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 2009  gennaio 27 Martedì calendario

CHI E’ IL PADRE DI MIO FIGLIO? E’ BOOM DI TEST PRENATALI


Le donne infedeli corrono ai ripari e in Gran Bretagna è boom per i test prenatali in grado di stabilire prima della nascita la paternità del feto. Il servizio viene offerto da alcune compagnie mediche private che effettuano ogni sorta di analisi sul patrimonio genetico, dalla predisposizione al cancro al tracciato del proprio albero genealogico.
Così centinaia di fedifraghe si stanno rivolgendo a questi laboratori per accertarsi di essere incinte dell’uomo giusto. Le polemiche però sono già scoppiate. Secondo le associazioni cattoliche e per la vita questo genere di test di paternità prenatale può aumentare il numero di aborti, perché può indurre la donna a interrompere la gravidanza una volta scoperto che il bambino non è frutto dell’amore coniugale. L’esame è talmente controverso che alcuni laboratori privati si rifiutano persino di effettuarlo. Rebecca Butler, della Dna Bioscience di Londra, per esempio, ha dichiarato al Sunday Times che «per questioni morali» la sua compagnia non se la sente di offrire questo servizio: «E’ un campo molto delicato. Il marito viene completamente dimenticato e lasciato all’oscuro, per questo non ci sentiamo a nostro agio».
Chi invece pare stia facendo affari d’oro sulla pelle dei traditi è la Dna Solutions, con cliniche in tutto il mondo (Italia compresa). Il direttore del marketing della filiale londinese, Dan Leigh, ha rivelato che la compagnia esegue fino a 500 test di paternità all’anno solo nel Regno Unito. Bastano circa 230 sterline (243 euro) per togliersi ogni dubbio. Per stabilire il profilo genetico del feto si può ricorrere all’amniocentesi o al prelievo dei villi coriali, tra la undicesima e la diciottesima settimana di gravidanza. Entrambe le procedure, ammette la Dna Solutions, possono comportare rischi sia per la donna che per il bambino, soprattutto possono provocare l’aborto. Ma di questo le clienti sono avvertite. Per poter poi confrontare il Dna ottenuto con quello dell’amante, potenziale padre, serve una dichiarazione scritta di quest’ultimo che acconsente all’esame. Non basta quindi strappargli un capello e portarlo in laboratorio.
Leigh ammette che alcune donne, dopo aver saputo l’esito del test propendono per l’aborto. «Ma la percentuale è minima - assicura - Molte decidono di dare il bambino in adozione oppure mettono fine alla vecchia relazione e ufficializzano quella clandestina».
Per gli antiabortisti questi test sono un orrore. «E’ molto preoccupante - commenta Josephine Quintavalle del gruppo Comment of reproductive ethics - Chi propone queste analisi non fa che incoraggiare soluzioni estreme».
Difficile però dare torto alle mamme o ai padri dubbiosi. Secondo un recente studio della John Moores University di Liverpool in Gran Bretagna un uomo su venticinque cresce il figlio di qualcun altro. E solo qualche giorno fa ha commosso e stupito la storia della 22enne Elspeth Chapman, che per 17 anni ha chiamato papà l’uomo sbagliato. Lo ha scoperto leggendo, per caso, il diario della madre.