Wall Street Journal, 30 gennaio 2009, 30 gennaio 2009
Di solito il vertice del World Economic Forum di Davos è, per manager ed economisti, l’occasione di incontrarsi e partecipare a ricchissime feste
Di solito il vertice del World Economic Forum di Davos è, per manager ed economisti, l’occasione di incontrarsi e partecipare a ricchissime feste. Quest’anno, con la crisi, il clima è molto diverso. Tutto è all’insegna dell’umiltà. L’amministratore delegato di Gucci, Robert Polet, ha partecipato a una simulazione di campo profughi, un’esercitazione che quest’anno a Davos si ripete 5 o 6 volte al giorno, con una trentina di partecipanti. Ognuno ha un suo ruolo. Polet era Mustafa, rifugiato arabo disperato alla ricerca dei suoi sei figli mentre fuori infuria la guerra. Con una banda in testa, un marsupio e una carta d’identità finta Polet-Mustafa, con altri manager, ha dovuto strisciare verso un campo profughi scortato da guardie armate che puntavano le armi contro di loro. Quindi è stato piazzato in una tenda dove ha dormito con altri mentre fuori si sentivano urla e pianti di bambini e donne. A un certo punto è uscito alla ricerca dei suoi figli, e le guardie lo hanno fatto rientrare puntandogli i mitra alla testa. ”Esperienza orribile – ha detto Polet – non mi sono mai sentito così indifeso”. ”Dovremmo avere lo stesso livello di determinazione quando salviamo le vite e quando salviamo le banche” ha aggiunto l’alto commissario Onu Antonio Guterres, che ha partecipato alla stessa simulazione.