Walter Riolfi, Il sole 24 ore 27/1/2009, 27 gennaio 2009
UN IMPERO CHE VALE ALMENO 450 MILIONI
Carlo De Benedetti lascia un piccolo impero che la crisi economica e soprattutto il crollo delle Borse hanno pesantemente ridimensionato. Visto che la famiglia controlla il 45,7% di Cofide, la holding al vertice del gruppo, la quota di pertinenza varrebbe circa 130 milioni, se la si dovesse misurare sulla capitalizzazione di mercato (284 milioni alle quotazioni di ieri). Ma i numeri sono destinati a sabre sensibilmente se si calcola il valore netto delle attività (Nav) contenute in Cir, che è la vera holding industriale del gruppo. E in questo caso la valutazione della quota che fa capo alla fatniglia raggiungerebbe la cifra di 450 milioni circa. Inoltre, bisogna considerare che le holding vantano una posizione finanziaria attiva (+6o milioni in Cir e 30 in Cofide), poiché i debiti sono solo nelle società operative.
Proviamo a fare due conti in base ai dati forniti dagli analisti. Cir controlla il 54,5% de L’Espresso e il 57% di Sogefi. Ai prezzi di Borsa varrebbero (pro quota) 324 milioni, con una minusvalenza rispetto al valore di libro di quasi 150 milioni. E grosso è rappresentato da società non quotate: il 52% di Sorgenia soprattutto, valutabile in un miliardo e il 67,6% di Hss, holding di servizi sanitari (164 milioni); seguono altre società attive nei servizi finanziari, titoli a reddito fisso e liquidità (tra cui i ioo nfflioni che dovrebbero arrivare dal contenzioso con Fininvest) per un totale di oltre 430 milioni. Considerando il tutto e aggiungendo le plusvalenze teoriche, si arriverebbe a un Nav di 2.050 Milioni: ossia 2,59 euro per azione, contro una quotazione di 0,79. Considerando che Cofide possiede il 45,5% di Cir, la quota di De Benedetti sarebbe di circa 42o milioni, cui andrebbero aggiunte altre attività marginali di Cofide (immobili e partecipaziorii finanziarie).
La sola Sorgenia (energia) pesa per il 48,8% del Nav. Le attivita quotate appena per il 16%, di cui 9,8% de L’Espresso, laparte editoriale del gruppo, cui l’Ingegnere è particolarmente affezionato. Con le quotazioni crollate dell’82% dai livelli dell’estate 2004, la società, che potrebbe chiudere un anno difficile come il 2009 con un iìtile superiore ai 2o milioni (come stima un broker importante), è valutata dalla Borsa appena 3 80 milioni. «Facendola a pezzi spiega con cinismo un grande investitore varrebbe almeno cinque volte di più». Vediamo come. La sola rete dei quotidiani locali (Finegil) potrebbe valere 45o milioni. Considerando che Caltagirone acquistò nell’estate 2007 il «Gazzettino», pagandolo 2.300 euro per copia, avrebbe senso, adesso, una valutazione di mille 49 per ciascuna delle 45mila copie vendute quotidianamente da Finegil. E con la stessa logica, il quotidiano «La Repubblica» dovrebbe valere non meno di 6oomilioni di euro.
E poi ci sono le radio: M2O, Radio Deejay e Radio Capital. Ipotizzando un multiplo di 7 volte il margine operativo lordo (le valutazioni erano tra 12 e 15 meno di due anni fa), si otterrebbero altri 260 milioni. Considerando i circa 290 milioni di debiti, ma anche il valore del settimanale (L’Espresso) e di altre attività, tra cui quelle on line, ci si potrebbe avvicinare a una valutazione "prudenziale" di 1,3 miliardi Ovviamente anche Sogefi varrebbe di più, nell’ipotesi di una cessione nei prossimi anni. Infine ci sarebbe la quota (16%) in Management & Capitali che, con la semplice liquidità esistente (pari a o,74 euro per azione), varrebbe 56 milioni. Ma questa è ur~altra cosa, visto che fa capo a Romed, la cassaforte personale dell’Ingegnere.