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 2009  gennaio 30 Venerdì calendario

terroristi

Luigi Manconi, Terroristi italiani, Rizzoli, 2008, 185 pagine, 18,50 euro. Fratricidi. «Vi siete mai chiesti perché l’Italia non ha mai avuto, in tutta la sua storia – da Roma a oggi – una sola vera rivoluzione? La risposta – chiave di molte porte – è forse la storia d’Italia in poche righe. Gli italiani non sono parricidi: sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, Badoglio e Graziani… Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che abbiano, alla base della loro storia (o della loro leggenda), un fratricidio. Ed è solo col parricidio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione» (Umberto Saba, 1945). Riproduzioni. Vittime uccise in stragi e attentati terroristici di destra e sinistra dal 1969 al 2007: 335 (384, contando anche i militanti delle organizzazioni armate). «L’Italia è l’unico sistema democratico maturo dove, da quasi quarant’anni, il terrorismo persiste e si riproduce» (in Spagna, Gran Bretagna, Francia l’attività militare è espressione di rivendicazioni nazionaliste-indipendentiste). Militanti Br. Attualmente stimati nell’ordine di molte decine (valutando la rete minima di sostegno necessaria a commettere gli omicidi di Massimo D’Antona – Roma, 20 maggio 1999 -, e Marco Biagi – Bologna, 19 marzo 2002). Blitz. Tra i quindici presunti militanti delle Br del Partito Comunista Politico-Militare arrestati il 12 febbraio 2007, l’impiegato di un call center, l’infermiere, l’addetto alla distribuzione di riviste gratuite, l’impiegato delle Poste, il grafico, l’operaio, lo studente universitario... Undici nati in Veneto: «Dove minori sono la tradizione e l’organizzazione di sindacati e partiti e più deboli le tutele contrattuali e le garanzie sociali» (progettavano un attentato contro il giuslavorista Pietro Ichino). Mutatis mutandis. Il trasferimento delle sedi di proselitismo delle nuove Br come conseguenza della trasformazione del mercato del lavoro: «dal reparto all’ufficio, dalla grande fabbrica al terziario, dal lavoro manifatturiero al sistema dei servizi, dall’impresa industriale all’amministrazione pubblica. Dal lavoro a tempo indeterminato a quello a tempo determinato e precario». Eliminazione. «Uno così non gli puoi far nient’altro che farlo fuori» (un Br, intercettato, riferendosi a Pietro Ichino). Continuità. Il terrorismo delle vecchie e nuove Br come lotta di classe («operaismo armato», di derivazione marxista-leninista). Le Br nascono nel 70 in fabbrica (alla Sit-Siemens e alla Pirelli Bicocca di Milano). Causa della loro crisi (oltre alla repressione dello Stato), l’aver trascurato la trasformazione del lavoro salariato («la diffusione del lavoro nero e del doppio e triplo lavoro, di quello precario e a termine, di quello mobile e in affitto»). Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo secolo le nuove Br guardano proprio alla nuova classe operaia, quella postfordista: «polverizzata e dispersa, sommersa e non garantita, precaria e interinale. Una classe operaia difficile da definire classe, e che stenta a riconoscersi come tale». Classe. Aree di provenienza dei terroristi di sinistra (campionario di 450 militanti analizzato nel 1990): salariati dell’industria e dell’edilizia (40,4%), infermieri e personale paramedico (6,3%), sottoproletari e disoccupati (2,5%), piccoli commercianti e artigiani (4,2%) (da Terrorismo di sinistra, di Donatella Porta). Lavoro precario. « tale area […] a costituire il solo possibile insediamento sul quale il terrorismo può svilupparsi, ottenere consensi, svolgere una qualche funzione di ”rappresentanza”». Surplus. Per giustificare l’uccisione di Massimo D’Antona (giuslavorista e consulente del Ministro del lavoro Bassolino), nel documento di rivendicazione le nuove Br ricorsero perfino all’antimperialismo. Secondo Manconi invece si trattò di un’imboscata proditoria (non potendo raggiungere il cuore dello Stato, avevano scelto lui perché senza scorta), e poi caricarono il bersaglio di un sovrappeso simbolico. Deviazioni. Nel rivendicare l’omicidio di Marco Biagi (giuslavorista e consulente del Ministro del lavoro Maroni), le nuove Br commentarono anche l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, apprezzando la potenza distruttiva dell’attacco e la sua specifica selettività (salvo gli «effetti collaterali» delle numerose vittime). Per Manconi è il segno di una «deriva terroristica del terrorismo», del primato dell’istanza militare su quella politica delle nuove Br (nella logica brigatista tradizionale «deriva militaristica», infatti le vecchie Br non ricorrevano ad attentati dinamitardi, né si ritenevano terroristi in quanto circoscrivevano l’obiettivo e non tendevano a suscitare terrore indiscriminato). Modelli. Esempio di azione terroristica di sinistra tradizionale (rapimento Moro, Roma, 16 marzo 1978): azione in pieno giorno, realizzata in pubblico con partecipazione visibile dei militanti, vittime scelte e circoscritte; esempio di azione terroristica di sinistra nuovo (attentato al Tribunale di Venezia, 9 agosto 2001, rivendicato dai Nuclei Territoriali Antimperialisti, dell’area marxista-leninista): azione notturna, con esplosivo, senza dichiarare gli autori, obiettivo un oggetto-simbolo, vittime non definite e indiscriminate (per Manconi un attentato «muto», «autistico»). Documento di Padova (ottobre 2003). Gli autori rivendicano l’intera storia del terrorismo italiano degli ultimi venticinque anni, dichiarano superate le antiche lacerazioni interne e ratificano l’ingresso nella casa madre-Br dei Nuclei Territoriali Antimperialisti. Possibilità. «Bandire [il terrorismo ideologico-rivoluzionario] completamente e definitivamente dalla nostra società è – ritengo – obiettivo irrealizzabile: ridurlo a un ferrovecchio – che pure può fare assai male, come tutte le lame arruginite – è possibile». Copyright. I pm che, mandando a giudizio i gestori di una copisteria proletaria (destinata al servizio gratuito di fotocopie in locali occupati), contestarono la finalità di eversione dell’ordine costituzionale (che tutela la proprietà privata e quindi anche i diritti di proprietà intellettuale). Interpretazione respinta dai giudici in quanto mancava il ricorso alla violenza (Cassazione, 2005). Paolo Maurizio Ferrari. Operaio della Pirelli, membro del nucleo storico delle Br, fu tra gli organizzatori e esecutori dei primi sequestri di persona (ma non uccise). Arrestato il 28 maggio 1974, fu condannato inizialmente a 12 anni, ma subì altre condanne durante la detenzione (tra l’altro per oltraggio alla corte - «Riconosco solo la giustizia del proletariato!» -, e una rivolta all’Asinara). Liberato nel maggio 2004, ha scontato in tutto trent’anni di pena (senza nessun beneficio). Il 3 giugno 2007 era tra i manifestanti, a L’Aquila, che protestavano «contro i lager di stato» e per la liberazione della «compagna Lioce». Caso. Persone che tra il 1968 e il 1971 hanno lanciato bottiglie Molotov: «alcune migliaia […], in genere con le medesime intenzioni e con lo stesso atteggiamento mentale». Ma, a seconda del caso, alcuni senza nessun effetto, altri con effetti gravi, talvolta atroci (e conseguenti responsabilità giudiziarie). «Ma la componente della casualità costituisce, comunque, un elemento non rimovibile». Detenuti politici di sinistra (in Italia). 284 nel 1985, 78 nel 2007.