno mostra un fax che arriva dall’Inghilterra. L’intestazione è dell’organizzazione sindacale Unite the Union che prende le distanze dai dimostranti. Secondo Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo economico, «si tratta di episodi frutto di ignoranza che sfiorano il razzismo, che vanno subito e da tutti condannati con chiarezza e determinazione. Siamo pronti a sostenere come governo la siracusana Irem spa che ha vinto una commessa importante a dimostrazione che le aziende siciliane sono attive e benvolute all’estero proprio perché possiedono il know how necessario per competere sui mercati internazionali.». Duro l’attacco del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo: «Interverrò presso il ministero degli Esteri, perché voglio chiarire i contorni della vicenda. Se fossero confermare le notizie in merito a odio xenofobo contro i siciliani, non avremmo esitazioni a interrompere le trattative con il gruppo Erg-Shell, che dall’Inghilterra propone di realizzare un rigassificatore proprio nella provincia di Siracusa, a Priolo».