Pieangelo Sapegno, La Stampa 29/01/2009, 29 gennaio 2009
PIERANGELO SAPEGNO PER LA STAMPA
Sulla rotta dei pirati delle vongole
INVIATO A COMACCHIO
L’ultima volta è sceso dal cielo un elicottero dei carabinieri, tremolando nel buio, sopra la barca che fuggiva fra le acque dei canali. Da sotto mostravano i pugni contro il vento delle pale. Il gommone che li inseguiva ormai era rimasto indietro. L’altra notte, invece, il 21 gennaio, hanno sequestrato 800 chili di vongole: due pescatori di Comacchio li avevano rapinati all’interno della Sacca di Goro, che è una zona vietata, di ripopolamento, e poi erano scappati via con tutta la potenza dei loro 300 cavalli. Li hanno beccati mentre rientravano a casa, in una cooperativa. Si erano tolti il passamontagna, e avevano nascosto il barcone alla rada.
I carabinieri hanno preso le vongole e le hanno rigettate in mare. Perché questa è la guerra delle vongole, riesplosa di nuovo nelle spirali della Grande Crisi. Solo che questa non è come le altre guerre, come quella delle acciughe, negli Anni Sessanta, stessi posti e stesse lagune, e stesse notti nere. Qui non ci sono poveri. Ci sono ricchezze perdute e facoltosi pirati che possono permettersi mezzi da nababbi. Poi ci sono cooperative che stanno per chiudere e un mondo che cambia, anche qui, nelle notti paludose della laguna.
Dove ci porterà tutto questo, adesso non lo riesce a spiegare bene nessuno. Anche se il presidente della Federcoop Vadis Paesanti quasi si scandalizza a sentir parlare di guerra, come se fosse una cosa seria: «Andiamoci piano, è una diatriba. Riguarda l’1 per cento dei nostri pescatori. L’unica cosa seria è la crisi, quella sì che ci rovina». Intanto, però, il sindaco di Goro, Vincenzino Soncini, ha chiesto un incontro in Prefettura a Ferrara tra tutte le forze dell’ordine: «Ho avuto assicurazione che saranno rafforzati i servizi di vigilanza sia in terra che in mare». E Sergio Morelli, il responsabile delle guardie giurate addette a questi controlli, riassume la situazione: «Ci sono stati due casi di speronamento con dei feriti, un’auto bruciata, più vari episodi di minacce. Per due volte avevamo beccato i pirati, ma loro ci sono venuti addosso e ci hanno buttati fuori. Noi siamo in 25 assegnati solo a questo servizio, che per un paese di 5mila abitanti, mi sembrano tanti. Ma abbiamo 11 imbarcazioni con motori da 40 cavalli. Loro invece hanno dei mostri che possono averne persino 500 di cavalli, con doppio motore. E’ una lotta impari».
I pescatori abusivi hanno tutti mezzi di ultima generazione in vetroresina, con la chiglia piatta in grado di andare anche sui fondali bassi, e motori fuoribordo da 15mila euro l’uno. Quanti sono i pirati? «Non sono pochi», assicura Morelli, e forse molti più di quell’1 per cento citato da Paesanti. Alla cooperativa Rosa dei Venti lo ripetono con rabbia: «Ci sono sempre stati, questi abusivi. Ma adesso la crisi ha ingrossato il loro esercito e il danno che ci fanno è enorme». Tanto più che la pesca delle vongole ha un fatturato di circa cento milioni di euro, di cui appena un quarto regolare.
In tutta l’area, le cooperative di pescatori sono circa 60 (34 solo a Comacchio) e continuano a nascere come funghi, visto che in Regione ci sarebbero altre 20 domande pronte nei cassetti: un po’ troppe per quei 25, 30 milioni della pesca secondo legge. «Molte saranno costrette a chiudere», spiega Tiziano Mantovani, presidente di una Coop di Gorino, «perché non ce n’è più per tutti. La crisi ha distrutto la domanda. Negli anni passati tiravamo su 120, 130 quintali di vongole. Adesso al massimo 70».
Un pescatore abusivo invece guadagna tantissimo: in due ore 300 euro come niente. Il loro prodotto lo vendono a commercianti privi di scrupoli, che smerciano le vongole senza nessun certificato di sanità e senza che ovviamente siano state depurate. Le pagano 2 euro al chilo; quelle regolari costano 4,5. La catena del guadagno si allunga però, perché il ristoratore o la pescheria le compra a sua volta a 6 euro al chilo anziché 11. L’ultimo anello della catena è quello che fa guadagnare tutti, come sempre: il consumatore. Lui le paga regolarmente come se avessero il certificato di sanità. Il brutto è che i pirati fino a poco tempo fa andavano a prendere le vongole nelle aeree più pericolose, lungo il portocanale, zona ricchissima di mitili, ma interdetta anche per motivi sanitari, considerato il deposito di idrocarburi sui fondali. La crisi ha cambiato tutti gli scenari. La gente compra meno e il rischio aumenta, qualche ristorante compiacente ha chiuso, qualche banchetto del pesce non si fida più. Così, i pescatori abusivi adesso vanno tutti a Goro, nella Sacca, che come spiega il pescatore Sergio Ferrari, «è una zona per il ripopolamento delle semi di vongole e quindi proibita».
Lì, c’è l’oro bianco, un tesoro da difendere, che fra l’altro è molto più sicuro di quello tirato fuori dal portocanale. Le Coop hanno cercato di proteggerlo con le guardie giurate. Niente da fare: troppo superiori i mezzi dei pirati. Il risultato è che alla fine è crollato anche il prezzo delle vongole, come spiega Mantovani, «sceso da 4,5 a 2 euro e mezzo. Solo quello alla bancarella è rimasto più o meno uguale: da 9 euro in su». L’unico che continua a non accorgersene è il consumatore. Non ha che un modo per difendersi: comprare meno.