Emanuele Macaluso, La Stampa 30/1/2009 - Lettere, 30 gennaio 2009
Lettera su Genchi al capo della polizia Ieri sull’Unità nella rubrica di Marco Travaglio leggo che in un dibattito tra l’on
Lettera su Genchi al capo della polizia Ieri sull’Unità nella rubrica di Marco Travaglio leggo che in un dibattito tra l’on. Gaetano Pecorella e il dottor Gioacchino Genchi (l’uomo delle intercettazioni di cui parlano tutti i giornali) si sarebbe svolto questo dialogo. Pecorella: «A che titolo un privato conserva i tabulati telefonici?» Genchi: «Non sono un privato ma un vicequestore di polizia da 25 anni al servizio dei magistrati, un servitore dello Stato». Pecorella (che è avvocato), dice Travaglio, «lo guardava tra l’incredulo e lo sbigottito dato che lui ha sempre servito il cliente che lo paga meglio». Bene. Sempre sull’Unità, martedì 27 marzo, ho letto una intervista a Genchi raccolta da Claudia Fusani. La quale chiede all’intervistato: chi è Gioacchino Genchi? Risposta: «Ho 48 anni, sono palermitano, laureato in giurisprudenza, sono cresciuto in polizia avendo come punti di riferimento Parisi, Masone e La Barbera» (non ci sono i nomi di De Gennaro e Manganelli! ndr). E continua: «Sono sempre stato un esperto di tecnologie e nel 2000 per evitare conflitti di interesse ho preso un’aspettativa sindacale e ho aperto un ufficio per le consulenze alle procure». Un «ufficio per consulenze alle procure» non è un servizio pubblico e se non erro il dott. Genchi riceveva un onorario per i suoi clienti, anche se sono procure. Ma c’è un particolare che mi ha colpito. Il dott. Genchi ci fa sapere che ha preso una «aspettativa sindacale» e ha aperto un suo «ufficio di consulenze». Per evitare un conflitto di interessi! Ma le aspettative sindacali non sono previste solo per svolgere attività sindacale? La domanda mi permetto di porla all’attuale capo della polizia dott. Manganelli. Siccome tutti sembra che parlino in nome della legge, è bene chiarire le cose. In nome della legge. EMANUELE MACALUSO