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 2009  gennaio 29 Giovedì calendario

PETER GOMEZ E CLAUDIO PAPPAIANNI PER L’ESPRESSO 29 GENNAIO 2009

Premiata ditta camorra A una società della famiglia del boss Setola gli appalti di manutenzione degli uffici della Provincia di Caserta. E persino della Questura

Lui sparava, uccideva, incassava tangenti. Ma mentre polizia e carabinieri gli davano la caccia senza tregua e facevano finire in manette a uno a uno i suoi uomini, gli operai di una sua azienda entravano e uscivano dalle stanze dei bottoni di Caserta, dove curavano la manutenzione degli impianti elettrici e idraulici degli stabili della Provincia, di alcuni comuni e persino di quelli della Questura. Più che una beffa a quello Stato che tanto si è speso per la cattura di Giuseppe Setola, il leader del gruppo di fuoco dei casalesi, arrestato mercoledì 14 gennaio dai segugi dell’Arma, la storia segreta della General Impianti Sas, una delle società sequestrate dalla magistratura all’ex superlatitante, è una fotografia precisa dei rapporti di forza e degli oscuri legami che intercorrono tra le amministrazioni pubbliche e la criminalità organizzata, nelle terre del casertano ribattezzate la tortuga della camorra.
Così adesso sul banco degli imputati sale la burocrazia della Prefettura e della Provincia: un ente oggi governato dal centrosinistra dove il presidente, l’ex mastelliano Alessandro De Franciscis, ha sempre detto di no alle pressanti richieste del leader del movimento antimafia, Lorenzo Diana, di istituire in funzione anti-camorra la ’Stazione unica appaltante’ sul modello di quanto accade in altre aree del Paese controllate dalla criminalità organizzata. Il risultato è che nel 2004 la General Impianti Sas, quando ancora alla testa della Provincia c’è il centrodestra con il vecchio presidente Riccardo Ventre, si aggiudica i primi lavori. La società è formalmente in mano a Pasquale Setola, fratello del sanguinario Giuseppe, che di lì a poco sarà anche lui arrestato per estorsione. Nessuno però sembra rendersi conto di nulla. I contratti vengono rinnovati fino al 2006 anche dall’amministrazione De Franciscis e nelle casse dei Setola entrano 400 mila euro di fondi pubblici. Solo in Prefettura pare accendersi un campanello di allarme. Il nome della General Impianti compare infatti come sospetto nei verbali sui controlli, eseguiti in previsione di un possibile scioglimento per mafia, sugli atti amministrativi del piccolo comune di Calvi Risolta. Ma la notizia, in mano al prefetto vicario Francesco Provolo, evidentemente resta confinata in quell’ambito. Gli altri palazzi di Caserta appaiono impassibili. L’unico cambiamento di rilievo lo registrano gli archivi della Camera di commercio. Nel febbraio 2007, quando i controlli delle forze dell’ordine sul clan dei casalesi si fanno più pressanti, i Setola intestano formalmente la società al figlio di un altro imprenditore, Cipriano Pagano, prima vicino a Forza Italia e poi supporter di De Franciscis, alle amministrative e alle primarie per la segreteria regionale del Partito democratico. Pasquale, il fratello del boss Setola, resta però in azienda come direttore tecnico. Ma in Provincia si continua a non sapere niente, anche se De Franciscis ha scelto, al posto del vecchio direttore generale arrestato per tangenti, un funzionario che delle cose dei casalesi se ne dovrebbe intendere. il capo dell’ufficio tecnico, Alessandro Diana, sindaco democristiano di Casal di Principe fino al ’91, quando il Comune fu sciolto per camorra. Mercoledì 14 gennaio, dopo la cattura di Setola, il presidente De Franciscis ha invitato tutti "a non abbassare la guardia". Visto che cosa accadeva nei suoi uffici, sarebbe forse il caso che la guardia cominciasse ad alzarla lui.