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 2009  gennaio 29 Giovedì calendario

E donna Luisa ancora giovane e bella si concesse al principe. Storia di sesso, soldi, potere. «Io non so se Carlo e Margherita sono figli di mio padre

E donna Luisa ancora giovane e bella si concesse al principe. Storia di sesso, soldi, potere. «Io non so se Carlo e Margherita sono figli di mio padre. Non lo so poche neanche papà lo sapeva. Non ha mai voluto fare il test del Dna per motivi che aveva in testa solo lui. Io so solo che ha avuto tutto il tempo sia per il Dna sia per cambiare il testamento, ma non l’ha fatto». Questo racconterebbe agli amici e ai parenti più cari Jacaranda Caracciolo Falck, perché questo spezzone di dialogo non appartiene a una telenovela ma a una dynasty vera, che tocca punti nevralgici dell’editoria e della finanza non solo italiana. E di cui Novella è in grado di ricostruire retroscena a tratti sconcertanti e finanche boccacceschi. Principe anche con Ségolène Il padre in questione è Carlo Caracciolo, principe di Castagneto, duca di Melito, Cavaliere del Lavoro e cognato di Gianni Agnelli che aveva sposato sua sorella Marella. Ex partigiano, bello, alto, gaudente, aveva fondato il Gruppo l’Espresso e ne era stato presidente. E’ morto a Roma il 15 dicembre scorso, a 83 anni, lasciando un patrimonio stimato per difetto in 100 milioni di euro, con due gioielli come l’11,7 del gruppo editoriale Espresso-Repubblica e il 33% del quotidiano francese Libération. Il principe amava le donne, riamato. Per dirla col commosso ricordo affidato al Sole 24 Ore dall’amico magnate delle cliniche Giuseppe Ciarrapico, «ha esercitato fino all’ultimo non esitando a servirsi dei moderni ritrovati della farmacologia. L’ultima volta che lo hanno ricoverato da me, al Quisisana, i medici mi dissero: "Questo ha un infarto da Viagra. Cerchi di farsi dire quanto ne ha preso". Mi chinai su di lui che era intubato e gli dissi: "Carlo, fammi segno con la mano, quante pastiglie hai preso?”. Le sue dita si sollevarono lentamente. "Tu sei pazzo", gli sussurrai». Ma anche: «Ultimamente aveva preso una paurosa sbandata per Ségolène Royal. Sono certo che abbia comprato Libération solo per fare colpo su di lei». E meno male che si trattava della leader socialista e non della ministra Rachida Dati, quella dalla «vita sentimentale complicata» che ha appena dato alla luce un figlio di padre ignoto. Figli e figliastri Insomma, il principe amava le donne e tuttavia l’unica figlia, Jacaranda, l’aveva adottata nel 1996. La ragazza aveva allora 24 anni e andava in sposa al principe Fabio Borghese. Schiva e bellissima, portava in dote un cognome già impegnativo: quello di Giorgio Falck, il re dell’acciaio, ed era la secondogenita sua e della prima moglie Anna Cataldi. Oggi Jacaranda ha 36 anni, fa la giornalista e la mamma, ed è l’erede universale di quel patrimonio Caracciolo da cento milioni o giù di lì insidiato da due figli presunti assurti alle cronache neanche un mese dopo la morte del principe. Trattasi di due Revelli: Carlo, nato nel 1969, e Margherita, nel 1971. Neanche loro sono poveri. Lei ha sposato un Fabiano della dinastia di costruttori romani Rebecchini. Lui ha fondato in Francia Agoravox, un sito di informazione. I due affermano di essere nati dall’adulterio della madre Maria Luisa Bernardini con Caracciolo e aspirano al riconoscimento della paternità e quindi alla loro fetta di eredità. Legal thriller A creare suspense, c’è la caccia al Dna del principe, che è stato cremato. E in questo romanzo ci sono altri principi, questa volta del foro e ci sono i giudici, quelli del tribunale di Roma, che dovranno decidere prima sulla richiesta di disconoscimento di papa Carlo Revelli senior e poi sull’eventuale paternità di Carlo Caracciolo. Poi ci sono i giornali che ci sguazzano. Come Milano Finanza, che per primo ha pubblicato il testamento. E ci sono i testimoni dai cognomi importanti: Agnelli, Rattazzi, De Benedetti, Scalfari, ma anche uno stuolo di servitori e maggiordomi. Il Corriere della Sera ha tracciato una prima geografia all’interno della famiglia. Susanna Agnelli è realista: «Se loro lo sono, i figli, gli auguro grande fortuna». Mentre si dice che alcuni figli di Suni si sarebbero dissociati esprimendo solidarietà a Jacaranda. Il fratello del principe, Nicola Caracciolo, è possibilista: «Carlo era malato da anni, aveva avuto due infarti, due tumori e una serie di interventi chirurgici, ma ne era sempre venuto fuori e forse anche stavolta non si aspettava di finire così bruscamente, pensava che avrebbe trovato lui la soluzione che metteva tutti d’accordo». Ma soprattutto è pesante per Jacaranda la testimonianza della figlia di Nicola, Marella, che al Corriere ha raccontato: «A una riunione di famiglia, a Roma nel giugno 2008, lo zio ci ha presentato Carlo e Margherita dicendo che erano suoi figli». Ma Jacaranda è ferma nello smentire 1’episodio: «E’ l’unica che lo dice, mi dispiace che dei parenti che erano stati esclusi in vita da Carlo prendano queste posizioni». ”Esclusi" da cosa, è facile a dirsi: esclusi dal testamento, dove Marella non è citata, lei che per anni si era ritenuta la nipote prediletta. La versione dei Revelli Le due liste di testimoni sono state uno dei piatti forti dell’udienza del 15 gennaio al tribunale di Roma. Le prove sarebbero, a detta dei Revelli, inoppugnabili: c’è la testimonianza della madre, ci sarebbe il loro Dna, differente da quello degli altri tre fratelli Revelli, ci sarebbe il medico che garantisce l’impotenza del padre, per quanto un’operazione di cistectomia radicale risalga solo al 1978, quando Carlo e Margherita erano belli che nati. E ci sarebbe una lettera in cui il principe li riconoscerebbe. Lettera, pare, scritta a macchina, con firma e data (sembra del 14 ottobre 2008) che i legali di Jacaranda hanno contestato. Ma è sul disconoscimento della paternità che la battaglia legale è più aspra. Per legge può avvenire entro dodici mesi da quando il figlio scopre che il padre non è il padre. Ma quando e come Carlo e Margherita avrebbero saputo? Si gioca tutta qui la contesa. I due sostengono di averlo appreso dalla madre il 14 ottobre 2007. Particolare importantissimo, visto che la causa per il disconoscimento è stata avviata nell’ottobre 2008, dunque entro i termini. La rivelazione sarebbe avvenuta sul letto di dolore dove Margherita lottava per difendere la quarta gravidanza, e la madre, ormai vedova dal 2002, balbettante e seria avrebbe confessato affinché il bebè sapesse chi era il vero nonno. E quando Carlo jr scrive al Corriere per raccontare la sua verità accende il dibattito. Renato Farina su Libero si domanda: «I soldi valgono così tanto da sputtanare un padre, anzi due?». La versione di Jacaranda Diversa la versione dell’unica figlia fin qui certa. Che nell’esposto al pubblico ministero di Roma Francesca Loi sostiene che i due sapessero almeno dal 2006. E su questo punto produce 15 testimoni blasonati e no. A Jacaranda suo padre avrebbe parlato del giovane Revelli già all’inizio del 2006, quando il ragazzo, dopo avergli chiesto un paio di incontri per motivi di lavoro, gli aveva anche chiesto se fosse suo figlio. Circolano versioni da salotto, su quel momento topico. «Perché lo domandi a me e non a tua madre?», avrebbe chiesto il principe. «Perché non me l’ha detto mamma, ma un medium». E quando si fa avanti anche la sorella, lo stupito principe le avrebbe domandato: «Anche a te l’ha detto un medium?». «No, io ho visto tutto in sogno». E Carlo jr chiese quattro milioni Di certo il primo contatto è del gennaio 2006: Carlo Revelli, che vive in Francia, scrive a Caracciolo chiedendogli di finanziare il suo sito Agoravox, richiesta che nel tempo si quantificherà in quattro milioni di euro e che il principe vaglia, ma non accorda. Sembra che all’inizio l’uomo prenda in simpatia quel ragazzo alto e allampanato che fisicamente tanto gli somiglia e che come lui ha la passione dell’editoria, anche se Caracciolo inorridisce di fronte alla pretesa di fare informazione senza giornalisti. E con disincantato cinismo accoglierebbe la rivelazione di essere padre suo e di Margherita. Quando telefona a Maria Luisa Bernardini per chiederle lumi e lei ribadisce la versione, non si scompone. A Jacaranda e agli amici dirà che con quella donna aveva avuto una frequentazione, ma che lei aveva sostenuto di essere sterile poiché aveva l’utero retroverso. Malanno che tra l’altro non rende sterile affatto, ma evidentemente il principe non era un barone della ginecologia. Donna Maria Luisa, una bellezza Fin qui la madre vedova e libertina è stata zitta. Ma parla per lei la memoria depositata in Tribunale per l’udienza dell’11 dicembre scorso alla quale Novella ha avuto accesso in esclusiva. Donna Maria Luisa sostiene che dalla metà degli anni ’60 «il marito non aveva potuto avere rapporti sessuali». Continua: «La sottoscritta ha vissuto interiormente con grande dignità questo trauma, soprattutto quando ha conferma che il marito era stato colpito da vera e propria impotenza sessuale». Donna Maria Luisa «ancora giovane e molto bella» (testuale, se lo dice da sola) decide di non separarsi e da sola si assolve spiegando che «in via del tutto comprensibile» aveva intrapreso un legame con Carlo Caracciolo a partire dal 16 marzo 1965 in occasione di un incontro presso l’abitazione di amici comuni. Il marito, spiega, concederà la paternità ai due figli illegittimi per buona quiete familiare. I panni sporchi sono ormai lenzuolate che sventolano in Tribunale. La famiglia si allarga. O no? Stando a quanto si sostiene nell’entourage di Jacaranda, quando i ragazzi chiedono l’adozione, il principe temporeggia, si consulta con l’avvocato Vittorio Ripa di Meana, morto poi a fine dicembre. Nel maggio 2008 la salute traballante di Carlo Caracciolo ha un altro tracollo. E’ a cena dallo chef Gianfranco Vissani quando si sente male. Jacaranda lo porta al Fatebenefratelli. Lì le dicono che ha un’ora di vita. Invece fa venti giorni di rianimazione e si salva. Quattro giorni dopo quella terribile notte, il principe è intubato alla clinica Quisisana quando avviene il primo incontro dei Revelli con Jacaranda. Lei ha ancora addosso la tuta con la quale dormiva quando Vissani la tiro giù dal letto. Stando ai racconti, all’interfono sente due voci che urlano che dentro c’è il padre. I medici li lasciano fuori. II primo impatto tra i tre presunti fratelli è insomma a suo modo memorabile. E tuttavia i rapporti proseguono. Il principe si riprende e riprende anche a frequentare i Revelli. E anche Margherita si farebbe avanti con una richiesta di finanziamento per una sua attività. Il principe nicchia, li osserva, aspetta. Dubiterebbe soprattutto della paternità di Margherita. Non li adotta, non fa la prova del Dna, non li inserisce nel testamento, sul quale pure interviene poche settimane prima di morire, anticipandone le disposizioni e destinando una parte della tenuta di Garavicchio, vicino Capalbio, a Guido, Caterina e Uberto Pasolini, i figli che la moglie Violante Visconti di Modrone, mancata nel 2002, aveva avuto in prime nozze. Quando un settimanale rosa pubblica l’indiscrezione sui due presunti figli naturali, il principe forse si inalbera, di sicuro arretra. I figli naturali per legge non si possono adottare, quindi, dice, l’adozione non si farà. Gli ultimi giorni Si arriva all’ottobre 2008, i due fanno causa per disconoscere la paternità di Carlo Revelli e chiedere quella di Caracciolo. Al vaglio, la questione dei tempi. Per l’inizio di aprile i Revelli e Jacaranda Caracciolo Falck presenteranno delle memorie e poi ci sarà la sentenza. Se mai si arriverà alla causa di riconoscimento, il nodo sarà trovare la prova suprema: il Dna, ma il corpo di Caracciolo è stato cremato tre giorni dopo la morte. Circostanza che i Revelli considerano troppo rapida e dunque sospetta e che il principe non aveva disposto nel testamento. Ma in mano a Jacaranda ci sono tre affidavit firmati da Corrado Passera, l’ad di Intesa Sanpaolo e vecchio amico di Caracciolo, da Marco Benedetto, per una vita amministratore delegato dell’Espresso, e dall’avvocato Vittorio Ripa di Meana, che attestano la volontà del principe di essere cremato. Non abbastanza per risparmiare all’erede un’epica scenata. La scena madre Siamo al 19 dicembre scorso, giorno della deposizione delle ceneri nella cappella di famiglia della tenuta di Garavicchio, in Toscana. Visi contratti, lacrime. Una tomba aperta. Tra tanto dolore piombano i due Revelli, furiosi per la cremazione. Che alla sorellastra indirizzano parole gentili, tipo "macellaia". Dopodiché, i due aspiranti orfani ottengono la conservazione (ma non, come richiesto, il sequestro) dei reperti biologici del principe trovati in clinica. Che però potranno essere analizzati solo se si arriverà alla causa di riconoscimento. Family story Non erano andati meglio altri incontri tra i tre contendenti. C’era stato il momento in cui il padre, operato a Parigi, era solo, sulla sedia a rotelle in hotel. Jacaranda chiama Carlo Revelli e gli chiede di andare a trovarlo. Ma scopre che il presunto fratello ne aveva ancora approfittato per parlare di affari e finanziamenti. Pare non l’abbia presa benissimo. E tuttavia tace. Come tace quando al capezzale del papà, negli ultimi giorni, si affollano anche i due Revelli che gettano braccia al collo ai non ancora parenti palesandosi come figli del principe. Il sei novembre scorso, Carlo Caracciolo entra in clinica per l’ultima volta. II dieci è in coma, ma l’11 al capezzale c’è solo Jacaranda perché i due Revelli sono in Tribunale per la prima udienza della causa di disconoscimento. E oggi i due, a chi li accusa di aver portato Caracciolo in tribunale post mortem, ribattono che la notifica era del 30 novembre. Quando l’uomo era in fin di vita già da una settimana. Cento milioni cento Ciò che stupisce è che il principe, pur credendo alla possibilità di essere padre almeno di Carlo, non gli abbia lasciato neanche uno spillo nel testamento. La Stampa riporta le parole di Jacaranda: «Papà, in quanto vedovo, aveva il 50 per cento di eredità disponibile che poteva scegliere di destinare a chiunque e invece ha assegnato praticamente tutto a me». Lo dice a ribadire la chiara volontà del padre di non riconoscere nessuno. Ma pare che la prima a stupirsi sia stata davvero lei. Dotata di spirito, racconterebbe che era anzi convinta che il padre avrebbe usato quel 50 per cento per le ultime fidanzate. Aspettando i colpi di scena La battaglia dunque si prevede lunga. E questo, sempre che non spuntino altri figli naturali. Della loro esistenza si sussurra da tempo, sebbene nessuno possa confermarla. Si parla di un figlio giornalista (a Repubblica) di cui il principe avrebbe saputo da poco, e addirittura di un’altra misteriosa donna che vivrebbe in Svizzera. Il solito Ciarrapico, alla domanda, «come finirà la guerra per l’eredità?», risponde: «Si metteranno d’accordo perché sono in troppi pretendenti. E ne verranno fuori altri, perché Carlo è stato con le più belle donne del mondo».