Alessandro Bonelli, Libero 28/1/2009, 28 gennaio 2009
AUTOMOBILI, PNEUMATICI E CELLULARI A RISCHIO ANCHE GLI AFFARI CON LULA E COMPAGNI
Dici Italia e in Brasile ti rispondono Fiat, oltre ai soliti ”pizza”, ”Roberto Baggio” e tutto il resto del campionario. L’auto di Torino si è confermata nel 2008 la più amata dai brasiliani, migliorando le proprie consegne dell’8,6% rispetto al 2007 e confermandosi leader nel mercato locale con una quota del 25%. E questo nonostante il crollo delle vendite a livello mondiale per il settore delle quattro ruote.
Potenza emergente
Ma anche il Brasile non è solo carnevale, ballerine e Kakà. uno dei quattro pilastri del ”Bric”, acronimo lanciato nel 2001 dalla banca d’affari Goldman Sachs che sta per Brasile, Russia, India e Cina: Le quattro potenze economiche che «a metà del secolo domineranno il mondo». Mentre Europa e Giappone seguivano gli Stati Uniti nel precipizio della recessione, nel terzo trimestre del 2008 il Pil brasiliano è aumentato del 6,8%. Il Paese di Lula non sarà tuttavia risparmiato dal rallentamento generale e per quanto si ostini a prevedere per il 2009 una crescita dell’economia pari al 4%, gli esperti della banca centrale dimezzano la stima intorno al 2%. L’occupazione è in forte frenata, così come la domanda interna e soprattutto i prezzi delle materie prime che contribuiscono significativamente alle fortune nel mondo del Brasile.
L’Italia è il terzo fornitore europeo di questo Paese, dietro a Germania e Francia, per quanto negli ultimi due anni la sua quota di mercato non arrivi a superare il 3%. Pesa soprattutto la concorrenza delle economie emergenti, che lo sono come il Brasile, al punto che l’Asia, ad esclusione del Medio Oriente, ha sorpassato da tempo l’Unione europea come area geografica fornitrice. Il saldo inoltre è costantemente negativo. Al 30 giugno 2008, secondo gli ultimi dati aggiornati dell’Istituto per il Commercio Estero, il Brasile vantava un attivo di 700 milioni di dollari. L’import brasiliano in Italia riguarda principalmente le materie prime: la voce principale è ”Prodotti dell’agricoltura, orticoltura e floricoltura” (soprattutto caffè), seguita da minerali di ferro, cuoio (esclusi indumenti) e carta. Secondo elaborazioni Istat, le principali regioni italiane importatrici dal Brasile sono Puglia, Veneto e Lombardia. Nelle esportazioni la voce principale è non a caso ”Parti e accessori per autoveicoli e loro motori”, dato che esclude le vetture prodotte in loco. Seguono ”altri macchinari e apparecchi meccanici” e ”olii lubrificanti non additivi”.
Fiat, Pirelli e Telecom
Il Brasile rappresenta il maggior mercato estero per gruppi del calibro di Fiat, Pirelli e Telecom. La Fiat è il primo produttore di automobili del Brasile così come Pirelli lo è per i pneumatici.
Tim Brasil è il diretto concorrente di Vivo, che fa capo agli spagnoli di Telefonica. In questo momento di difficoltà il Brasile sta dando un contributo importante ai bilanci dei tre gruppi.
I colossi hanno portato con sé anche buona parte dell’indotto. E secondo l’Ice in questi ultimi anni gli investimenti delle piccole e medie imprese italiane si sono andati moltiplicando. Il numero di aziende italiane che ha scelto di aprire una filiale brasiliana, tra commerciale e produttiva, è in pratica quasi raddoppiato, passando da poco più di centoventi a oltre duecentocinquanta. Non si segnalano settori predominanti, che anzi sono i più svariati possibili e vanno dalla prestazione di servizi alla fabbricazione di semilavorati oppure prodotti finiti, destinati soprattutto al mercato interno, ma anche spesso esclusivamente al mercato estero. Investimenti attirati da costi di produzione più bassi e dall’esigenza di contrastare la concorrenza cinese.
Italiani in Brasile
Per quanto riguarda i nostri connazionali in Brasile è naturalmente San Paolo la città brasiliana con il maggior numero di italiani residenti: oltre 126.000. Seguono Rio de Janeiro con 45.500 e Curitiba con quasi 37.000 connazionali.