Arturo Zampaglione, la Repubblica 30/1/2009, 30 gennaio 2009
E´ stato l´anno più melanconico della storia della Ford. Da quando il fondatore dell´azienda di Detroit, Henry Ford, aveva mosso i primi passi e rivoluzionato il mondo industriale un secolo fa con il suo modello T, il bilancio non aveva mai visto una perdita simile
E´ stato l´anno più melanconico della storia della Ford. Da quando il fondatore dell´azienda di Detroit, Henry Ford, aveva mosso i primi passi e rivoluzionato il mondo industriale un secolo fa con il suo modello T, il bilancio non aveva mai visto una perdita simile. Il 2008 si è chiuso con un buco di 14,6 miliardi di dollari, soprattutto per effetto dell´ultimo trimestre in cui il buco è stato di 5,9 miliardi. Ma gli eredi di Henry, che ancora hanno in mano il controllo del board, e soprattutto il suo chief executive Alan Mulally, non si fanno contagiare dallo stesso virus che ha colpito tutte le case automobilistiche del mondo. «Abbiamo abbastanza cash per superare questa crisi epocale», dicono. «E non chiediamo un salvataggio pubblico». Ieri pomeriggio il titolo Ford perdeva solo il 3 per cento: a dimostrazione che investitori e analisti credono nella strategia di Mulally. Di sicuro è riuscito ad aggiudicarsi le linee di credito prima che i mercati si "bloccassero" per effetto della tempesta finanziaria. E l´azienda è la più sana delle tre Big di Detroit: le due concorrenti, Gm e Chrysler, non solo hanno attinto a piene mani dai fondi pubblici (17,7 miliardi), ma ancora boccheggiano. Anche la Ford, ovviamente, si adegua ai tempi. Ieri ha annunciato altri 2500 licenziamenti tra i colletti bianchi. Ha già disdetto una serie di accordi con il sindacato. Ma intanto punta a una ripresa nella seconda metà del 2009. Arturo Zampaglione