Giovanni Cerruti, La Stampa 30/1/2009, 30 gennaio 2009
Chi si è preso la multa, e sono tanti, magari avrà reagito come il signor Autovelox Killer, che firma il suo messaggio sul sito «autoblog
Chi si è preso la multa, e sono tanti, magari avrà reagito come il signor Autovelox Killer, che firma il suo messaggio sul sito «autoblog.it»: «Godo come un porco...». E l’ingegner Stefano Arrighetti, uno tutto calcoli algoritmi, avrà messo in conto pure questo. Chi mai andrà a difendere, adesso, l’inventore di quell’accrocco che sta in cima ai semafori e clic, una foto, un filmatino, e arrivano multe con botte da 150 euro? I carabinieri l’hanno chiuso in casa da ieri mattina, arresti domiciliari. A Seregno, più Monza che Milano. Come Desio, dove la sua Kria è (o era) una delle meraviglie del Polo Tecnologico della Brianza. Laurea in ingegneria a Genova, dove è nato, 45 anni, sposato, un figlio. Poche parole, mai un’intervista, solo una fotografia su «Il Sole24ore» di cinque anni fa. Quando aveva appena inventato il T-Red e il futuro lo immaginava così: «Siamo consapevoli del rischio d’impresa, ma altrettanto certi delle potenzialità di successo». Non s’immaginava i carabinieri, allora. E nemmeno le inchieste della magistratura. E nemmeno i pasticci di società di furbacchioni o di sindaci con le casse vuote o di vigili urbani con la voglia di multa e percentuali. Ma da almeno due anni sapeva che il rischio non era solo d’impresa. Un paio di dichiarazioni, un anno fa, al «Giornale della Libertà» di Michela Vittoria Brambilla. Trasmissioni come «Le Jene» o «Striscia la Notizia» avevano dimostrato l’uso truffaldino del T-Red, la sua creatura. «Che qualche furbetto ci sia è innegabile, ma per il 90% mi sento di dire che si tratta di aziende corrette che non metterebbero in gioco i milioni di fatturato per qualche soldo in più». Ecco, comunque vada, che esca dall’inchiesta come è successo a Milano o rimanga inguaiato in questa di Verona, il fatturato e la credibilità dell’ingegnere ora sono messi in gioco. E che brutto gioco. Basta un giro su Internet. Quelli che scrivono su «autoblog.it», quelli che «andrebbe circondato e massacrato di botte», quelli che «bisognerebbe linciare questa gente al pari dei rumeni di Guidonia». O quelli dell’«ora bisogna rimborsare tutti i multati!». Associazioni di consumatori. Comitati di paese. Avvocati che non vedono l’ora. E tutti, scommessa facile, che andranno da Arrighetti a chiedere i danni. Altro che «potenzialità di successo». «E invece - dice Rosario Minniti, l’avvocato che lo difende - Arrighetti è un genio che il mondo ci invidia. E non merita queste accuse». Un genio, un inventore, uno conosciuto e finanziato dagli americani della Silicon Valley e dal fondo d’investimento MyQube. Ha chiamato la sua società Kria, che sta per Knowledge Research in imaging application. Ma sta pure, come ha spiegato, per Kria l’isola greca. O per Kria, la rondine dell’Islanda, «un migratore che sorvola l’Atlantico per svernare al Polo Sud». E non per passare gli ultimi giorni di gennaio agli arresti domiciliari. «Lui che è incensurato», dice l’avvocato. Lui che, dice l’accusa, ne ha fatte prendere troppe e mai una volta che abbia preso una multa al semaforo. Sapeva delle inchieste e sa che le sue invenzioni non sono il massimo della gioia per gli automobilisti. Le sue ultime invenzioni sono per lo «sviluppo di prodotti per non vedenti». «La mia prima motivazione è etica». E aveva aggiunto che sì, forse era anche un modo per far capire che la sua azienda non si ocupa solo di spiare dai semafori gli automobilisti da tartassare. Allora, 2004, era già una celebrità: aveva vinto premi, i suoi sistemi di identificazione sono utilizzati nell’antiterrorismo. «E’ da due anni che vogliamo incontrare i magistrati di Verona per spiegare le nostre ragioni», dice l’avvocato. E sarebbero anche semplici: invento e vendo un prodotto, se poi chi lo mette sul mercato lo fa in modo truffaldino io che c’entro? «Lo accusano di frode in forniture pubbliche, ma non ha mai avuto rapporti con le amministrazioni». E di non aver chiesto autorizzazioni ministeriali: inutili, per la difesa. Ma per il popolo dei multati non importa. «Evviva, era ora! Rinchiudiamo questa gentaccia!». Stampa Articolo