Enrico Brivio, Il sole 24 ore 28/1/2009, 28 gennaio 2009
BRUXELLES VALUTA LA BAD BANK
Il terremoto che si è abbattuto sui mercati finanziari negli ultimi mesi deve dare lo slancio politico per attuare nel medio periodo una revisione delle regole e dei vincoli sull’attività bancaria, indirizzando l’Europa verso la creazione di un’autorità unica di sorveglianza per i grandi istituti transnazionali.
Ma, nel frattempo, per ristabilire la fiducia degli investitori e consolidare uno scenario tuttora instabile bisogna tenersi pronti ad altri interventi di emergenza, inclusa l’ipotesi di creare una "bad bank" che possa assorbire i titoli tossici rimasti nel portafoglio dei grandi isitituti finanziari. Sono questi gli orientamenti prevalenti emersi durante l’annuale Conferenza europea sui servizi finanziari che ha riunito ieri a Bruxelles esperti di rango, compresi i commissari Ue Joaquin Almunia (Affari economici) e Charlie McCreevy (Mercato interno).
La proposta, vista di buon occhio da vari ministri europei incluso Giulio Tremonti, di creare una "bad bank" per aiutare a ripulire definitivamente i bilanci delle grandi banche è stata considerata con cautela, ma non esclusa da Almunia. «I recenti annunci di forti perdite da parte di alcune banche europee – ha osservato il commissario – dimostrano che non siamo ancora fuori dal tunnel». Nonostante i 2.700 miliardi di euro di garanzie già offerti dai Governi e i 300 miliardi iniettati in operazioni di ricapitalizzazione di banche in Europa. Una situazione che continua ad avere pesanti ricadute sull’economia reale. «Il mercato del credito non sta funzionando in modo appropriato» ha ricordato Almunia, sottolineando che continuano ad arrivare a Bruxelles prove della mancanza di un flusso di credito adeguato alle famiglie e alle imprese. Per Almunia è però fondamentale, prima di avviare il dibattito sulla "bad bank", aumentare il coordinamento e chiarire tra i 27 Paesi Ue due premesse: quali sono i titoli tossici e quale possa essere il loro valore.
Sulle azioni strutturali da intraprendere, «non si può più tollerare l’approccio di laissez faire che ha caratterizzato il settore finanziario negli ultimi 20 anni – ha sostenuto Almunia – ma dobbiamo concepire un nuovo sistema, basato sulla trasparenza, su una rigorosa supervisione e con una gestione vigilante del rischio». Per il commissario spagnolo «c’è ora reale necessità di avere una singola autorità di supervisione a livello europeo».
Sebbene in passato poco propenso ad azionare la leva normativa, anche McCreevy ha indicato l’esigenza di rafforzare e unificare la vigilanza finanziaria in Europa, in particolare sugli istituti transnazionali, che controllano l’80% delle attività bancarie comunitarie. « ora chiaro – ha affermato McCreevy – che c’è un gap crescente tra la struttura di supervisione europea, che è principalmente organizzata su base nazionale, e gli sviluppi di mercato, con una integrazione e una internazionalizzazione che conducono a una complessa interdipendenza e a crescenti effetti di ricaduta». La crisi crea, insomma, le premesse per una profonda riforma. «Non c’è mai stato un clima politico così favorevole a fare un significativo passo avanti» ha osservato McCrreevy. Cresce perciò l’attesa a Bruxelles per i risultati cui giungerà il gruppo di alto livello guidato da Jacques De Larosiére, che a fine mese dovrebbe dare i primi suggerimenti sulla riforma della supervisione finanziaria. Nel frattempo, McCreevy ha ricordato che la Commissione sta lavorando anche sulla revisione della direttiva sui requisiti di capitale delle banche che ha recepito Basilea 2, sul regolamento che imporrà nuovi vincoli alle agenzie di rating, e sta valutando norme più restrittive su hedge funds e derivati (oltre a promuovere un’unica clearing house europea), mentre sulla retribuzione dei manager ci si atterrà a orientamenti e codici di condotta. A favore del conferimento di poteri di supervisione alla Bce si è espresso l’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che ha invocato un «decisivo impulso della leadership politica a fare una mossa in qusto senso», finora mancata, sebbene conseguente alla creazione di un mercato unico e di una sola valuta.