Stephen Jay Gould, la Repubblica 29/1/2009, 29 gennaio 2009
UN ENIGMA TRA MARX E DARWIN
Anticipiamo un brano del libro "I Have Landed. Le storie, la storia" di , Codice edizioni, Pagg. 452, euro 33 in uscita in questi giorni
Torniamo all´Highgate Cemetery, e alla sepoltura di Karl Marx, avvenuta il 17 marzo 1883. Friedrich Engels, che per tutta la vita fu amico e collaboratore di Marx (e anche suo "angelo" finanziario, grazie a un´azienda tessile di famiglia a Manchester), descrisse la cerimonia: raccolta, breve e modesta. Lo stesso Engels pronunciò un breve discorso in inglese comprendente il seguente commento, molto citato: «Proprio come Darwin scoprì la legge dell´evoluzione nella natura organica, Marx scoprì la legge dell´evoluzione nella storia umana». Sebbene le cronache dell´epoca varino un poco, le più generose fissano a nove il numero dei convenuti sul luogo della sepoltura � uno iato fra risonanza immediata e influenza successiva superato forse soltanto dalla sepoltura di Mozart in una fossa comune (escludo, naturalmente, uomini famosi come Bruno e Lavoisier, ai quali, essendo stati condannati a morte, fu ufficialmente negato ogni rito funebre).
L´elenco dei presenti ha una sua logica (con un´unica eccezione). Presenziarono al rito la moglie e la figlia di Marx (un´altra figlia era morta da poco: un evento che esacerbò la depressione di Marx e probabilmente ne accelerò la fine), i suoi due generi francesi socialisti (Charles Longuet e Paul Lafargue) e quattro persone non imparentate con il defunto ma che avevano con lui legami di vecchia data, oltre a impeccabili credenziali di socialisti e attivisti. Costoro erano: Wilhelm Liebknecht, fondatore e leader del Partito socialdemocratico tedesco (il quale tenne un vibrante discorso in tedesco che � insieme all´orazione funebre in inglese di Engels, a una breve dichiarazione in francese di Longuet e alla lettura di due telegrammi inviati dal partito dei lavoratori francese e spagnolo � costituì l´intero programma delle esequie); Friedrich Lessner, condannato a tre anni di carcere al processo contro i comunisti celebratosi a Colonia nel 1852; G. Lochner, descritto da Engels come «un vecchio membro della Lega comunista»; e Carl Schorlemmer, un professore di chimica di Manchester, ma anche vecchio seguace comunista di Marx ed Engels, combattente a Baden nell´ultimo sollevamento dei moti rivoluzionari del 1848.
Il nono e ultimo convenuto, però, sembra entrare nel quadro appena descritto come il proverbiale cavolo a merenda, così che pare esservi inserito a forza, come un oggetto quadrato in un buco rotondo: si tratta di E. Ray Lankester (1847-1929), già allora giovane biologo evoluzionista britannico di spicco e insigne discepolo di Darwin, ma che in seguito sarebbe diventato � come Professor Sir E. Ray Lankester K.C.B. (Cavaliere dell´Ordine di Bath), M.A. (la laurea "guadagnata" di Oxford o Cambridge),D.Sc. (una successiva laurea honoris causa come dottore in scienze), F.R.S. (fellow della Royal Society, la più prestigiosa accademia della scienza britannica) � fra i più celebrati e i più boriosi scienziati britannici tradizionalisti e socialmente eminenti. Lankester salì la scala accademica partendo da esordi esemplari, fino a raggiungere un finale di massimo rilievo, dapprima come professore di zoologia allo University College di Londra, poi come Fullerian Professor di fisiologia alla Royal Institution, e infine come Linacre Professor di anatomia comparata alla Oxford University. Diede poi l´ultimo tocco alla sua carriera assumendo la direzione (dal 1898 al 1907) del British Museum (Natural History): nel suo campo, la posizione di massimo potere e prestigio. Perché mai, in nome del cielo, questo perfetto esemplare di rispettabilità britannica, questo scienziato d´élite, fondamentalmente conservatore, si trovava insieme a un gruppo di vecchi comunisti (per la maggior parte tedeschi) al funerale di un uomo descritto da Engels, nella sua orazione funebre, come il «più odiato e calunniato del suo tempo»?
Lo stesso Engels sembrò percepire l´anomalia quando, nel concludere il suo rapporto ufficiale sulle esequie pubblicato su Der Sozialdemokrat di Zurigo il 22 marzo 1883, scriveva: «Le scienze naturali erano rappresentate da due celebrità di prima grandezza, lo zoologo Professor Ray Lankester e il chimico Professor Schorlemmer, entrambi membri della Royal Society di Londra». Certo, ma Schorlemmer era un compatriota di Marx: suo amico da sempre e suo alleato politico. Lankester invece conobbe Marx non prima del 1880 e non poteva esser definito � nessuno sforzo di immaginazione sarebbe bastato � né un suo sostenitore politico, né un suo simpatizzante (al di là della condivisione di una assai generale convinzione nel miglioramento degli esseri umani attraverso l´educazione e il progresso sociale). Inizialmente Marx si era rivolto a Lankester allo scopo di farsi raccomandare un medico per la moglie e la figlia malate, e in seguito anche per se stesso. Evidentemente, questo contatto professionale si era poi sviluppato diventando una salda amicizia. Ma che cosa poteva aver avvicinato due persone così profondamente diverse?
Sicuramente non possiamo cercare la causa primaria di quella cordiale simpatia in qualche aspetto radicale dell´opera biologica di Lankester che possa essere accostato al tenore dell´impresa di Marx nel campo delle scienze politiche. Lankester può essere considerato il miglior morfologo evoluzionista della prima generazione di biologi impegnati a riflettere sulle implicazioni dell´epocale scoperta di Darwin. Oggi però gli studi di Lankester appaiono come poco più di un´esemplificazione delle idee di Darwin e di una loro applicazione a diversi gruppi specifici di organismi: un lavoro di "completamento" che spesso fa seguito ai grandi progressi teorici, ma che a posteriori non sembra esprimere il dono d´una grande originalità. (...)
Quando ci chiediamo perché un biologo fondamentalmente conservatore come Lankester poteva aver apprezzato e tenuto in gran considerazione la compagnia di un vecchio agitatore come Karl Marx, fatichiamo a non guardare quest´ultimo attraverso le lenti delle successive catastrofi umane perpetrate in suo nome � da Stalin a Pol Pot. D´altra parte, quand´anche decidessimo di ritenere Marx in parte responsabile per non aver previsto le possibili conseguenze delle sue stesse dottrine, dobbiamo comunque ammettere che nel 1883, quando egli morì, quelle tragedie erano ancora in un futuro inconoscibile. Il Karl Marx che conobbe Lankester nel 1880 non dev´essere confuso con il Karl Marx portabandiera postumo di alcuni dei peggiori crimini commessi nella storia dell´umanità. Quando accostiamo E. Ray Lankester (massiccio, imponente relitto della biologia vittoriana ed edoardiana) a Karl Marx (citato come colui che fornì una base razionale alla carriera omicida di Stalin) e poi ci domandiamo come due uomini così diversi potessero stare nella stessa stanza, e meno che mai provare il calore dell´amicizia, commettiamo dunque un errore.
Nel 1880, Lankester era un giovane biologo di ampie vedute sulla vita e sull´intelletto, dotato di una mente libera a cui non importava un accidente delle convenzioni di rispettabilità politica, a prescindere dalle sue stesse posizioni, fondamentalmente conservatrici. Dimostrando una rara gamma d´interessi fra gli scienziati di professione, amava anche l´arte e la letteratura e sapeva molto bene il francese e il tedesco. Inoltre, ammirava in modo particolare il sistema universitario tedesco � all´epoca orgoglioso modello d´innovazione �soprattutto nel momento in cui lo confrontava con il meschino classicismo di Oxford e Cambridge, tanto spesso oggetto del suo massimo disprezzo e della sua frustrazione.
Perché mai Lankester non avrebbe dovuto godere, addirittura aver cara, l´attenzione di un intelletto straordinario come quello di Karl Marx (giacché proprio questo fu: un intelletto straordinario, qualsiasi cosa si voglia pensare delle sue dottrine e delle loro conseguenze)? Che cosa avrebbe potuto far più piacere a Lankester dell´amicizia di un uomo più anziano tanto brillante, che conosceva così bene l´arte, la filosofia e i classici, e che riassumeva in sé l´eccellenza intellettuale tedesca, oggetto della sua massima ammirazione? E quanto a Karl Marx � vecchio, malato, gravemente depresso �, che cosa avrebbe mai potuto offrirgli più sollievo, all´ombra della morte, della compagnia di giovani ottimisti, entusiasti, intelligenti, nel fiore del loro sviluppo intellettuale?
Considerati sotto questa luce � ossia nella luce appropriata del loro tempo, non viziata dalle distorsioni anacronistiche costituite da eventi successivi che, se noi non riusciamo a ignorare, loro non potevano tuttavia conoscere �, Marx e Lankester sembrano idealmente adatti, anzi quasi destinati, alla calda amicizia che infatti nacque fra loro.
Tutti gli studi storici � che si tratti di tracciare biografie umane o linee evolutive in biologia � soffrono potenzialmente di questa fallacia "presentista". Chi scrive nel presente conosce le conseguenze imprevedibili generate dagli eventi passati � e spesso giudica, in modo improprio, motivi e azioni dei soggetti in studio in termini di scenari futuri, all´epoca inconoscibili. Capita così, fin troppo spesso, che gli evoluzionisti collochino un´esigua linea marginale di pesci devoniani (creature che vivevano in piccole raccolte d´acqua dolce) molto in alto nella scala dell´essere, e li considerino destinati al successo: perché oggi noi sappiamo � ma solo a posteriori � che da questi organismi furono generati tutti i moderni vertebrati terrestri, compresi noi, i tanto glorificati esseri umani. E tributiamo un onore eccessivo a una particolare specie di primati africani, considerandola fondamentale per lo slancio in avanti dell´evoluzione, solo perché il nostro tipo esclusivo di coscienza sorse, grazie a favorevoli contingenze, proprio da quel ceppo precario. E se in passato noi nordisti oltraggiammo Robert E. Lee tacciandolo di tradimento, oggi tendiamo invece a considerarlo in una luce più distaccata e benevola, come un uomo di principi e grandissimo leader militare; d´altra parte, nessuna posizione estrema � né l´una né l´altra � può cogliere o spiegare davvero quest´uomo affascinante nel contesto più appropriato del suo tempo.
Di fronte alla fortuna delle nostre attuali circostanze, un po´ di umiltà potrebbe farci bene. Un poco più di ammirazione per le realtà del passato � affrancate dal giudizio che scaturisce dal loro esito successivo, esito di cui noi soltanto possiamo essere a conoscenza � potrebbe aiutarci a comprendere la nostra storia, ovvero la fonte primaria della nostra presente condizione. Forse potremmo prendere a prestito una frase scritta da un uomo avvilito, che morì nel dolore, ancora straniero in terra straniera nel 1883, ma che almeno godette della consolazione offerta da giovani come E. Ray Lankester: un amico leale che non evitò il funerale di un espatriato tanto impopolare e reietto.
La storia rivela modelli e regolarità che aumentano le nostre capacità di comprensione. D´altra parte, essa esprime anche le imprevedibili debolezze della passione, dell´ignoranza e dei sogni di trascendenza umani. Per quanto sia legittimo decidere di giudicare le motivazioni e le intenzioni dei nostri predecessori, noi possiamo arrivare a cogliere il significato degli eventi del passato solo considerando i termini e le circostanze in cui essi ebbero luogo. Karl Marx cominciò il suo più celebre trattato storico, lo studio dell´ascesa al potere di Napoleone III, scrivendo: «Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno a loro arbitrario piacimento».