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 2009  gennaio 29 Giovedì calendario

PRIGIONE ITALIA - L’ALTRO INFERNO DIETRO LE SBARRE

Il paradiso è grande otto metri cubi. Quanti ne avrebbe diritto ogni detenuto secondo i parametri stabiliti dalla Ue. L’inferno sono le 208 carceri italiane, pochissime quelle a norma, sovraffollate in maggioranza. «Luoghi dove si esercita la tortura», lamenta il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Grechi, il carcere di San Vittore nel mirino, otto detenuti in celle dove dovrebbero essercene tre, sei sui letti e due in piedi qualche volta. Quando va bene un materasso buttato per terra. Quando va male c’è solo da raccontare quello che succede nelle altre carceri.

Tra Nord e Sud non fa differenza. In Emilia Romagna fanno il record: 3915 detenuti contro i 2270 posti letto effettivi con una percentuale di sovraffollamento del 172 per cento. A Latina i detenuti hanno a disposizione meno di tre metri quadrati ciascuno. Rinchiusi in sei per cella su letti a castello fino a tre piani, vivono la loro vita blindata in sedici metri quadrati. A piazza Lanza a Catania dicono che ci sono più topi che detenuti.
Il sovraffollamento è micidiale. I ritmi di ingresso nelle carceri sono da catena di montaggio. «Nel 2008 i reclusi sono aumentati di 1000 unità al mese. Fino a poco tempo fa erano 1000 all’anno. Il 37% sono extracomunitari che violano la legge sull’allontanamento con foglio di via.

Poi ci sono gli effetti della legge Cirielli sulla recidiva e quelli della Fini Giovanardi sulla droga», analizza queste immense discariche sociali che sono diventate le carceri Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone. «Alla casa circondariale di Padova l’80% dei detenuti sono stranieri. Da Pordenone all’Ucciardone di Palermo l’Asl è intervenuta più volte per lamentare la non agibilità delle strutture. Il carcere della Dozza a Bologna è sotto minaccia di chiusura se non verrà ristrutturato», racconta Francesco Morelli del Centro studi dell’Associazione Ristretti di Padova, che monitora giorno per giorno le carceri italiane. Non luoghi dove è difficile vivere ma è facilissimo morire. Nel 2008 ci sono stati 48 suicidi. Nel 1990 erano stati 23. I casi di autolesionismo nemmeno si contano più.

«Il peggio però sono gli ospedali psichiatrici giudiziari», racconta ancora il ricercatore dell’Associazione Ristretti. I letti di contenzione con la cinghia di cuoio sono all’ordine del giorno. In alcuni casi il materasso ha un buco in centro per i bisogni fisici. I detenuti sottoposti a letto di contenzione nel 2008 sono stati 195. Alcuni sono stati legati anche per 14 giorni. Quando va male i detenuti con problemi psichiatrici finiscono in mezzo agli altri. Insieme ai tossicodipendenti bombardati con il metadone per placare le crisi di astinenza. Una terapia efficace. Un passo avanti rispetto agli Anni Ottanta, quando a San Vittore i detenuti si bevevano 70 litri di valium all’anno per calmare i nervi e sopportare quelle quattro mura fatiscenti in cui erano rinchiusi venti ore al giorno.

«Il 15% dei detenuti sono in Sicilia. Ventinove carceri su 208 sono in Sicilia. A Favignana ci sono più scarafaggi che detenuti. Le celle sono sotto il livello del mare. Dai rubinetti esce acqua salata. Abbiamo chiesto di chiudere questi lager», non usa tanti giri di parole Lino Buscemi dell’Ufficio Garante dei Detenuti della Regione Siciliana. «Quando diciamo queste cose veniamo guardati con sospetto. Noi non difendiamo i delinquenti. Difendiamo i detenuti».

A volte la difesa arriva in ritardo. Nel 2007 quattro medici della Casa circondariale di Catania sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo per «aver cagionato la morte di Pietro Sangiorgi di anni 50. Morte cagionata per negligenza e imperizia per non aver effettuato né prescritto alcun esame cardiologico nonostante il detenuto avesse una sintomatologia dolorosa epigastrica di dubbia interpretazione», come ha scritto il pubblico ministero.
Dove non arrivano i medici ci pensano come al solito i detenuti. A Frosinone c’è un recluso che per problemi congeniti dovuti alla poliomielite ha una gamba più corta dell’altra. Dipende in tutto e per tutto dal suo compagno di cella.

 la lotteria del carcerato, finire in una casa di reclusione piuttosto che nell’altra, ma sempre della stessa provincia. A Milano puoi finire su un materasso di San Vittore. Oppure a Bollate dove ci sono 750 detenuti per 970 posti letto, 25 studiano per la laurea e nel 2009 verrà inaugurato pure un Polo universitario. Sembra un’utopia. E’ solo l’Abc della normativa europea. Altro che le promesse del ministro della Giustizia Angiolino Alfano che pensa a carceri ecosostenibili a emissioni zero: «Puntiamo all’utilizzo di vetro e acciaio con coperture e pavimenti studiati per evitare la dispersione del calore». Un’ottima idea se a qualcuno venisse in mente pure di chiedere come mai il nuovo carcere di Gela la cui prima pietra venne posata nel 1959 aspetta ancora di entrare in funzione. Denuncia il Garante siciliano dei detenuti: «Sono 50 celle. Ne hanno costruite una all’anno. Nel 2007 fecero una cerimonia per dare le chiavi della struttura all’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella. In quasi due anni non hanno finito nemmeno l’impianto elettrico».

E poi c’è chi si lamenta ancora dell’indulto, varato tra mille polemiche e che alla fine non è servito a niente. Con l’indulto sono usciti 27.472 detenuti. In due anni ne sono rientrati 9785 e le carceri scoppiano peggio di prima. Qualcuno le vorrebbe far costruire e gestire ai privati come negli Stati Uniti. Patrizio Gonnella dell’Associazione Antigone dice che sarebbe meglio di no: «Negli Usa stanno facendo marcia indietro. Anche l’Onu ha dichiarato che solo le istituzioni nazionali possono garantire il corretto rispetto dei diritti umani». Che poi sarebbero quegli otto metri cubi a testa ricoperti dal cemento armato, che in Italia sognano come se fosse il paradiso.