Matteo Orsucci, Libero 29/1/2009, 29 gennaio 2009
IL TEMPO FUGGE LA CRISI
Un orologio è il migliore amico dell’uomo. I ragazzini non lo apprezzano perché per loro la vita è scandita secondo altri ritmi: l’odore del caffè per casa che significa doversi alzare per andare a scuola, il pomeriggio con la fidanzata, l’estate e l’inverno, le vacanze tutti assieme… Il tempo non è mai uguale a se stesso nella vita della gente. Un orologio diventa il migliore amico dell’uomo quando si diventa soli nel dover affrontare un cartellino, una riunione, un impiego, una famiglia con figli da portare a scuola che altrimenti fanno tardi. Arthur Schopenhauer ha detto: ”Chi ha giuste intuizioni in mezzo a cervelli confusi si trova come uno che abbia un orologio che funziona in una città dove tutti i campanili hanno orologi che vanno male. Lui solo conosce l’ora esatta, ma a che gli giova? Tutti si regolano secondo gli orologi della città che indicano l’ora sbagliata, persino chi è al corrente che solo il suo orologio segna l’ora giusta”. L’essere umano è credulone e il relativismo imperante non aiuta nell’esegesi di una domanda facile all’apparenza tipo: ”Che ore sono?”. Si è concluso da pochi giorni a Ginevra il salone di alta orologeria, dove il tempo e i suoi misuratori sono stati protagonisti. Solo 16 marche, tra le più prestigiose. la fiera del lusso messo al polso, bellezza… E in questi mesi di crisi e catastrofi dei mercati, recessioni e deflazioni, mercati internazionali che sembravano diventati mercati del pesce fritto, la notizia è che il migliore amico di un uomo in realtà ha resistito alla crisi. Anzi, di orologi costosi se ne vendono assai di più.
L’italia al V posto
La Fédération de l’industrie horologère suisse FH, quale organo di controllo attento sui volumi di export di orologi svizzeri e sui dati di vendita, registra che l’Italia s’è ricavata il posto di quinto mercato mondiale, incrementando nel 2008 dell’1,8% la richiesta di pezzi dalle case madri. Se si aumenta la richiesta è ovvio che ci sia più domanda, banale legge di mercato. La Germania è proprio sopra di noi, quarti, loro hanno richiesto rispetto al 2007 ben il 16% in più, ma del resto l’aria di catastrofe millenarista che si respirava nei mesi scorsi a seguito delle varie analisi su bolle speculative e tutto il resto magari non aiutavano psicologicamente molto.
i marchi storici
Il dato interessante è che analizzando il venduto si nota una netta cesura. Gli orologi sotto un certa soglia di prezzo, hanno arrestato la crescita, mentre quelli che costituiscono per i vari marchi – marchi storici s’intende – il top di gamma non hanno soltanto tenuto, ma addirittura aumentato il volume di vendita. A confermarlo in prima battuta è Laura Burdese, amministratore delegato di Swatch group Italia che dice a Libero: «Abbiamo chiuso il 2008 sostanzialmente in linea con il 2007. Malgrado la difficile situazione economica e finanziaria, il Gruppo ha registrato nell’anno una buona performance. I brand del segmento haut de gamme-prestige hanno incrementato le vendite e le rispettive quote di mercato. Hanno tenuto bene anche i marchi medi e medio-bassi, in particolar modo Swatch, grazie anche ad una performance particolarmente positiva nei primi 9 mesi dell’anno. I primi sei mesi del 2009 non saranno sicuramente facili, ma prevediamo un miglioramento del mercato già a partire dalla primavera-estate. I nostri sono brand storici ed estremamente consolidati sul mercato, ed in questa congiuntura si aprono importanti opportunità per accrescere le nostre quote di mercato. Continueremo dunque ad investire sui nostri marchi, e al prossimo Salone dell’orologeria di Basilea presenteremo diverse novità interessanti sia a livello di tecnologia che di design e di materiali innovativi, in modo da poter soddisfare le richieste dei consumatori sempre più attenti ed esigenti».
Carlo Maria Ceppi è dal 2002 direttore di Iwc per l’Italia, ossia la storica casa made in Schaffhausen e nel 2008 è stato insignito anche della carica di mission delegate per l’Italia della Fondation de la Haute Horologerie (Fhh): «L’orologio non è affatto uno status symbol che prevede ostentazione da parte di chi lo acquista e lo indossa».
come un gioiello
«Un suv è chiaro che sia riconoscibile, un orologio attiene più alla sfera del gusto privato. come un gioiello. D’altro canto l’uomo in Italia non ha grande trasporto per la gioielleria, come invece accade in altri Paesi europei, quindi si concede e si concentra più su quello che è un piccolo grande sfizio, ossia un misuratore del tempo da portare al polso. Le gamme prestige dei grandi marchi poi offrono non solo una gratificazione per gli acquirenti, che sono sensibilmente aumentati nonostante la crisi, ma rappresentano un’oasi di evasione. Mi spiego meglio, ormai le grandi case offrono orologi a tema, come Iwc: le serie limitate dedicate a Jacques Cousteau per esempio non solo vengono viste come investimenti bensì come motivo d’impegno poiché la nostra casa madre è concretamente attiva nella salvaguardia dei patrimoni marini». Insomma, il tempo fugge alla crisi. Ogni orologio ha la sua storia.
Il Rolex è uno dei marchi storici per la nautica, Panerai è legato alle vicende della Grande Guerra e della sommergibilistica: grandi quadranti, di norma 44 millimetri, movimenti meccanici a carica manuale o automatici su cui negli anni si sono aggiunte variazioni sul tema. Cartier con le sinuose forme bizantine del Pascha, Le Coultre col mistero del suo Reverso, Eberard con la serie limitata dedicata a Tazio Nuvolari e Paul Picot che dedica una serie al centenario dell’Inter con un Techograph. E poi Iwc con la sua serie dedicata al Piccolo principe Antoine de Saint Exupéry, scrittore-aviatore e quindi ottimo soggetto per la gamma degli orologi dedicati al volo.