Ansa.it 27/1/2009, 27 gennaio 2009
Italia sempre meno popolo di inventori. Se i nuovi brevetti delle aziende italiane aumentano ad un tasso superiore ad alcuni Paesi europei, il Belpaese è ben lontano dai numeri di Usa, Germania e Giappone e si piazza al quartultimo posto tra i Paesi del G9 percentuale di domande di brevetto in Europa
Italia sempre meno popolo di inventori. Se i nuovi brevetti delle aziende italiane aumentano ad un tasso superiore ad alcuni Paesi europei, il Belpaese è ben lontano dai numeri di Usa, Germania e Giappone e si piazza al quartultimo posto tra i Paesi del G9 percentuale di domande di brevetto in Europa. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Unioncamere sui brevetti e marchi, presentato a Roma, sulla base di dati pubblicati dall’organismo di registrazione dei brevetti europeo (Epo). Le domande di brevetto italiane pubblicate dall’Epo tra il 1999 e il 2006 sono state 27.616 (su un totale di 846.955), con una crescita media annua del +4,9%: "Il trend favorevole, superiore a quello di Francia, Germania e Regno Unito, non consente però all’Italia - precisa l’Osservatorio - di colmare il gap strutturale rispetto agli altri Paesi più industrializzati del pianeta". Se si considera ad esempio la brevettazione per milione di abitanti nei Paesi del G9, l’Italia si colloca al sesto posto, con 67,97 brevetti per milione di abitanti contro i 261,06 della capolista Germania. Tra le aziende italiane spiccano St Microelectronics, Centro Ricerche Fiat, G.D. Spa, Pirelli, Pneumatici, Pirelli Cavi e Sistemi, Telecom Italia, Fiat Auto, Ausimont, Sigma Tau, Danieli &C., che nel periodo 1999-2006 hanno depositato il maggior numero di brevetti europei (l’11,4% del totale depositato all’Epo). Per quanto riguarda i marchi, tra il 1999 e il 2006 le imprese italiane hanno depositato 34.073 domande di marchio comunitario presso l’Ufficio Armonizzazione mercato interno (Uami), pari all’8,2% del totale delle domande (403.206, la maggior parte delle quali, il 68,1%, si deve ai paesi del G9).