Fabio Poletti, La Stampa, 29/1/2009, 29 gennaio 2009
SAN VITTORE DI MILANO
Per tenere buoni i detenuti del carcere di San Vittore, alla fine degli Anni Ottanta si consumavano 70 litri di valium all’anno. Sono passati più di vent’anni ma il vecchio carcere nel cuore di Milano continua ad essere una polveriera sul punto di esplodere. Due sezioni di questa imponente struttura che risale al 1872 sono state chiuse perché fatiscenti. La capienza teorica è stata ridotta a 700 detenuti ma ieri ce n’erano quasi il doppio: 1300 uomini, 90 donne, altri 90 ricoverati nel centro clinico.
«Questo carcere non è un luogo di tortura per i detenuti, ma il personale fa quello che può. L’ultima ispezione del ministero è del 2008. Veniva riconosciuto l’impegno del personale», apre il cahier de doléances di sempre Luigi Pagano, Provveditore alle carceri per tutta la Lombardia, una vita a dirigere la vecchia prigione di piazza Filangieri, il Due secondo i milanesi che ricordano bene anche il numero civico.
Tra sei anni forse ci sarà la nuova cittadella giudiziaria auspicata ieri dal presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Grechi. Nel frattempo a San Vittore si fa quello che si può. L’ultima ristrutturazione è costata dieci miliardi di lire. Non bastano. Non basterebbero mai in questo carcere nel cuore di Milano dove ogni giorno entrano tra i 40 e i 50 detenuti. «Capita ancora che qualcuno sia costretto a dormire su un materasso per terra. Non c’è spazio per le brandine da campo come usiamo a Monza», ammette Luigi Pagano.
A rendere particolarmente complicata la convivenza in carcere è la presenza dei detenuti stranieri. Sono il 75%. Tre su quattro. Hanno la loro lingua, la loro cultura, i loro usi e costumi. Non hanno niente di niente. «Una volta era un vanto per i detenuti rifiutare il vitto della casanza. Adesso anche gli italiani sentono la crisi. Sono molti quelli che non hanno i soldi per comperare il fornellino da campo», racconta il Provveditore alle carceri, 1000 agenti di polizia penitenziaria solo a San Vittore, 700 quelli effettivi, la maggioranza impegnati nei trasferimenti dei detenuti verso i Tribunali per i processi. Alla fine il costo per ogni detenuto si aggira sui 200 euro al giorno. Potrebbe essere un grand hotel. E’ solo San Vittore dove ai tempi di Mani pulite i top manager litigavano coi topi.
Adesso va meglio. Anche il vitto è cambiato. Ogni giorno per ogni pasto un detenuto ha diritto a un primo, un secondo fossero anche solo due uova il contorno e la frutta. Le tabelle nutrizionali le stila il ministero. Le cinque cucine lavorano a pieno ritmo. Sono in funzione da qualche anno. Una volta ce n’era solo una per oltre 2000 detenuti. Ma la pasta scotta era l’ultimo dei problemi.