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 2009  gennaio 29 Giovedì calendario

SE MURDOCH SI COMPRASSE REPUBBLICA


Le tensioni in casa De Benedetti non accennano a diminuire.
I tre figli dell’Ing. non sapevano nulla di quanto il padre avrebbe detto, e tra lunedì e ieri hanno continuato a fare pressione sul padre - c’è stata una cena famigliare dal clima teso in cui nulla si è appianato - sul futuro dell’editoriale l’Espresso, visto che il padre ha conservato l’ultima parola sul destino dei giornali e sulla nomina dei direttori («Finché campo, non vendo»).
Rodolfo invece vorrebbe investire tutte le risorse disponibili sull’energia (Sorgenia) che considera il business del futuro. Vorrebbe che il padre mettesse a disposizione i giornali, da vendere magari appena le condizioni generali del mercato lo consentiranno, confidando nel potenziale accrescimento di valore che potrebbe arrivare da uno spezzatino dei quotidiani locali. Ma chi potrebbe oggi essere intenzionato a comprare il gruppo? Difficile individuare acquirenti italiani. Forse Caltagirone o i Benetton, ma non vi sarebbero le condizioni politiche.
Un’ipotesi più praticabile - secondo alcuni osservatori - potrebbe essere quella di Rupert Murdoch. In tutti paesi in cui è attivo, Murdoch ha comprato grandi giornali, forti e radicati. A New York ha preso il Wall Street Journal (cosa che suscitò anche un fibrillante dibattito redazionale), e a Londra, oltre al Sun, ha preso il Times.
In Italia il controllo di un gruppo editoriale come l’Espresso, con una corazzata delle dimensioni e della qualità di Repubblica, servirebbe per armarsi e contrastare il progressivo irrigidimento dell’asse Rai-Mediaset, che oggi considerano la Sky di Murdoch un intruso troppo a lungo sottovalutato. Se, per esempio, nella battaglia sull’Iva lo Squalo fosse stato supportato dal fuoco di copertura di un grande gruppo editoriale forse avrebbe potuto spuntare qualcosa di più nel confronto con il governo guidato dal suo grande avversario, Silvio Berlusconi. A proposito di questo, ieri Mediaset Premium ha annunciato la decisione di farsi carico - senza gravare sui clienti dell’adeguamento dell’aliquota Iva fino al 20 per cento - senza modificare i propri listini.

Questa operazione, che sarà pubblicizzata dalle reti Mediaset, dimostra che lo scontro anche sul piano del marketing è sempre più serrato e che Murdoch non è in grado senza una sponda sulla carta stampata di organizzare una opposizione che non sia affidata alla inevitabile volatilità dei testimonial televisivi. Potrebbe essere lo Squalo, dunque, in funzione anti Caimano l’unico serio possibile acquirente del gruppo l’Espresso - nel caso la partita in casa De Benedetti dovesse riaprirsi - a cui l’Ing. potrebbe rivolgersi: anche in considerazione di un buon prezzo da spuntare come premio per uno sbarco massiccio sul mercato della carta stampata. Non ci sarebbero problemi di violazione delle norme sulla concentrazione nei media. Del resto, Murdoch ha già un piede nell’editoria italiana. E’ azionista al 50 per cento di una agenzia di stampa, Mf Dow Jones news, realizzata in joint venture con il gruppo Class editori.
Nel frattempo la decisione di De Benedetti di fare un passo indietro continua a creare una certa agitazione in seno alla famiglia, nel giro largo del mondo debenedettiano, e naturalmente nei giomali del gruppo.
Sul piano dei rapporti tra il padre e il figlio Rodolfo, il punto più delicato riguarda il significato dell’annuncio di CDB di rinunciare alle presidenze delle società del gruppo e di farsi sostituire da presidenti non operativi ma molto rappresentativi: molti osservatori l’hanno letta come un nuovo vincolo per Rodolfo. E più i nonú dei presidenti saranno prestigiosi, maggiore sarà la sensazione di commissariamento del padre nei confronti del figlio. Secondo fonti bene informate l’Ingegnere non ha gradito il tono degli scontri nati intorno al progetto di scissione delle attività editoriali e con la sua scelta ha in qualche modo congelato lo status quo, assicurandosi che non vi siano derive da lui non condivise. La decisione di riservarsi la nomina dei direttori delle testate del gruppo l’Espresso ha innescato il toto nomine per la difficile successione di Ezio Mauro (dieci anni di successi e l’eredità di Scalfari) che molti danno per scontata, perchè da tempo Mauro giudicherebbe esaurita l’esperienza. Nonostante circolino ancora nomi di candidati esterni, con Ferruccio De Bortoli e Giulio Anselmi in testa, i più reputano probabile la soluzione interna, anche perchè chi sostituirà Mauro dovrà ristrutturare il gruppo. Il candidato più accreditato è Federico Rampini, magari affiancato da due vicedirettori forti nella conduzione della macchina (per il ruolo di vicario si parla di Dario Cresto Dina). Altri invitano a non trascurare il nome di Mario Calabresi, corrispondente dall’America, e quello dell’altro vicedirettore Massimo Giannini, considerato al momento il più solido degli uomini della sua generazione. Qualora il gruppo decidesse di chiudere o accorpare delle testate, gli indiziati alla scomparsa al momento sono Velvet e D-Casa. Il settimanale D, La Repubblica delle Donne, dovrebbe rimanere così com’è, fatto salvo il possibile cambio di direzione, anche perchè il Corriere e della Sera non sembra affatto intenzionato a toccare lo Donna.