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 2009  gennaio 29 Giovedì calendario

MOSCA – Sembra un segnale positivo che giunge due giorni dopo il colloquio telefonico tra Barack Obama e il presidente russo Dmitrij Medvedev

MOSCA – Sembra un segnale positivo che giunge due giorni dopo il colloquio telefonico tra Barack Obama e il presidente russo Dmitrij Medvedev. Una fonte militare riservata ha detto all’agenzia di stampa Interfax che la Russia avrebbe deciso di non andare avanti con i piani volti a installare nuovi missili a corto raggio in risposta allo scudo americano in Polonia. La notizia non è stata confermata ufficialmente dal Cremlino, ma sembra in linea con il nuovo atteggiamento che i vertici russi sembrano aver adottato nei confronti della amministrazione americana, anche a seguito della crisi economica che ha fortemente indebolito la Russia. E anche il primo ministro Vladimir Putin, che ieri è intervenuto al Forum economico di Davos, ha leggermente cambiato i suoi toni: ha augurato successo alla nuova amministrazione Usa e ha auspicato un futuro di «cooperazione costruttiva ». L’annuncio del possibile schieramento di nuovi missili nell’enclave di Kaliningrad (tra Lituania e Polonia) era stato quasi uno schiaffo a Obama annunciato da Medvedev il giorno dopo la vittoria elettorale del presidente americano. Una minaccia e anche una carta da giocare in una futura partita di poker. Se gli Usa avessero proseguito con il piano di creare uno scudo tra Polonia e Repubblica Ceca, la Russia avrebbe risposto con batterie di Iskander, missili con un raggio fino a 400 chilometri, capaci di portare anche una testata nucleare tattica. Ieri l’annuncio a sorpresa da parte della «fonte militare riservata». Una decisione che sarebbe stata presa a fronte dell’annunciata volontà del presidente americano di ripensare la questione scudo per verificarne l’efficacia contro eventuali attacchi da parte di «stati-canaglia», come l’Iran. Il Cremlino si è affrettato a precisare che comunque non esisteva ancora alcun piano di dispiegamento degli Iskander. Fonti del ministero della Difesa hanno invece smentito ad altre agenzie di stampa la notizia, sostenendo che non avrebbe senso rinunciare alla possibilità di impiegare queste armi in maniera unilaterale, prima ancora di affrontare l’argomento dello scudo missilistico con la controparte. A Davos il premier russo ha affrontato soprattutto le questioni legate alla crisi che ha colpito la Russia in maniera durissima. Putin ha ripetuto le tesi avanzate già altre volte dalle autorità russe sulle «colpe» americane. E ha poi sostenuto la necessità che siano organismi internazionali a governare le questioni economiche mondiali. Ha anche espresso la volontà del suo paese di collaborare con gli altri. Ha poi parlato del problema energetico, sostenendo che produttori e consumatori devono mettersi assieme per garantire prezzi e flussi. Secondo il premier russo, la sicurezza per l’Europa verrebbe anche dai nuovi gasdotti che congiungono direttamente il suo paese ai mercati di consumo «saltando» Ucraina e Bielorussia. Un giudizio assai diverso da quello espresso da vari leader europei che sono invece favorevoli ad altri gasdotti, come il Nabucco, che aggirano proprio la Russia. Fabrizio Dragosei DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA – Pavel Felgenhauer, uno dei più acuti analisti militari russi, collaboratore del periodico Novaya Gazeta, è convinto che l’intera vicenda dei missili Iskander vada vista nelle giuste dimensioni. «I missili di cui stiamo parlando non sono stati dislocati, ma nemmeno ancora costruiti. Il progetto americano di scudo anti-missile è per gli anni 2012-2013 e di conseguenza la Russia per ora non piazza assolutamente nulla». Molti esperti, compreso l’autorevole Istituto di Studi Strategici britannico, sostengono che comunque l’eventuale minaccia russa sia assai relativa. Le forze armate sarebbero poco meno di una tigre di carta. E così tutte le recenti mosse, dai bombardieri che tornano a volare, alle navi che ricompaiono nel Mediterraneo e in America Centrale, agli annunci sui missili, sarebbero pura propaganda. «Diciamo che in questo caso si tratta di messaggi politico- diplomatici scambiati tra i massimi livelli a Mosca e a Washington. Dalla nuova amministrazione Usa arrivano segnali sulla volontà di dialogo e i nostri rispondono con segnali nella stessa direzione». Ma è vero che la Russia in realtà ha scarsa capacità offensiva? «Relativamente, solo relativamente. Le forze armate russe sono ancora in grado di mordere e di ferire. Lo si è visto con la Georgia. Non vanno comunque sottovalutate. Usano armi vecchie, che in buona parte risalgono agli anni Sessanta e Settanta, ma possono ancora uccidere». Diverso però il discorso se si parla di un possibile avversario come gli Stati Uniti. L’efficienza dell’Armata Russa è molto limitata. Felgenhauer ripete un’analisi che ha già fatto in passato: «La Russia ha ancora una grossa quantità di armamenti di epoca sovietica che però continuano a perdere efficienza. Sono solo poche le navi, i carri armati e gli aerei veramente operativi in un dato momento». E le forze nucleari? «Mantenere l’equilibrio è sempre più difficile. Entro il 2020 la maggior parte dell’eredità sovietica sarà desueta, praticamente fuori combattimento. E nel frattempo non riusciamo ancora a produrre nuovi sistemi d’arma. Il vecchio complesso militare-industriale sta esalando gli ultimi respiri; le vecchie filiere tecnologiche sono state irrimediabilmente distrutte, non ci sono più gli specialisti. C’è una crisi tecnica perché gli armamenti sono obsoleti e c’è una crisi umana e morale». F. Dr.