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 2009  gennaio 27 Martedì calendario

DECOLLANO GLI SCAMBI FRA L’INDIA E L’AFRICA


Mentre numerose imprese esportatrici indiane stanno soffrendo per la recessione in Europa e Stati Uniti, alla Escorts, una società specializzata nella produzione di trattori, gli affari non sono mai andati così bene. Non più tardi di un mese fa la casa di Faridabad ha siglato un contratto da 10 milioni di dollari con uno dei suoi clienti esteri. Un risultato reso possibile da una scelta strategica che in questa fase di rallentamento dell’economia mondiale si sta rivelando vincente: la Escorts ha scelto di puntare sull’Africa, un continente che oggi vale il 40% delle sue esportazioni.
In cambio si è trovata tra le mani un mercato che, almeno per il momento, sembra soffrire meno di altri della crisi e per il futuro sembra promettere robusti margini di crescita. «Siamo presenti in 16 Paesi africani – spiega il responsabile per l’export Rajiv Kumar – la concorrenza dei produttori cinesi e dell’usato proveniente dall’Europa è forte, ma siamo fiduciosi. E nel giro di pochi mesi apriremo uno stabilimento in Ghana». Una scommessa simile a quella vinta della Kirloskar Brothers, azienda di Pune specializzata in pompe idrauliche che, spiega il suo vicepresidente LH Dabi, «da 20 anni investe sul mercato africano e oggi ha uffici commerciali a Dakar, Il Cairo e Nairobi e uno stabilimento a Johannesburg».
Dietro il successo africano di queste società non c’è solo il relativo isolamento dei mercati meno sviluppati dalle turbolenze dell’economia mondiale, ma anche una buona dose di volontà politica. «Negli ultimi anni – spiega Sheila Sudhakaran, responsabile dell’Africa desk della Federation of Indian Chambers of Commerce and Industry – abbiamo iniziato a guardare con occhi nuovi all’Africa, un continente verso il quale abbiamo legami storici e culturali, come quelli instauratisi all’epoca della decolonizzazione, ma con cui i rapporti commerciali sono sempre stati modesti».
Per contribuire al rafforzamento dei legami lo scorso aprile New Delhi ha raddoppiato a 5,4 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni le linee di credito offerte ai Paesi africani per incoraggiarli a investire in tecnologia indiana, in particolare in settori fortemente legati allo sviluppo, come la meccanizzazione agricola e le infrastrutture. E pochi giorni fa, in occasione dell’India-Africa partnership summit, il Governo indiano si è dato l’obiettivo di triplicare gli scambi commerciali con l’Africa a 100 miliardi di dollari all’anno entro 2014.
Complesse le ragioni dietro il rinnovato interesse dell’esecutivo di New Delhi. L’11% delle importazioni indiane di petrolio provengono già dall’Africa, in particolare dalla Nigeria. Ma il bisogno crescente di idrocarburi e la volontà di diversificare le fonti di approvvigionamento mettono l’India in diretta concorrenza con la Cina (che ha raggiunto il traguardo dei 100 miliardi di dollari annui di scambi) su altre piazze continentali, come l’Angola. E le riserve di uranio di Niger, Namibia e Sudafrica non sono destinate a passare inosservate, ora che il programma nucleare indiano è stato sdoganato a livello internazionale.
 in questa chiave che il rafforzamento dei legami commerciali e l’apertura di linee di credito privilegiate tramite l’Exim Bank of India sembrano avere finalità non solo commerciali: come quelle di assicurare approvvigionamenti di materie prime, controbilanciare la presenza cinese in Africa e, non ultimo, raccogliere consensi in sede Onu per ottenere un giorno l’allargamento del Consiglio di sicurezza a New Delhi.