Alessandro Longo, L’Espresso, 29 gennaio 2009, 29 gennaio 2009
ALESSANDRO LONGO PER L’ESPRESSO 29 GENNAIO 2009
Se ti rubano il pc Come ritrovarlo anche in capo al mondo? Come evitare che chiunque possa leggere i file? Oggi i mezzi di prevenzione sono molti. Ecco quali
Andrew Chapman non credeva ai suoi occhi. Il computer che aveva comprato usato su eBay conteneva i dati bancari di oltre un milione di clienti di American Express, NatWest e Royal Bank of Scotland. La colpa era di un ex dipendente della Graphic Data, azienda che gestisce quelle informazioni. Ha venduto il pc scordandosi di cancellarle. Per fortuna Chapman è un uomo onesto, ma è stato sfiorato il disastro. Incauta vendita, furto, smarrimento del computer: in un modo o nell’altro, i nostri dati possono finire nelle mani di sconosciuti. Anche senza che ne abbiamo colpa: magari lo sbadato è un nostro amico, ma nel suo pc ci sono le nostre foto, mail, documenti. Anche il Garante della Privacy a dicembre ha lanciato l’allarme, pubblicando "le linee guida per vendere o riciclare un computer in modo sicuro", come spiega Francesco Pizzetti. E nel 2009 dovrebbero arrivare i primi computer dotati di antifurto a tutti i livelli, integrato nell’hardware, e con sistemi Gps: come le automobili. un’invenzione di Intel, il primo produttore di chip al mondo. Il tutto è il frutto di una società che cambia: i computer portatili sono ormai diffusi in ogni ceto e per la prima volta nella storia, negli ultimi tre mesi hanno battuto per vendite mondiali i computer desktop, quelli cioè non portatili. L’Italia è in prima fila nel fenomeno: da noi nel terzo trimestre 2008 le vendite di pc portatili sono cresciute del 98,2 per cento, stima l’osservatorio Gartner. Molti stanno comprando il proprio primo computer, approfittando di prezzi in picchiata (ora bastano 300 euro). Immaginate lo scenario: nelle strade, sui taxi, negli aeroporti, vedremo presto un esercito di pc portatili, usati anche da persone inesperte di informatica. Persone che non sanno come proteggere i dati, in caso di furto o smarrimento del computer. Oppure che non sanno come cancellarli, prima di vendere il computer o riciclarlo. E anche se dei nostri dati non ci importa, facciamo lo stesso attenzione: "Siamo passibili di conseguenze giuridiche se qualcuno subisce un danno perché i suoi dati, presenti nel nostro pc, finiscono in altre mani", dice Pizzetti. Così, mentre monta il problema, si affinano le soluzioni. Nella prima metà del 2009 arriveranno i primi computer dotati dell’anti theft technology, cioè dell’antifurto di Intel. "Per la prima volta, scende a livello profondo nel computer. Non è solo nel software, ma è integrato nello stesso cuore, nel chipset, del computer", spiega Andrea Toigo, enterprise technology specialist di Intel. una differenza sostanziale, rispetto alle attuali tecnologie. Le quali sono attive a livello software e quindi sono aggirabili con relativa facilità. Se la sicurezza è nell’hardware è come tutt’uno con il computer. Il che può servire a varie cose. Per esempio, per rintracciare il computer perduto o rubato: "In alcuni modelli, dotati di questa tecnologia, sarà integrato il Gps, per il tracciamento satellitare della sua posizione", dice Magnus Kristersson, head of product management per i moduli di banda larga mobile presso Ericsson, che ha collaborato con Intel per l’antitheft technology. Le due aziende fanno sapere che i primi ad avere questa tecnologia saranno i computer Lenovo, entro marzo, ma stanno lavorando con tutti i principali marchi di pc.
Adesso è possibile fare qualcosa di simile, ma meno accurato, con i computer che utilizzano la tecnologia Computrace di Absolute: come alcuni di HP e quelli che Fujitsu lancerà ad aprile (a partire da 1.200 euro). Computrace localizza il pc solo se il ladro lo connette a Internet e comunque la posizione è approssimata di qualche chilometro.
Un’altra tecnologia si chiama ’pillola della morte’, perché è lo stesso concetto di quella nascosta nei denti di ogni bravo 007 nei film di spionaggio. Per esempio: una persona molto sbadata e magari adultera impenitente, dimentica il proprio computer sul sedile del treno. Ha scordato di proteggerlo con la password e dentro ci sono foto e mail a prova delle scappatelle. Con le nuove tecnologie antifurto può evitare ricatti o divorzi semplicemente mandando un sms al computer, che è sempre connesso alla Rete, e ordina così il blocco o la distruzione dei dati. Il computer è costretto a ingerire questa pillola della morte. Fa parte delle tecnologie antifurto progettate da Intel, ma è già fornita da aziende specializzate come la stessa Absolute (www.absolute.com) o Phoenix Technologies, per circa 60 dollari l’anno.
Il futuro? Una videocamera che, integrata nei computer, studierà il nostro volto e ci farà accedere solo se lo riconosce. Sistemi di controllo biometrici ci sono già adesso, ma sono basati sulle impronte digitali, con un lettore del dito indice già integrato in parecchi portatili. Ci saranno poi anche i computer che urlano contro i ladri. Lanciano un allarme o si bloccano se vengono spostati dall’area dove sono stati poggiati. "Noi la chiamiamo geo-fence protection. Ci stiamo lavorando, ma ancora non sappiamo quando sarà disponibile", dice Kristersson. A tracciare i confini invisibili di questo recinto digitale sarà il gps oppure la rete dei cellulari. E non è che la punta dell’iceberg. La tendenza è circondarci di oggetti, non solo computer, che contengono dati personali di complessità e importanza crescenti. Si pensi alle chiavette usb, ormai popolarissime: un oggetto da dieci euro che può contenere tutta la nostra vita in foto, mail, documenti. Oppure, al patrimonio di foto e video che ormai sta largo all’interno delle macchine fotografiche digitali. Per i cellulari, ricchi di numeri e foto, già è scattato un allarme privacy analogo a quello sui computer. Il prossimo passo saranno i vestiti, gli occhiali, una volta dotati di memorie e chip. Prevede quindi Edoardo Fleischner, docente di Nuovi Media all’università Statale di Milano: "Il futuro penso sia in una chiavetta appesa la collo di ciascuno di noi (o un ultra micro-chip sottopelle) su cui passino, criptati, i nostri dati sensibili. Quando richiesti per qualche uso, vengono trasferiti all’istante via rete. Ma non vengono mai depositati-memorizzati in una memoria fissa dei dispositivi".