Libero, 30/1/2009, 30 gennaio 2009
IL CARTEGGIO TRA BATTISTI E TORREGIANI
«Carissimo Alberto, non so come dirlo ma ho ricevuto una lettera per voi». 14 luglio 2008. Alberto Torregiani riceve una mail dal Brasile. Oggetto: una lettera per voi. Alberto è figlio del gioielliere Pierluigi, freddato il 16 febbraio 1979 in un agguato punitivo firmato dal gruppo terroristico di sinistra ”Proletari Armati per il Comunismo”. Durante il conflitto a fuoco, l’allora 15enne Alberto fu colpito da una pallottola. Da quel giorno è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Come mandante dell’omicidio fu condannato Cesare Battisti. Detenuto nel carcere di Frosinone, Battisti riuscì ad evadere e fuggire a Puerto Escondido, riparando poi in Francia e quindi in Brasile per evitare di finire dietro le sbarre, in Italia.
di questi giorni la polemica tra Roma e Brasilia. Il nostro governo chiede al Paese sudamericano la consegna di Battisti, ma il presidente Lula non ci sente. Fatto sta che vittima e carnefice hanno avuto modo di scriversi, scambiando opinioni dopo i drammatici fatti del 1979. Torregiani, infatti, ha accettato la lettera che un’intermediaria, la scrittrice francese Frédérique Vargas, gli ha girato da Brasilia. Scrive la donna ad Alberto: «Perdonate di averla letta, ma era in portoghese e ho dovuto tradurla in italiano. Posso dunque garantirvi che non vi chiede nulla. Se accettate di leggerla, potete darmi il vostro indirizzo?». Torregiani ha detto sì, ha preso atto della missiva di Battisti e gli ha risposto.
Suo padre Pierluigi era stato ammazzato per vendetta. Poco prima del suo omicidio, era il 22 gennaio 1979, il gioielliere stava tornando da un’esposizione di preziosi organizzata in una televisione privata, accompagnato da familiari e amici. Mentre stava cenando in una pizzeria di via Marcello Malpighi, dei malviventi tentarono di rapinarlo. Torregiani e un suo accompagnatore reagirono. Ne scaturì una sparatoria e, alla fine, un bandito e un altro cliente rimasero a terra senza vita. Ci furono anche alcuni feriti, tra cui lo stesso Torregiani. I Proletari Armati per il Comunismo non gliela perdonarono. Decisero di freddarlo il prima possibile. Dopo averlo ammazzato, riducendo il figlio su una sedia a rotelle, lo stesso gruppo di estremisti di sinistra colpì anche in Veneto, a Santa Maria di Sala, dove uccise il macellaio Lino Sabbadin.