Giuseppina Manin, Corriere della Sera 29/1/2009, 29 gennaio 2009
MILANO
Scandaloso, gioioso, giocoso, il primo Mistero Buffo andò in scena a Milano, anno di grazia 1968, Università Statale. Dove Dario Fo irruppe nell’Aula Magna affollata di studenti in eskimo e capelli lunghi, trascinandosi dietro, a colpi di mimica, il mantellaccio suntuoso e la tiara traballante di Bonifacio VIII, pontefice emblematico di una Chiesa violenta, tronfia, detestato da Dante fin da cacciarlo dritto all’Inferno. Quarant’anni dopo, quel Mistero applaudito migliaia di volte in tutto il mondo, rinasce a seconda vita, irriverente e scanzonato più che mai. « Mistero Buffo 2, la vendetta », scherza Dario, che presenterà il suo capolavoro in una nuova versione, riveduta e corretta secondo i tempi, nel luogo e nella circostanza che più gli si addicono: in una piazza, nel cuore del carnevale.
Sabato 14 febbraio, in piazza San Marco a Venezia, Fo, giullare e Nobel, aprirà le celebrazioni carnascialesche quest’anno intitolate «Sensation: 6 sensi x 6 sestieri», con una furibonda quanto spassosa invettiva sull’Italia di oggi e i suoi sconsiderati protagonisti. «Il Carnevale è il tempo della follia, il momento giusto per parlare di un Paese di pazzi – avverte ”. Un Paese di Pantaloni e di Arlecchini. Ma soprattutto di Zanni, maschere disperate, poveri cristi senza lavoro e senza pane. Come i tanti migranti che sbarcano da noi, i nuovi schiavi di oggi. Come gli italiani stessi, ormai senza più prospettive di futuro, pronti a essere inghiottiti da una crisi devastante tra sghignazzi e battutacce di governanti truffaldini ».
Vuol dire che andava meglio quarant’anni fa? Con la tanto vituperata Dc? «Ma non c’è dubbio. Rispetto a Berlusconi e la sua banda Bassotti, Fanfani e Moro erano dei giganti. Sarei pronto a un cambio di figurine persino con Andreotti... Ma la cosa più terribile è che allora sapevi almeno con chi prendertela. Conoscevi i bersagli e sapevi con chi stare. Adesso invece...» Adesso? «Ti senti circondato. Dove sono finiti quelli che la pensano in modo diverso? La sinistra ormai è in coma irreversibile. Staccare la spina sarebbe un atto umanitario. L’unica attività di cui sembra ancora capace è quella di dividersi. All’infinito, come atomi squinternati che sbattono l’uno contro l’altro, che cercano di fagocitarsi a vicenda». Insomma, come direbbe Nanni Moretti, non c’è anima viva che voglia dire qualcosa di sinistra. «Se per caso qualcuno ci prova, subito viene attaccato. E proprio dai "compagni". Vedi D’Alema, che sulle stragi a Gaza ha detto cose sacrosante. Subito bacchettato sulle dita da quelli del suo stesso partito. Zitto, non si critica Israele. Mai, neanche di fronte a cadaveri dei bambini. Il Pd e la parte molle della sinistra non fanno che ripetere in modo sciocco le stesse cose della destra. Come loro non pensano ai problemi della gente ma a tener in piedi il loro apparato. Non hanno il coraggio di tirar fuori idee proprie, proposte chiare».
Eppure, sostiene Fo, per trovare la rotta stavolta non occorrerebbe neanche andare a sinistra. Il modello ora è lì, nella culla del capitalismo. «Se gli Usa hanno eletto uno come Obama è perché si sono resi conto che per far fronte allo sfacelo dell’economia e dell’ecologia serviva qualcuno capace di sterzare senza paura. E difatti a poche ore dall’investitura, Obama ha già messo a segno precise direttive: promozione di energie alternative, apertura al mondo musulmano, salvaguardia dei diritti umani».
Un Obama per tutti. Non ci resta che chiedere l’annessione agli Usa... «Pagherei per vedere arrivare uno come lui. Ma meglio di no. Litigiosi e autodistruttivi come siamo saremmo in grado di affondare anche loro». Certo qui è tutt’altra musica. «Da noi si continua a sostenere petrolio e petrolieri, a proteggere la finanza allegra, a fare squallido cabaret sulla violenza alle donne. Persino il Papa ci si è messo. Pronto a scomunicare tutti. Tranne i vescovi che parlano in latinorum e negano l’Olocausto».
Bonifacio VIII versione 2009 somiglierà a Benedetto XVI? «Beh, qualche tratto affiorerà. Leggero e allusivo come quel venticello spiritoso che una volta gli ha portato via lo zucchetto. Basta un gesto, un accenno a una veste frou frou... Le vanità vaticane, si sa, seguono sempre le mode».
Giuseppina Manin
Aprire il Carnevale con un premio Nobel è «prestigioso » per Venezia. E la scelta di portare in piazza Mistero Buffo va proprio nella direzione imboccata dal Comune: «Un Carnevale di strada». Fin qui piena sintonia. Quanto alla politica, questa è un’altra storia.
Il futuro della sinistra per il primo cittadino del Pd Massimo Cacciari è meno tragico di come lo rappresenta Dario Fo. Certo, non roseo perché «la situazione è assai difficile – chiosa il sindaco-filosofo – però non c’è mai niente di definitivo nella Storia ». Il Partito democratico ha fatto degli errori «scegliendo una funzione di opposizione anziché di costruzione », ma Cacciari è quasi ottimista e spera «di riuscire a recuperare». La via d’uscita «è un programma forte e credibile, insieme alla creazione dei presupposti per il rinnovamento della classe politica ».
Perché, sia chiaro, i lead er sono espressione di una determinata società e cultura, non nascono dal nulla. «Gli Obama – continua Cacciari – sono il prodotto di una situazione politica peculiare, come i Blair o gli Zapatero. Non potrebbe esserci un Putin negli Stati Uniti, così come un Obama in Russia». E in Italia? «C’è il problema di un rinnovamento profondo della sinistra, che coinvolga il sindacato. Il centrosinistra soffre anche delle divisioni sindacali, c’è una crisi profonda di rappresentazione ». E la frammentazione della sinistra (l’ultima in casa del Prc) non è certo di aiuto, ma non desta nemmeno troppa preoccupazione nel sindaco di Venezia: «Sono forze storicamente destinate a svolgere un ruolo residuale. La fase dell’Ulivo e delle sinistre unite è finita per sempre».
Il futuro è nelle mani di Veltroni e colleghi: «Bisogna fare seriamente il Partito democratico – chiude Cacciari ”. Se dovesse fallire, si aprirà una nuova fase».
Francesca Basso