Cristiana Lodi, il Giornale 24/1/2009, 24 gennaio 2009
UN PAPA’ SU DIECI CRESCE UN FIGLIO D’ALTRI 500 CAUSE DI RICONOSCIMENTO L’ANNO
Corna illustri e un esercito di ”adulterini blasonati” che una volta diventati giovanotti chiedono di essere riconosciuti da papà. Ad accomunare i tanti figli illegittimi d’Italia è il giuramento pronunciato da tutti: «I soldi non c’entrano, l’eredità nemmeno. Questione di radici, conoscere la provenienza è il solo movente della nostra richiesta». Quale? Il riconoscimento della paternità che fa rima con eredità. Per arrivarci, il mezzo semplicissimo veloce infallibile e disponibile anche nel web, si chiama: comparazione del Dna. Una scommessa alla quale non conviene sottrarsi, perché se il potenziale padre rifiuta di consegnare ”alla macchina della verità” il proprio codice genetico, il giudice comunque procede e sentenzia: «Tu che ti astieni dalla provetta sei per legge il padre». Conviene sfidare la sorte e non il codice, anche se il più delle volte è sufficiente portarsi uno specchio, guardare l’aspirante erede e ammettere : «Non c’è dubbio, con quella faccia lì può essere soltanto ”roba” mia...».
Gli uomini illustri (o magari spiantati) con fama di ”tornado del lenzuolo” e una dichiarata avversione della paternità ci sono sempre stati, ma oggi sono in aumento. Lo racconta una documenta inchiesta di Panorama in edicola da ieri e lo spiega Bruno Dallapiccola, genetista della Sapienza e direttore dell’Istituto Mendel. Il professore dedica al tema dei cosiddetti ”padri segreti” o ”presunti” un capitolo della seconda edizione di ”Genetica Medica essenziale”, libro edito da Minotauro.
«Quasi un bambino su dieci non è figlio dell’uomo che lo ha cresciuto», afferma il genetista scrittore. Una conferma indiretta arriva dalle 447 domande presentate nel 2007 ai Tribunali per i minorenni italiani, affinché un giudice obblighi i padri (e qualche volta anche le madri) a riconoscere i loro figli dimenticati o non voluti.
Certo, all’onore delle cronache sono i passati i casi Caracciolo-Revelli, poi quello che di cognome fa Sgarbi e di nome Vittorio: sei figli all’attivo fra riconosciuti e aspiranti. Il primo cittadino di Salemi è sempre stato incurante del monito dei suoi avvocati: «Signor sindaco prenda precauzioni se proprio non vuole figli! Una volta venuti al mondo vanno riconosciuti, mantenuti e inseriti nell’asse ereditario». Ma lui niente, tira dritto, si giustifica e provoca anche: «Non voglio fare il padre, loro lo sanno tutte ma non mollano. Insistono a usarmi come banca del seme. Sbagliano, perché il mantenimento viene calcolato in base al reddito e il mio è basso».
A oggi i figli riconosciuti da Vittorio Sgarbi sono Carlo Brenner di 23 anni e Evelina Hary che ne ha undici, stessa identica età di Alba Kozeta: in cerca di riconoscimento e desiderosa di chiamarsi Sgarbi. Il critico d’arte, ma anche il cantante Vasco Rossi e il calciatore Diego Armando Maradona sono stati costretti ad ”accollarsi” la prole disseminata e già cresciuta. Ma nella lista dei ”convocati” per il riconoscimento dei figli naturali ci sono anche tanti cittadini qualunque. Una stima inevitabilmente approssimativa per via della riservatezza dei richiedenti, dice che nel 2008 in circa 9.000 si sono sottoposti al test del Dna.
Il 12% sono uomini che hanno avuto relazioni con donne extracomunitarie interessate a ottenere il ricongiungimento familiare in assenza di documenti. I procedimenti per il riconoscimento di figli naturali sono dunque molto più diffusi di quelli raccontati dai giornali. Negli anni Novanta fece clamore l’allora ministro dell’Ambiente Carlo Ripa di Meana: nonostante la tempestosa e irascibile moglie Marina, il gentiluomo andò alla ricerca di una figlia segreta. Era nata 27 anni prima da una fugace relazione con una signora dell’alta borghesia milanese. Padre e figlia s’incontrarono in corso Como. Finito il pranzo il signor ministro dichiarò: «Vorrei che venisse a vivere con me». Lei però gli aveva già risposto prima: «No, grazie». Non ci fu riconoscimento, lei si tenne il cognome dell’uomo che l’aveva cresciuta e non lo disconobbe. Carlo Ripa di Meana a quel punto fece scrivere sui giornali: «Il riconoscimento? C’è stato: è un riconoscimento affettivo». E addio eredità. La storia fece discutere e somiglia poco alla dinasty italiana che dal Natale scorso attraversa l’impero Caracciolo. Con la morte del ”sovrano Carlo”, il 15 dicembre, Carlo e Margherita Ravelli hanno attivato le pratiche di riconoscimento della presunta paternità; dall’altra parte c’è Jacaranda Falk la figlia naturale adottata nel 1996 dall’editore defunto.
Nell’elenco delle richieste di riconoscimento depositate in Tribunale c’è in testa Milano con 60 cause nel solo 2007, segue Venezia (41), Napoli (37) e Bologna (34). Commenta il professore genetista: «Le mille occasioni di incontro, il fatto che molto spesso i componenti di una coppia si trovino a lavorare in città diverse e la facilità nei rapporti sociali giocano a favore del fenomeno. Così se in alcune regioni l’incidenza di figli con con padre segreto è pari al 5%, in altre come Lombardia e Lazio tocca il 10% e più».