Lorenzo Morelli, ItaliaOggi 26/1/2009, 26 gennaio 2009
IL TALENTO DI UN AVVOCATO NON HA SESSO
Avvocato civilista-matrimonialista, membro del Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria, giornalista, scrittrice. Annamaria Bernardini de Pace è una professionista del diritto impegnata su più fronti. Nata a Perugia per caso, è cresciuta a pane e codice civile: la giurisprudenza è infatti una tradizione di famiglia, visto che da papa e mamma fino agli zii e ai nonni, tutti hanno percorso la carriera giuridica in veste di avvocato, giudice, magistrato e notaio. Iscritta all’albo degli avvocati nel 1981, e Cassazionista dal 1997, ha iniziato la professione dividendosi tra il mestiere di mamma e il lavoro nello studio del padre, ma nel 1989, quando le due piccole erano ormai grandi, ha deciso di aprire la sua attività che quest’anno festeggia 20 anni. «Mi dà soddisfazione essere arrivata fin qui, anche se vuol dire che è passato molto tempo», scherza Bernardini de Pace, «la verità è che sono i clienti a determinare il successo di un avvocato. Io credo che le persone mi scelgano per il servizio e la competenza che trovano in me e nei miei collaboratori». Lo studio conta su 20 professionisti con una netta prevalenza di donne, ma l’avvocato ci tiene a sottolineare che è un caso. «Io scelgo le persone solo in base al merito, chi ha talento cresce con me, anche perché io ho una metodologia di lavoro fissa, il cliente è sempre seguito da tre avvocati: oltre a me c’è un senior e un giovane. Nessuno è escluso, tutti siamo coinvolti». Il ruolo dell’avvocato, soprattutto quando si tratta di diritto di famiglia, ha il delicato compito di mediare tra la sfera giuridica e quella emotiva. «Ho fatto anche studi di psicologia perché è fondamentale imparare a governare il dolore. Ma credo che anche il buon senso sia una componente fondamentale per gestire le situazioni». Infatti, tra i numerosi casi che ha curato alcuni hanno richiesto più intelligenza che conoscenza. «Una volta marito e moglie si erano appena separati e, raggiunto l’accordo sul denaro e sugli immobili, dovevano dividersi i beni e gli oggetti della casa. Quindi sono andata per garantire la regolare procedura e, quando sono arrivata, li ho trovati armati di bilancino, lente d’ingrandimento e un enorme catalogo. La lente doveva evidenziare marchi e firme, la bilancia pesare gli argenti e il librone era la lista di nozze. Dopo ore di trattative e misurazioni eravamo giunti davanti al corredo. Divise tovaglie, lenzuola e fazzoletti rimanevano gli strofinacci, in numero dispari. Ne ho afferrato uno, l’ho tagliato in due e ne ho consegnato un pezzo a ciascuno». Con quel gesto salomonico ha chiuso la giornata. A volte, oltre al senso pratico, serve anche un pizzico di malizia. Come è accaduto in un’altra situazione dove una coppia sui 40 anni aveva deciso di dividersi. «In questo caso, come da prassi, ho chiesto alla mia cliente quali erano le cause della separazione. Dopo avermi raccontato in generale la loro storia è arrivato il vero motivo: mancanza d’attrazione fisica, calo della libido. A quel punto, prima di iniziare una causa in tribunale che è sempre un viaggio difficile e doloroso, mi sono sentita di consigliare di fare un ultimo tentativo e magari provare a riaccendere la fiamma con qualche trucco, ad esempio un bel negozio di intimo. Dopo un mese la signora è tornata per ringraziarmi, la passione era tornata a bruciare. Forse ho perso un cliente, ma ho perseguito il mio obiettivo». Poi ci sono delle volte in cui proprio non si può andare contro l’amore e la passione. «Una signora si voleva separare dal marito perché si era invaghita di un uomo più giovane. Certo, può capitare, peccato che la signora in questione avesse 68 anni e il nuovo fidanzato 64», sorride. Appassionata di arte, la parete dietro alla sua poltrona in ufficio è impreziosita da un affresco alto fino al soffitto, ama molto anche la pubblicità. «Gli spot televisivi possono essere una forma d’arte moderna. Penso che riuscire a condensare in 30 secondi una storia in grado di trasmettere un’emozione possa essere considerata un’espressione artistica visiva. Dal 1987 sono membro del Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria ed è un onore e ma anche una grande resposabilità giudicare gli spot che in parte rappresentano l’espressione culturale di un paese. Il nostro è un compito delicato che ci chiama a tracciare il limite tra morale e immorale, etico non etico, offensivo e non offensivo. Da quando ho iniziato ho scritto più di 150 sentenze».
Oltre ai numerosi articoli che da anni produce per le principali testate nazionali, l’avvocato si dedica alla scrittura e ha portato a compimento sette libri sul tema del matrimonio (Separiamoci insieme, Cuore contro cuore, Le ragioni degli affetti, Legati da un soffio, Calci nel cuore, Mamma non m’ama, Figli condivisi). Tra i personaggi che stima, uno su tutti, Cesare Beccaria per la sua modernità e concretezza: «con la sua opera Dei Delitti e delle Pene ha segnato un passo fondamentale nella distinzione tra reati e peccati e soprattutto ha posto una pietra miliare nella lotta contro la pena di morte. Amo molto scrivere e leggere i grandi classici, è un modo per conoscere la vita e soprattutto i buoni libri hanno una grande fortuna, non invecchiano mai. Come le donne belle, del resto».