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 2009  gennaio 27 Martedì calendario

LICENZIARE LA PASIONARIA DI ALITALIA E’ UN DOVERE


Sarà quasi sicuramente eliminata, e forse senza neanche aver avuto la sua prima nomination, solo che non dovrà lasciare la «Casa» del Grande Fratello, bensì la società per cui lavora e a causa della quale ha avuto ben più di quel quarto d’ora di celebrità che secondo Andy Warhol spetta ad ognuno. L’Alitalia è sempre più decisa a licenziare Daniela Martani, la hostess salita qualche mese fa agli onori della cronaca per essersi presentata, con un cappio al collo e il cartello «questa è la vera cordata italiana», ad una tempestosa assemblea dei lavoratori della compagnia aerea, indetta contro la proposta di acquisto presentata da Cai. Le misure disciplinari della Magliana, che saranno prese dopo il 3 febbraio, non saranno una ritorsione contro quel gesto, ma più semplicemente la logica conseguenza delle sue assenze al lavoro. Martani non si è presentata a Fiumicino né giovedì 22 gennaio (visita medica aziendale), né il giorno successivo (doveva partire con il volo Roma-Tokio al quale era stata destinata), così l’azienda le ha dato10 giorni di tempo per giustificare le ragioni del suo forfait. Poi scatteranno le sanzioni. la prassi burocratica, anche se, ad onore del vero, bastava accendere il decoder di Sky per assistere in diretta, istante dopo istante, ad ogni momento della sua giornata.

Il 23 gennaio, proprio mentre si sarebbe dovuta trovare in volo per Tokio, nella casa ricostruita negli studi di Cinecittà secondo i principi della bioarchitettura, tra Daniela e il cuoco montenegrino Ferdi Berissa, 21 anni da Podgorica, era scoccata una scintilla. Una storia durata il tempo di un bacio, o poco più, visto che adesso, come riportano le note giornaliere sul sito ufficiale del GF, tra i due c’è il gelo. «Con me ha chiuso, ha chiuso sul serio! Si farà tutte le nomination con me! Per me deve chiedere scusa! Ha voluto fare la vittima, facendomi passare per cattiva» dice ora l’assistente di volo del suo coinquilino. Il problema però è che tra lei e l’azienda la temperatura è ancora più rigida. Martani, infatti, dopo che la sua foto fece il giro del mondo (fu pubblicata anche dalla stampa estera), partecipò ad «Anno Zero», la trasmissione di Michele Santoro. Faceva premio la notevole telegenia, ma anche le sue opinioni nettissime sulle origini del disastro Alitalia e l’evidente sfiducia sulle capacità risanatrici di Cai. Nelle settimane successive, avvistata da alcuni giornali specializzati in gossip in compagnia di Massimo Giletti, continuò a sparare a zero su Cai e dintorni. A fine dicembre, annunciò con il consueto understatement (dalle colonne del Corriere della Sera) di aver firmato la lettera di assunzione propostale da Cai. «Ho accettato. pur sempre un posto fisso. Ma sto cercando un altro posto». Sul futuro a bordo dei Boeing di Alitalia non si faceva illusioni: «La vita privata sarà azzerata: su 8 permessi mensili, per esempio, solo 2 saranno inamovibili, gli altri saranno a disposizione dell’azienda. Ci hanno tagliato i riposi sui voli a medio e lungo raggio. E lo stipendio sarà più basso del 30%. Ne vale la pena? Non lo so. Ma per adesso non ho scelta. Meglio che andare in cassa integrazione». Non parliamo poi dell’atmosfera. «Non è bello andare al lavoro sapendo che l’azienda ha mandato a casa migliaia di amici e colleghi tuoi, padri e madri di famiglia». Lei al lavoro, infatti, non c’è andata. Nonostante nella stessa intervista avesse smentito con sdegno i boatos che la davano in procinto di approdare al Grande Fratello («non è vero niente, tanto che ho firmato il contratto con la Cai»), il 12 gennaio, mentre Roberto Colaninno e Rocco Sabelli prendevano ufficialmente in mano la cloche di Alitalia, lei imboccava con singolare coincidenza il portone televisivo del GF. Bocciata ad X Factor (si diletta a cantare), l’occasione del più importante reality non poteva perderla. Certo, non si è bruciata i ponti dietro alle spalle. Come ha detto al Corriere, quello di Alitalia è pur sempre un posto fisso, e quindi prima ha chiesto all’azienda di essere messa in aspettativa e poi di essere collocata in cassa integrazione (ipotesi quest’ultima impraticabile anche sotto il profilo legale, visto che la nuova Alitalia è una società sana e ben capitalizzata, quindi non ha diritto ad ammortizzatori sociali). Richieste, manco a dirlo, respinte. Certo lei, se si prende per buono il tanto reclamizzato isolamento delle «Casa», soltanto ieri sera ha saputo dagli autori dell’iniziativa disciplinare avviatale contro da Alitalia e la sua reazione si conoscerà solo quando questo articolo sarà stato già chiuso in tipografia, ma c’è da giurarci che la «Pasionaria» avrà una sua spiegazione per tutto. Difficile però che convinca anche i suoi colleghi, che ora sul web sparano a zero su di lei chiedendo all’azienda di licenziarla. Dura la vita delle icone. Caroline de Bendern, bionda mannequin di origini nobili e passioni rivoluzionarie, il 13 maggio del 1968 fu colta dall’obiettivo di Jean-Pierre Rey mentre sulle spalle di un amico sfilava vicino al giardino del Luxembourg con una bandiera vietnamita in mano. Quello scatto la trasformò nella Marianna del maggio francese. Anche all’epoca la foto fece il giro del mondo, ma gli stilisti non gradirono e il nonno aristocratico la diseredò. Visto il precedente forse è il caso di citare il vecchio Marx: «La storia si ripete sempre due volte prima come tragedia poi come farsa».