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 2009  gennaio 25 Domenica calendario

DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA – Racconta Alfredo Cazzola, sotto gli affreschi del suo palazzo settecentesco in strada Maggiore: «Sono nato alla Bolognina, da una famiglia operaia e socialista. Mio padre lavorava alla Calzoni, elettromeccanica e industria bellica: lui era tecnico dei sommergibili. E’ morto che avevo due anni. Era il 1952. Mia madre, casalinga, andò a lavorare come operaia nella tipografia del Resto del Carlino: unico benefit, il giornale a casa tutte le mattine... Quando sento parlare di famiglie che non arrivano alla fine del mese, so cosa significa: quando proprio non sapevamo come cavarcela, mia mamma mandava me dalla nonna, a trattare un prestito di 5 mila lire; quando andava un po’ meglio, mandava di nuovo me a restituirle ».
Racconta Giorgio Guazzaloca, nell’autobiografia «Una vita in salita» scritta con Alberto Mazzuca: «Al primo anno di avviamento fui promosso, al secondo bocciato. Lo dissi a casa: mamma Adelaide scoppiò a piangere, papà Guido invece fu lapidario: "Meglio, domattina vieni a bottega con me". Papà aveva una macelleria. Vita dura. Andavo in negozio alle 5 di mattina, davo una mano a tagliare la carne e a preparare il bancone, d’inverno prendevo l’acqua calda dal fornaio di fronte per scaldarmi le mani. Poi la macelleria di mio padre chiuse, e io andai a fare il garzone da un altro macellaio. Vita sempre dura. Anzi, più dura: il lavoro iniziava alle 4 del mattino. Quando a casa dissi che dovevo anticipare la sveglia di un’ora, papà mi rispose senza degnarmi di uno sguardo: "Me ai andèva a mezzanot"».
Guazzaloca a Bologna è considerato un mito che cammina: homo bononiensis, primo sindaco non comunista del dopoguerra, sopravvissuto a una ma-lattia che avrebbe abbattuto uno di quei manzi che affettava da ragazzo, forte di un rapporto diretto con i cittadini che hanno firmato in 45 mila per il suo ritorno. E ora si vede la candidatura contesa da Cazzola, personaggio centrale nella Bologna degli ultimi decenni, l’uomo che ha fatto del Motor Show la rassegna più visitata d’Italia, ha portato la Virtus – la Juventus del basket – alla prima Coppa dei Campioni, ha comprato il Lingotto e riportato il Bologna in serie A. Due vite quasi parallele (Guazzaloca è di sei anni più anziano), arrivate alla politica da lontano, e ora destinate a scontrarsi. Berlusconi, che stima Guazzaloca ma non lo ama, sulle prime ha accolto con simpatia la candidatura di Cazzola, subito appoggiata da An e Lega. Poi ha preso tempo – una settimana, forse più – per decidere, dopo aver visto i sondaggi che danno Guazzaloca sopra Cazzola di quasi dieci punti al primo turno e vincente al secondo sul candidato del Pd Flavio Delbono. Sì, perché tutto questo accade nella città rossa, dove il disastrato partito democratico sfiora ancora la maggioranza assoluta ma alle primarie ha incoronato un ex democristiano che – come raccontano i bolognesi sotto i portici – si può anche votare, ma di cui non si saprebbe che dire.
Non a caso, il vero obiettivo polemico di Cazzola è proprio Guazzaloca: «Io l’ho pure votato. Riconosco che condusse il suo mandato onorevolmente. Ma nello scontro con Cofferati perse 6-0, 6-0. Di solito il sindaco uscente ha qualche margine di vantaggio sullo sfidante; invece Guazzaloca al primo turno fu cancellato. E in politica le sconfitte contano. Il ritorno di Guazzaloca è una strategia che coltiva la sconfitta. Non può vincere, perché ha già perso. Il giudizio su di lui i bolognesi l’hanno dato cinque anni fa. E attorno a lui vedo personaggi, da Casini a frange del Pdl, animati dagli interessi personali più diversi tranne la conquista della città».
Neppure Guazzaloca è entusiasta della candidatura di Cazzola: «E’ un berluschino, senza l’intelligenza e le risorse di Berlusconi. A Bologna diciamo: uno ”sborone”. Parla sempre di soldi: i soldi che vanno a Milano per l’Expo, i soldi che non arrivano a Bologna… Certo, lui ne ha molti più di me. Ma possibilità di vincere, zero. Piace ai giornalisti, quando dice che farà tutto da solo, senza chiedere finanziamenti a nessuno. Ma non piace alla nobiltà industriale, che non lo considera dei suoi, e all’elettorato di sinistra che diffida degli imprenditori. Non ha alcuna esperienza amministrativa, non sa cosa siano una delibera, un consiglio comunale. E poi è inattendibile. Il socio di Consorte. Pelo sullo stomaco e faccia tosta. Prima ha detto di non volersi candidare, poi ha cambiato idea, ma la sua è sembrata una rivalsa dopo il no di Comune e Provincia a un suo progetto imprenditoriale. Quel che ha comprato l’ha sempre venduto: il Motor Show, la Virtus, il Lingotto, ora anche il Bologna. Annunciò di aver trovato uno zio d’America, il fantomatico avvocato Tacopina. Peccato non avesse una lira. L’avvocato Tacopina venne in città, scese al Baglioni, ripartì senza pagare né la squadra né l’albergo».
Cazzola rivendica la sua storia per intero: «Guazzaloca ha sempre avuto incarichi istituzionali, tipo Camera di Commercio. Io ho sempre fatto l’imprenditore, e soprattutto ho lavorato tantissimo. Nel ’67, quando scoppiava la rivolta, io andavo all’estero. Due anni in Svezia: di giorno nei centri commerciali, la sera a distribuire i giornali, sotto il sole di mezzanotte. Poi due anni a Berlino Ovest. Al ritorno mi misi in proprio: allestimenti fieristici. Per cinque anni non ho fatto ferie, la prima vacanza l’ho presa nel ’76, una settimana all’Elba con la mia futura moglie. Ho venduto le mie partecipazioni nelle fiere perché avevo capito che il settore si stava ridimensionando e arrivava la grande crisi. Certo, mi è spiaciuto che Cofferati e la Provincia abbiano bocciato Romilia, la nuova città con lo stadio che avrei voluto costruire. Ma ora la gestione degli affari è in mano ai miei due figli. Potrei comprarmi una barca e fare il giro del mondo, invece voglio dedicarmi alla mia città. Quanto a Consorte, l’ho conosciuto due anni fa e ne ho grande stima. E’ un bravissimo manager, di grandi capacità e dal curriculum straordinario, nel solco della storia delle cooperative bolognesi. Ma non sono suo socio, non più di quanto sia socio delle Generali: ho una quota infinitesimale della sua Intermedia, così come ho azioni del Leone. Hanno scritto che Liana, la compagna di Consorte, guida la mia campagna; non è così, la sua agenzia di comunicazione ha sede nella corte Isolani, qui di fronte, e mi cura l’ufficio stampa».
Cazzola e Guazzaloca hanno in comune più aspetti di quanti siano disposti a riconoscere. Hanno lo stesso eroe: Enzo Ferrari. E lo stesso giudizio pessimo su Cofferati e positivo sulle vecchie giunte rosse. Il Guazza ha sempre detto che il suo modello è Dozza, il «sindaco del pane». Cazzola spiega ora che «in Svezia e in Germania ho toccato con mano la grande tradizione socialdemocratica dei Palme e dei Brandt; e qui in Italia quel che le assomigliava di più era l’amministrazione comunista di Bologna. Ora la rappresentanza delle classi popolari del Nord, che un tempo era del Pci, è della Lega». Non è molto diverso neppure il giudizio su Berlusconi. Guazzaloca ama raccontare di quando il Cavaliere gli mandò i manifesti con la foto, e lui anziché affiggerli li chiuse nello sgabuzzino a doppia mandata. Cazzola lo definisce «un uomo che sa affascinare le persone, sa buttarsi in ogni mestiere e ottenere grandi risultati. Ma per il momento il giudizio su di lui come premier è sospeso: deve affrontare una crisi drammatica che non ha ancora fatto sentire gli effetti peggiori. In ogni caso, Berlusconi non l’ho mai votato. Nella Prima Repubblica mi riconoscevo nel Pri. Nel ’96 ho votato Prodi e l’ho pure finanziato: il palco del San Paolo di Napoli, tappa finale del pullman, l’abbiamo messo su noi. Ma il secondo Prodi mi ha deluso: al suo posto non avrei mai fatto un governo appeso alla salute dei senatori a vita. Comunque nel 2006 e nel 2008 ho votato Udc. Non sono uomo di destra, né per nascita né per formazione ».
Una cosa è certa: il candidato unico del centrodestra non ci sarà. Cazzola fa sapere che non intende rinunciare: «Questi sondaggi non sono affidabili. Ho annunciato la candidatura da pochi giorni. Berlusconi aspetterà di avere numeri seri, magari tra un mese, e deciderà. Io andrò avanti in ogni caso». Quanto a Guazzaloca, «forse Cazzola pensava che, con lui in campo, mi sarei ritirato per non rischiare il mio stipendio all’Antitrust. Non sa che io sono matto, e dello stipendio non mi importa nulla. Il 7 febbraio faccio la mia convention al teatro Manzoni per presentare la candidatura, e spero in una marea di gente. Non aspetto i partiti. Voglio avere l’investitura dei bolognesi ».
Ex macellaio
Guazzaloca: papà aveva una macelleria. Vita dura. Andavo in negozio alle 5 del mattino. Poi lui chiuse e finii a fare il garzone
Famiglia operaia
Cazzola: sono nato da una famiglia operaia e socialista. Mio padre è morto che avevo solo due anni
Aldo Cazzullo